Materie prime critiche, tracciabilità e cooperazione transfrontaliera: l’UNECE pubblica il Libro bianco.
Obiettivo: stabilire i principi per la cooperazione transfrontaliera per garantire la tracciabilità di questi materiali indispensabili per l’elettrificazione dei trasporti e per le tecnologie green in generale.

L’auspicata elettrificazione dei trasporti e della mobilità di merci e di persone, accanto alla diffusione di tecnologie energetiche più green e meno emissive, impone un crescente utilizzo di minerali essenziali, non a torto, detti critici, come: litio, cobalto, nichel, grafite e rame.
I campi di utilizzo sono molteplici: batterie per veicoli elettrici, accumulo di energia in rete, turbine eoliche e pannelli solari, senza contare le applicazioni nei device e nella comunicazione.
L’estrazione di questi materiali vergini, spesso da Paesi in via di sviluppo, o attraverso complesse operazioni di riciclo, impone la necessità, non solo di tracciarne la provenienza, ma anche le modalità di lavorazione, le pratiche di lavoro responsabili e, in definitiva, tutti gli standard ambientali connessi.
Ma in gioco ci sono diversi fattori, in primis proprio i vari corpi normativi coinvolti fra i diversi Paesi e non a caso tracciare il percorso di questi materiali dalle miniere, attraverso i mercati, fino al loro riciclo è giuridicamente complesso e incoerente a livello globale, di fatto ostacolando gli sforzi verso sostenibilità e circolarità.
Orbene, il recente Libro bianco “Passaporti di prodotto digitali e materie prime critiche per le batterie“, pubblicato dall’UNECE – Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa evidenzia come le diverse normative nazionali sulle materie prime critiche (CRM), sulla riservatezza dei dati, sulla sicurezza e sulla riservatezza possano entrare in conflitto con la tracciabilità e la trasparenza nelle catene del valore transfrontaliere per i veicoli elettrici e le tecnologie rinnovabili.
Il documento intende proporsi quale strumento di ausilio per decisori politici e aziende nell’orientarsi meglio nel mare tempestoso della complessa frammentazione giuridica multinazionale e nei potenziali principi di cooperazione nelle catene del valore delle materie prime critiche per le batterie.
Il documento si concentra sul ruolo e l’implementazione dei Passaporti Digitali dei Prodotti (DPP), strumenti digitali progettati per tracciare il ciclo di vita delle materie prime critiche, dall’estrazione al riciclo e rileva che importanti economie come UE, USA Cina stanno sviluppando sistemi DPP che non dialogano tra loro.
Questa mancanza di interoperabilità si traduce inevitabilmente in confusione e costi diversificati tra aziende e Paesi andando a creare fenomeni distorsivi soprattutto per le aziende più piccole e i Paesi in via di sviluppo.
L’UNECE rimarca che la strada per addivenire ad una efficace armonizzazione di DPP interoperabili non può che passare dalla parallela armonizzazione delle metodologie di base e in quest’ottica si sta sviluppando il Protocollo per la Trasparenza delle Nazioni Unite (UNTP).
Non solo, nell’ambito del Piano d’azione del G7 sui minerali critici, ricorda, i leader del G7 si sono impegnati a promuovere lo sviluppo di un quadro globale per l’interoperabilità delle credenziali digitali e la compatibilità dei DPP, in linea con l’UNTP.
E ancora, l’UNECE dovrebbe elaborare una metodologia armonizzata a livello globale per il calcolo della carbon fooprint (impronta di carbonio) lungo tutto il ciclo di vita delle automobili e dei loro componenti, che potrebbe costituire la base per l’implementazione globale dei DPP per i prodotti automobilistici.
Ma le sfide da superare non sono solo quelle legati a norme e leggi diverse. Gli ostacoli variano in maniera significativa anche nei diversi segmenti delle catene del valore.
Le attività di estrazione e lavorazione, ad esempio, in alcuni Paesi come Indonesia, Repubblica Democratica del Congo o Perù sollevano spesso preoccupazioni non solo per l’uso del suolo, ma anche sull’impatto ambientale e sulle condizioni di lavoro.
