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QUANTO INCIDE IL TRAFFICO VEICOLARE NELLA SALUTE DEI CITTADINI E NELLA QUALITÀ DELLA VITA? - Notiziario Autodemolitori

QUANTO INCIDE IL TRAFFICO VEICOLARE NELLA SALUTE DEI CITTADINI E NELLA QUALITÀ DELLA VITA?

I livelli di PM10 sono saliti alle stelle nel mese di novembre, lo smog è in crescita nelle città italiane ed europee e la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti di 10 stati membri

È sempre malata e talvolta letale l’aria che respirano milioni di italiani nelle maggiori città della Penisola. Ancora oggi, dopo anni di allarmi e di multe imposte dalle autorità euro- pee, in Italia di inquinamento si continua a morire. Questa è la fotografia scattata da EpiAir-Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione. Un grande studio sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici (PM10, NO2 e ozono) rilevati nel periodo 2001-2005 in 10 città italiane (Torino, Mila- no, Mestre-Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto, Palermo, Cagliari). Promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM, organismo di coordinamento tra il Ministero del lavoro e le Regioni, il Progetto EpiAir è frutto della collaborazione scientifica di diversi ricercatori italiani nel quadro di progetti promossi a livello nazionale (ma non solo), nonché dell’esperienza maturata dai servizi sanitari e dalle Agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) incaricate di sorvegliare lo stato di salute della popolazione e lo stato dell’ambiente.

