Mobilità in Italia: diminuiscono gli spostamenti e l’auto privata è il mezzo preferito

Il 14° Rapporto Isfort sulla Mobilità in Italia, mostra un Paese che si sposta sempre di meno e che utilizza poco i mezzi pubblici, peraltro ancora troppo vecchi.

traffico Italia

Diminuiscono gli spostamenti, ma si continua a preferire l’automobile e si è insoddisfatti dei mezzi pubblici.
A dare questo quadro sulla mobilità è il 14° Rapporto sulla Mobilità in Italia, realizzato da Isfort con l’apporto di Asstra (Associazione datoriale, nazionale, delle aziende di trasporto pubblico locale, sia di proprietà degli enti locali che private) e Anav (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori).

Il Rapporto mette in evidenza, da una parte le dinamiche della domanda, cioè gli stili e i comportamenti degli italiani riguardo alla mobilità; mentre, dall’altra, prende in considerazione il trasporto pubblico locale, il monitoraggio della mobilità privata e la sharing mobility.

Secondo i dati dell’Osservatorio Audimob, la domanda di mobilità nel Paese si è ridotta negli ultimi 15 anni, soprattutto dall’inizio della crisi: ad esempio si rilevano un quinto degli spostamenti in meno dal 2008 al 2016. Il tasso di mobilità, invece, misura la quota di popolazione “in movimento”, ovvero che ha effettuato almeno uno spostamento in un giorno. Questo indicatore, a differenza del precedente, mostra una tendenza alla crescita dal 2012. Si può affermare, quindi che gli italiani effettuano meno spostamenti e si riducono le distanze percorse, ma allo stesso tempo la domanda si distribuisce maggiormente tra la popolazione.

Secondo i dati, gli italiani dedicherebbero agli spostamenti un totale di 40 milioni di ore in un giorno feriale, di cui il 63% in auto o moto, mentre poco più del 20% sui mezzi pubblici e il restante 15% a piedi o in bici.
Un dato che il Rapporto sottolinea è la lunghezza degli spostamenti e le motivazioni legate ad essi. Infatti, non solo nell’ultimo triennio si è ridotta la lunghezza dei spostamenti, i quali possono essere effettuati anche a piedi o in bicicletta, ma la mobilità a corto raggio sta prendendo il sopravvento e riguarda circa il 70% della domanda. Le motivazioni di questi spostamenti non sono più solamente lavoro e studio, ma il 40% riguarda la gestione del tempo libero e della famiglia, ciò significa che sono spostamenti occasionali.
spostamenti italiani
A dar risposta alla domanda è ancora, soprattutto il mezzo privato, l’automobile. Nonostante il periodo di crisi economica, l’utilizzo della vettura non è stato intaccato, anzi è andato aumentando. Bisogna poi sottolineare che non c’è una netta differenza nella scelta dell’utilizzo del mezzo tra il contesto urbano e quello extraurbano: l’automobile vince in entrambi i casi, superando l’80% nel primo e l’85% nel secondo. Inoltre, il mercato auto italiano sta riprendendo la sua crescita (nell’ultimo triennio si è registrato un +2,4%) dopo il forte periodo di stallo dovuto alla crisi. Ad oggi, le vetture circolanti in Italia sono circa 38 milioni e nel primo bimestre del 2017 le nuove immatricolazioni hanno registrato un +12% rispetto allo stesso periodo del 2016. La ripresa economica del mercato delle auto riflette d’altra parte anche una maggiore attenzione ai prodotti più ecologici; infatti, se al 2010 le vetture maggiormente inquinanti (fino all’Euro 3) rappresentavano il 60,9% dell’interno parco auto nazionale, nel 2015 si è scesi al 44,8%.
parco auto italia
A migliorare è stata anche la mobilità sostenibile, che per la prima volta dopo tanto tempo ha ripreso a crescere, del 3,5%. Anche se non è ancora abbastanza per recuperare i punti persi negli anni precedenti, il Rapporto sembra essere ottimista: con un’adeguata congiuntura tra buone politiche e il cambiamento della domanda, ci potrebbe essere un futuro roseo per la mobilità sostenibile.

Il divario che si presenta in Italia riguardante l’utilizzo dei mezzi pubblici si rileva in base ai diversi contesti territoriali. Infatti, si può notare che il dato migliore è stato registrato nelle grandi città, in cui si è sfiorato il 50% nell’utilizzo dei mezzi pubblici o ecosostenibili; mentre nelle aree più modeste si è arrivati solo al 27%. Altro dato significativo è lo squilibrio che si presenta nel mercato del trasporto pubblico urbano. Nelle grandi città, con oltre i 250.000 abitanti, il trasporto pubblico ha un peso elevato, raggiungendo il 30%. I comuni che hanno dimensioni minori, non oltre i 50.000 abitanti ma in cui risiede i 2/3 della popolazione italiana, il trasporto pubblico non ha praticamente alcuna rilevanza, raggiungendo a malapena il 4-5%.

Altro nodo da sciogliere per il trasporto pubblico locale che, malgrado tutto rimane un’industria attiva economicamente e con moltissime imprese in tutto il territorio nazionale, è quello dell’età elevata del parco-mezzi. L’età media dei mezzi pubblici in Europa è inferiore a 7 anni, mentre in Italia raggiunge gli 11,4 anni! Solo attraverso una modernizzazione del parco autobus si può pensare a nuove strategie per incrementare l’uso dei mezzi pubblici.
parco autobs
Secondo il Piano strategico nazionale della mobilità sono previsti finanziamenti in questo senso pari a 3,7 miliardi di euro, da considerarsi però attraverso un lungo periodo di tempo, fino al 2033. Secondo le stime, se si usasse il 50% degli investimenti oggi, per il 2033 l’età media arriverebbe a 10,2 anni, un valore ancora troppo lontano dalla media europea. Per poter raggiungere gli altri Paesi del continente, secondo le valutazioni, sarebbe necessario uno stanziamento aggiuntivo annuo di 100 milioni fino al 2033.

Per quanto riguarda la sharing mobility, infine, nonostante ci sia un incremento continuo, soprattutto nelle grandi città, ancora il peso della mobilità condivisa non è paragonabile né a quella collettiva né a quella privata.
Il Rapporto si conclude sottolineando un aspetto fondamentale riguardo alla mobilità sostenibile: questa, infatti, non solo deve essere ecologica, ma deve rispettare caratteristiche riguardanti la sicurezza, l’accessibilità e l’efficienza.

La strada per la sostenibilità nella mobilità nazionale è ancora, evidentemente, molto lunga da percorrere, così come, la riduzione delle emissioni inquinanti provocate dalla combustione di carburanti per autotrazione. 

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