L’auto diventa roba da ricchi

In Italia l’auto nuova è diventata “roba da ricchi”. Le vendite dei modelli premium non sentono la crisi, in altre parole il mercato delle auto più lussuose vale ormai il 40% delle vendite. Su questo e su altri temi critici si confronteranno i massimi esponenti del settore il 24 ottobre prossimo a Roma per la 14ª edizione de “La Capitale Automobile”.

auto lusso

Abbiamo varcato le soglie del terzo millennio eppure l’Italia sta procedendo a passo di gambero: il tasso d’inflazione è lo stesso del 1959, gli investimenti in edilizia ricordano quelli del 1967 e anche la domanda di auto sembra ritornare a quegli anni, quando l’automobile era appannaggio dei benestanti.

Il numero di immatricolazioni annuali rispecchia quello del 1979 così come la domanda di auto di massa, quasi che fosse di nuovo un prodotto per gente che sta bene.

Gran parte della caduta del mercato auto degli ultimi anni è stato determinato dal dimezzamento in valore delle vendite dei prodotti di massa, mentre quelli premium hanno perso “appena” un quinto del business. È quanto emerge da un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility (che misura dal 2006 il mercato auto in termini di valore, partendo dalle immatricolazioni) che sarà presentata il prossimo 24 ottobre a Roma durante la 14ª edizione de “La Capitale Automobile” (uno dei più importanti momenti di confronto tra i vertici delle Case automobilistiche, dei concessionari, delle associazioni di settore e delle aziende del comparto che ruotano intorno all’auto).

Secondo l’analisi di Fleet&Mobility, tra il 2007 e il 2013 sono andati in fumo circa 22,6 miliardi di euro a causa della lunga contrazione delle vendite, ma di questi solo meno di 3 mld sono relativi a modelli premium, mentre 20 mld riguardano i prodotti cosiddetti “generalisti”. In altre parole, il mercato delle auto più lussuose vale ormai il 40% delle vendite.

La crisi non ha spinto gli italiani verso auto ‘value for money’, ossia quelli che a fronte di una buona qualità (spesso ottima) chiedono un prezzo che oscilla dal ragionevole al molto conveniente, come accade in altri settori – ha commentato Pier Luigi del Viscovo, direttore del Centro Studi Fleet&Mobility – Inoltre le fasce medio-basse della popolazione stanno sopportando il peso maggiore della crisi: chi nel decennio scorso poteva acquistare un’auto oggi deve rimandare anche perché le banche concedono i finanziamenti col contagocce. L’auto nuova è un prodotto riservato a chi sta bene, in quattro casi su dieci”.

I prodotti premium, che offrono una qualità decisamente eccellente, ma soprattutto un look accattivante, di tendenza – continua del Viscovo – hanno invece mantenuto meglio la franchise di clientela. Anzi, incrociando i valori di spesa per auto premium con le relative immatricolazioni, si scopre che queste dal 2007 sono calate appena del 3,8% (quelle di massa del 56%), mentre il valore medio a listino di queste vetture è diminuito del 17%: segno che gli italiani hanno scelto macchine premium anche quando acquistavano un’utilitaria. Insomma, a un po’ di lusso non si rinuncia. Questo atteggiamento non è stato riscontrato in altri comparti dei consumi (ad esempio, quando l’entrata dell’euro alzò i prezzi della ristorazione, gli italiani abbandonarono i ristoranti in favore delle pizzerie), a significare che nell’acquisto di auto giocano delle logiche particolari”.

Le vendite di marche premium (Audi, BMW, Mini, Mercedes, Smart, Lexus, Jeep, Jaguar, Land Rover, Abarth, Aston Martin, Bentley, Cadillac, Hummer, Lamborghini, Infiniti, Lotus, Maserati, Porsche, Rolls Royce, Saab, Tesla, Volvo, Martin Motors, McLaren e Ferrari), infatti, a cui vanno aggiunti alcuni modelli premium di marchi generalisti (Fiat 500, Opel Adam, Nissan Juke e Lancia Y), sono scese da 14.067 milioni di euro nel 2007 a 11.233 mln, con una flessione del 20%, mentre tutto il resto del mercato è crollato del 56%, passando dai 37.000 milioni di euro di vendite del 2007 ai 17.248 mln del 2013.

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