Che cosa é emerso dallo studio? “La popolazione italiana continua a essere esposta a tossici ambientali – afferma Francesco Forestiere, Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale della Regione Lazio – e che l’inquinamento atmosferico urbano, in gran parte originato dal traffico veicolare, si conferma ancora oggi come un problema ambientale di assoluta rilevanza per la salute pubblica nelle città italiane”. Infatti, nel periodo 2001-2005 si sono rilevati livelli di parti- colato (PM10), di biossido di azoto (NO2) e di ozono (O3) molto preoccupanti:
• PM10 – in diverse città, e cioè nell’area di Mestre (Venezia), a Milano, Torino, Bologna e Taranto, e’ stato costantemente al di sopra della soglia di 40 mg/m3 (il limite annuale previsto dalla normativa vigente); • NO2 – a Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma e Palermo i valori sono stati sempre superiori a 40 mg/m3 (limite previsto dalla normativa vigente, dal 1° gennaio 2010); • O3 – in molte città, e in modo variabile per anno, le concentrazioni risultano sostanzialmente elevate rispetto agli standard di qualità dell’aria OMS (100 mg/m3) con una forte influenza esercitata dalle condizioni meteo- climatiche (per esempio, i picchi registrati nell’estate 2003). Questi livelli di inquinamento si riflettono sulla salute dei cittadini: “Gli effetti piu’ gravi sono quelli che si manifestano in un aumento delle morti”. In una città come Milano, dove muoiono in media 10.000 persone l’anno per cause naturali e dove la concentrazione media annuale di PM10 nell’aria supera di 20 mg/m3 il limite imposto dalla normativa, in un anno sono almeno 140 le morti riconducibili al persistente superamento della soglia. Morti che nella maggioranza dei casi avvengono per cause cardiache e respiratorie. Un prezzo caro, pagato soprattutto dagli anziani, risultati i più suscettibili agli effetti deleteri del particolato. “Naturalmente, le conseguenze dell’inquinamento non si esauriscono in un aumento delle morti, ma si manifestano anche con l’incremento dei ricoveri in ospedale”, sottolinea Forastiere. Secondo Legambiente “è un’emergenza nazionale aggravata dal fatto che ancora oggi nessuna città riesce a rispettare i limiti di legge relativi a PM10, NO2 e ozono, né esistono amministrazioni capaci di prendere provvedimenti seri per ridurre la principale causa di inquinamento in città, ossia il traffico.” “Gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico, in particolare del PM10, gli ossidi di azoto e l’ozono, sono or- mai noti e lo studio EpiAir ne è un’ulteriore conferma – ha dichiarato Stefano Ciafani, Responsabile scientifico di Legambiente – Oggi esistono numerosi strumenti che i sindaci possono attuare per sviluppare un trasporto pubblico efficiente, differenziato e competitivo con il mezzo privato, come esistono le modalità già attivate da molte città europee per raggiungere questo traguardo”. Manca dunque soprattutto il coraggio delle amministrazioni di intraprendere scelte concrete in tal senso, come manca l’impegno concreto da parte del Governo centrale. Attualmente gli investimenti maggiori nel settore delle in- frastrutture e dei trasporti sono, infatti, prevalentemente destinati a supportare grandi opere, piuttosto che a inter- venire a favore della mobilità urbana. Ma sono proprio le aree urbane e le grandi aree metropolitane a denunciare elevati livelli di pressione ambientale e di congestione da traffico, ed è in questa direzione che occorre orientare una quota significativa dei nuovi investimenti. La tendenza generale dal 2008 è stata quella di un lieve miglioramento della qualità dell’aria, dovuto sia al rinnovo del parco auto che a un leggero calo del traffico legato alla recessione. Nel 2009 e soprattutto nelle giornate di novem- bre i valori sono risultati assai alti, molto probabilmente per le condizioni climatiche. Infatti nel solo mese di novembre a Milano e Torino si sono registrati valori alti di PM10. Sono ben 78 , da inizio anno, i giorni fuorilegge a Torino in via della Consolata e 76 a Milano in via Verziere. E la situazione non sembra migliorare, soprattutto a Milano che ha sforato questo limite per 14 giorni di seguito. La Giunta ha provato a correre ai ripari sia prendendo in considerazione la “congestion charge” in sostituzione dell’ecopass che ha comunque ottenuto risultati postivi evidenti. Anche il Veneto sprofonda nello smog. A Firenze la situazione è assai critica in quanto dall’inizio dell’anno sono già 73 i giorni in cui sono avvenuti sforamenti delle polveri fini contro i 35 ammessi dalla legge. Legambiente ha criticato pesantemente il Sindaco Matteo Renzi che dal canto suo si è detto contrario a targhe alter- ne e a provvedimenti spot. “Sono deciso ad investire tutto il mio mandato su questo tema, non a caso sarò uno dei pochi sindaci italiani a partecipare al vertice di Copenaghen dal 14 al 16 dicembre per discutere di una questione che ha dimensioni globali – sottolinea Renzi – Abbiamo già approvato un Piano di indirizzo molto molto serio, venti pagine in cui si elencano misure di risparmio energetico sugli edifici, un regolamento edilizio rigoroso, lo sfruttamento di energie rinnovabili a partire dalle centraline sull’Arno. La vera rivoluzione non sta in un piano ma nei fatti concreti: mettere in moto le tramvie, fare la gara per rinnovare completamente il parco Ataf, acquistare molti più bussini elettrici da far girare in centro, rifare le piste ciclabili di sana pianta perché sono piene di buche e spesso hanno tragitti incomprensibili, scommettere sulla mobilità elettrica, creare una ferrovia metropolitana di superficie che la gente si abituerà a prendere come un autobus e dove viaggerà con lo stesso biglietto. Il car sharing e tutti i mezzi del Comune saranno a emissioni zero. Ma ci vuole tempo, di fatto il Piano antismog è il programma di mandato”. A Roma ci sono stati alcuni blocchi parziali, ma soprattutto una forte preoccupazione poiché la città è compresa nelle 132 aree di dieci Paesi europei nei cui confronti è stato aperto un procedimento di infrazione dalla Commissione Europea per non aver rispettato la norma di qualità dell’aria che l’UE ha fissato per le particelle pericolose trasportate nell’aria, il cosiddetto PM10. Tali particelle sono emesse principalmente