Per contro, nel mezzo della catena produttiva, i centri di lavorazione e raffinazione, in specie quelli ubicati nelle principali economie manifatturiere come Cina, UE, Giappone e Corea del Sud, sono sempre più soggetti a rigorosi requisiti di due diligence lungo la catena del valore.
Infine, ricorda UNECE, i produttori di batterie e veicoli elettrici nell’UE e negli Stati Uniti devono dimostrare una solida trasparenza nei confronti delle autorità di regolamentazione, delle istituzioni finanziarie e dei consumatori al fine di mantenere l’accesso al mercato e raggiungere gli obiettivi climatici e di sostenibilità.
Un quadro di frammentata categorizzazione delle materie prime critiche favorisce, poi il fenomeno del “forum shopping”; induce, cioè, le aziende a trasferirsi in Paesi con normative meno severe e alimentare, altresì, i cosiddetti “free riders ESG”, ossi a quei soggetti economici (aziende o investitori) che beneficiano dei miglioramenti collettivi legati alla sostenibilità (ambientale, sociale e di governance), ma non contribuiscono attivamente ai costi e agli sforzi necessari per ottenerli finendo per ostacolare il progresso verso obiettivi di sostenibilità globali.
“Senza affrontare il conflitto di leggi e il coordinamento internazionale, rischiamo di creare una ‘Torre di Babele’ in cui i diversi sistemi di tracciabilità non possono comunicare”, ha affermato Jie (Jeanne) Huang, professoressa associata dell’Università di Sydney, responsabile del progetto del Libro bianco.
“Questa frammentazione mette a repentaglio la trasparenza e la tracciabilità necessarie per garantire l’approvvigionamento etico e gli standard ESG per minerali essenziali come cobalto, rame, litio, nichel e terre rare”.
Per contro, un sistema di tracciabilità legalmente interoperabile crea una catena di custodia immutabile, consentendo agli Stati di provare o verificare l’origine legittima delle materie prime essenziali, rendendo più difficile per i malintenzionati riciclare minerali provenienti da zone di conflitto o materiali dirottati illegalmente attraverso Paesi terzi.
Per raggiungere l’interoperabilità giuridica nella tracciabilità transfrontaliera delle materie prime critiche e dei relativi prodotti, il Libro Bianco propone una serie di principi fondamentali per il coordinamento internazionale fra cui:
- l’utilizzo dei trattati internazionali esistenti e degli standard ONU,
- l’utilizzo di metodologie comuni applicabili come il Quadro delle Nazioni Unite per la Classificazione delle Risorse (UNFC),
- il rispetto delle leggi nazionali obbligatorie in materia di sicurezza e privacy,
- la garanzia di supporto ai Paesi in via di sviluppo e alle Piccole e Medie Imprese.
In questo senso, l’UNECE e l’organismo intergovernativo sussidiario UN/CEFACT (NdR: Centro delle Nazioni Unite per la facilitazione del commercio e il commercio elettronico) che funge da punto di riferimento all’interno del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite per le raccomandazioni sulla facilitazione del commercio e gli standard del commercio elettronico), possono fungere da forum neutrali e tecnici per supportare l’interoperabilità giuridica transfrontaliera.
In particolare, alcune iniziative già in atto come la Raccomandazione UNECE per la promozione di catene del valore sostenibili, quella sulla gestione mineraria ed iniziative di economia circolare nei programmi UNECE, forniscono una piattaforma esistente per la cooperazione nei settori dell’energia, dei trasporti e del commercio.
UNECE e UN/CEFACT, ricordano, sono inoltre in una posizione unica per stabilire una nuova raccomandazione politica per l’istituzione di modelli giuridici di riconoscimento reciproco nella tracciabilità della documentazione digitale dei CRM e dei loro prodotti nelle catene del valore internazionali.
Queste iniziative hanno il potenziale per consentire l’interoperabilità tra diversi sistemi di tracciabilità, ridurre l’incertezza giuridica e supportare la conformità del settore a costi contenuti.








