Autodemolizione: la chiave per il futuro è l’adattamento e la resilienza
Come si dovrà evolvere il ruolo e il lavoro dell’autodemolitore in un mercato che cambia nelle parole di Roberto Capocasa, Segretario politico ADQ – Associazione Nazionale Autodemolitori di Qualità.
La questione delle limitazioni alla circolazione di auto diesel Euro 4 e, forse, anche delle Euro 5 in alcune Regioni del Nord (Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto), in riferimento specifico ai comuni di fascia 1 e 2 con oltre 30.000 abitanti, nasce con il chiaro obiettivo di togliere progressivamente dalla strada quei veicoli meno performanti dal punto di vista emissivo, tanto più in un territorio, quello del Bacino Padano, già di per se attenzionato per i livelli di inquinamento atmosferico e di giornate di sforamento dei livelli di particolato.
Ora, a prescindere dall’esito del dibattito sull’emendamento al Decreto infrastrutture presentato dalla Lega per differire di un ulteriore anno il blocco dei diesel Euro 5 così come previsto dal prossimo 1° ottobre in ossequio al Decreto Legge 12 settembre 2023, n. 121 (introdotto dopo che la Corte di Giustizia europea aveva condannato l’Italia per il superamento sistematico dei limiti di biossido d’azoto in alcune aree del Paese), va detto che questo tipo di iniziative si riflette non solo a livello ambientale e sociale, ma offre anche spunti di riflessione su questioni apparentemente distanti, ancorché attuali, almeno per la categoria degli autodemolitori.
Si, perché, progressive e sempre più severe restrizioni per auto omologate tra il 2011 e il 2015, in un Paese che già non vanta un parco circolante particolarmente “giovane” rispetto agli altri Paesi Ue, si tradurrebbe in una altrettanto progressiva riduzione delle vendite dei ricambi second hand da parte dei centri di autodemolizione.
Un rischio serio, considerando che questa voce rappresenta un introito importante per i professionisti del trattamento dei veicoli fuori uso.
Ne abbiamo voluto parlare con Roberto Capocasa, storico autodemolitore marchigiano e Segretario politico di ADQ, Associazione Nazionale Autodemolitori di Qualità.
Roberto, cosa comporta per voi autodemolitori la progressiva limitazione alla circolazione di auto Euro 4 ed Euro 5, tra l’altro proprio nelle regioni che rappresentano il bacino più alto in termini di veicoli in circolazione?
“È evidente che con restrizioni sempre più severe verso queste tipologie di veicoli comporterà un progressivo ricambio, peraltro, ampiamente atteso; tuttavia, è chiaro che la ricambista di seconda mano per questi veicoli sarà sempre meno appetibile, soprattutto in quei territori interessati dalle restrizioni più pesanti.
Questo ci impone, come professionisti e come imprenditori, un cambio di paradigma ed un adattamento.”
Può spiegarcelo meglio?
“Innanzi tutto, va considerato che se il mercato della ricambistica di seconda mano per modelli immatricolati tra il 2011 e il 2015 subirà una flessione qui in Italia, è pur vero che vi sono altri Paesi ove le normative sono meno stringenti e dove circolano ancora veicoli che sono considerati troppo vetusti per i nostri standard.
Rivolgersi a questi mercati, sempre tenendo conto delle norme legate all’esportazione, potrà essere una soluzione.”
“Poi c’è tutta la ricambistica in ottimo stato derivante dallo smontaggio di veicoli più recenti (Euro 6) e ibridi, soprattutto considerando che proprio queste ultime tipologie di veicoli sono particolarmente attenzionate del mercato e dagli acquirenti.”
“Infine, andrà posta sempre più maggiore attenzione al valore rappresentato dai materiali recuperati dai veicoli fuori uso, non solo i ricambi usati, ma anche il rame, il ferro, la plastica, i circuiti, i vetri, i catalizzatori e le batterie.
Certo, occorre specializzarsi e prendere coscienza che il centro di autodemolizione del futuro, anche a breve termine, deve essere sempre più un modello di opificio di recupero in cui lo smontaggio, il trattamento e la messa in sicurezza del veicolo dà luogo ad una filiera di recupero dei materiali efficace ed efficiente”.
E poi c’è tutta la questione legata ai nuovi veicoli elettrici…
“Certo, i veicoli elettrici a batteria generano meno ricambi, ma serviranno sempre più professionisti formati e certificati per “mettere le mani” in sicurezza sulle batterie degli EV arrivati al termine del loro ciclo di vita”.
“Questo è il momento giusto per investire nella formazione degli operatori e per l’aggiornamento tecnologico del proprio centro di autodemolizione affinché sia pronto per lo stoccaggio e lo smontaggio in sicurezza degli EV”.
Il futuro dell’autodemolizione è dietro l’angolo e le sfide, anche normative, così come le incertezze sono tante…
“Sicuramente, e un supporto alla categoria arriverebbe se si vedessero realizzate le richieste che, come ADQ, abbiamo già trasmesso agli Organi preposti, soprattutto in merito alla necessità di poter contare su incentivi alla riconversione per le nostre imprese, così come per meccanici o carrozzieri; maggiore chiarezza normativa sui veicoli non più circolanti ma ancora marcianti e un auspicabile snellimento delle pratiche burocratiche legate allo smaltimento“.
“Ma prima ancora di aspettare che le cose cambino dall’esterno, come categoria dobbiamo essere pronti a rispondere alle sollecitazioni del mercato, evolvendoci realmente da venditori di pezzi di ricambio usati a operatori seri dell’economia circolare, con particolare attenzione, in specie, a: riciclo di materiali, internazionalizzazione del mercato della ricambistica di seconda mano, trattamento EV e stretta collaborazione con tutti gli altri partner della filiera ELV”.
“Il cambiamento è e sarà impegnativo, ma non impossibile, e la chiave della sopravvivenza e della crescita è proprio nell’adattamento e nella resilienza”.
Di F. B.