dagli impianti industriali, dal traffico e dagli impianti di riscaldamento domestico e possono provocare asma, problemi cardiovascolari, cancro al polmone e morte prematura. La Commissione è intervenuta dopo l’entrata in vigore, nel giugno scorso, della nuova Direttiva UE sulla qualità dell’aria secondo la quale, in determinate condizioni e per alcune zone specifiche all’interno di ciascun paese, gli Stati membri possono chiedere una proroga limitata che consenta loro di rispettare il limite fissato per il PM10 in vigore dal 2005. Stavros Dimas, Commissario europeo all’Ambiente, ha dichiarato: “L’inquinamento atmosferico ha gravi ripercussioni sulla salute e il rispetto delle norme deve essere la nostra massima priorità. La nuova direttiva sulla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa con- sente di prorogare i termini fissati per il rispetto delle norme se sussistono determinate condizioni, ma tali proroghe non devono ritardare l’adozione delle misure di abbattimento delle emissioni. È inoltre fondamentale ricordare che, nei casi in cui non è possibile applicare le proroghe, le norme devono essere rispettate integralmente. La flessibilità offerta agli Stati membri sarà pertanto accompagnata da una rigorosa azione di verifica dell’applicazione da parte della Commissione”. La Commissione ha inviato una lettera di diffida a 10 Stati membri – Cipro, Estonia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna e Svezia – che non hanno ancora rispettato i valori limite per il PM10 in vigore ormai dal 1° gennaio 2005. Il superamento dei limiti oggetto della diffida riguarda 83 milioni di persone in 132 zone diverse istituite ai fini della qualità dell’aria. Gli Stati membri in questione non hanno chiesto proroghe per conformarsi alle norme in tutte le zone in cui i valori limite del PM10 sono superati. La nuova Direttiva sulla qualità dell’aria, entrata in vigore l’11 giugno 2008, permette agli Stati membri di chiedere, in determinate situazioni, una proroga limitata per conseguire i valori limite fissati per il PM10. Le proroghe si applicano solo nelle zone in cui si riesce a dimostrare che si è tentato di conseguire i valori limite nel 2005, ma non si sono ottenuti risultati a causa di circostanze esterne particolari. Gli Stati membri devono inoltre dimostrare, nell’ambito del piano di qualità dell’aria predisposto per ogni zona, che riusciranno a rispettare i valori fissati entro il nuovo termine accordato. Finora undici Stati membri hanno inoltrato una richiesta di proroga per tutte le zone interessate. La Commissione sta ora verificando se le richieste rispondono ai criteri previsti e ha nove mesi di tempo dalla notifica per decidere se sollevare obiezioni o no. Quattro Stati membri – Germania, Italia, Polonia e Spagna – non hanno chiesto proroghe per tutte le zone in cui si registra un superamento dei valori limite. Altri Stati membri hanno comunicato alla Commissione che stanno preparando i piani di qualità dell’aria per le zone non conformi e che intendono chiedere una proroga nei prossimi mesi. Per la prima volta nel 2008 la Bulgaria e la Romania hanno comunicato un superamento dei limiti. La Commissione ha ricordato l’obbligo di rispettare le norme in vigore e ha invitato le amministrazioni dei due paesi a chiedere una proroga per le zone interessate entro il 31 marzo 2009. Quattro Stati membri non sono interessati dalle violazioni o dall’obbligo di notifica. Si tratta della Finlandia e della Lituania, che hanno dimostrato che il superamento dei valori era dovuto alla sabbiatura invernale delle strade (situazione espressamente consentita dalla Direttiva), e dell’Irlanda e del Lussemburgo, gli unici Stati membri a non aver registrato alcun superamento dei limiti. La norma per il PM10 è costituita da due valori limite: • una concentrazione di 50 microgrammi (_g)/m3, misurata nell’arco di 24 ore; questo limite non può essere superato per più di 35 giorni per anno civile; • una concentrazione di 40 _g/m3, misurata nell’arco di un anno; in questo caso non è consentito alcun superamento. L’iter procedurale è semplice: l’articolo 226 del trattato con- ferisce alla Commissione la facoltà di procedere nei confronti di uno Stato membro che non adempie ai propri obblighi. Se constata che la disciplina comunitaria è stata violata e che sussistono i presupposti per iniziare un procedimento di infrazione, la Commissione trasmette allo Stato membro in questione una diffida o lettera di “costituzione in mora” (prima fase del procedimento), in cui intima alle autorità del Paese interessato di presentare le proprie osservazioni entro un termine stabilito, solitamente fissato a due mesi. Sulla scorta della risposta o in assenza di una risposta dallo Stato membro in questione, la Commissione può decidere di trasmettere allo Stato un “parere motivato” (seconda fase del procedimento) in cui illustra in modo chiaro e univoco i motivi per cui ritiene che sussista una violazione del diritto comunitario e lo sollecita a conformarsi entro un determinato termine (di solito due mesi). Se lo Stato membro non si conforma al parere motivato, la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia delle Comunità europee. Se la Corte di giustizia accerta che il Trattato è stato violato, lo Stato membro inadempiente è tenuto ad adottare i provvedimenti necessari per conformarsi al diritto comunitario. L’articolo 228 del Trattato conferisce alla Commissione la facoltà di procedere nei confronti di uno Stato membro che non si sia conformato ad una precedente sentenza della Cor- te di giustizia delle Comunità europee. A norma dell’articolo 228, la Commissione può chiedere alla Corte di infliggere sanzioni pecuniarie allo Stato membro interessato. La situazione illustrata non è rosea, ci si allontana sempre di più da quelli che sono gli obiettivi prefissati. Le contro- misure adottate sino ad ora non sono state sufficienti e non hanno sortito gli effetti sperati per un miglioramento della qualità dell’aria. I nostri figli potranno tra qualche anno giocare in un parco tranquillamente? Sarà ancora salutare una bella passeggiata a piedi o un bel giro in bici? Sono domande queste a cui non riusciamo a dare, per ora, una risposta concreta.


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