ANCHE A LUGLIO NON SI FERMA IL TREND NEGATIVO

Record disastroso del -26%; è il peggior risultato da inizio anno

Ancora un flop a luglio per il mercato dell’auto che, con appena 152.752 unità immatricolate, chiude a -26% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Nel cumulato da inizio 2010, i volumi immatricolati si atte- stano a 1.317.260 unità, pari all’1,5% in meno rispetto ai primi sette mesi dell’anno precedente. “Il risultato di luglio conferma i timori già espressi nei mesi scorsi a causa del persistere di una difficile congiuntura economica e dell’assenza di interventi di sostegno alla domanda – ha commentato Eugenio Razelli, Presidente di ANFIA – a cui va ad aggiungersi la bassa propensione all’acquisto che caratterizza i mesi estivi. Siamo di fronte al peggior risultato da inizio anno e per trovare livelli di immatricolazioni così bassi a luglio (sotto le 160.000 unità) bisogna risalire al 1995”. “Considerando anche il trend negativo della raccolta ordini (-24% nel periodo gennaio-luglio 2010) – ha proseguito – non ci sono elementi che facciano ben sperare per gli ultimi mesi dell’anno, a consuntivo del quale vedremo andare in fumo i positivi risultati ottenuti a fine 2009 in termini di performance ambientali delle vetture.

Grazie al successo degli incentivi al rinnovo del parco, infatti, lo scorso anno ha chiuso con un ribasso della media ponderata delle emissioni di CO2 del venduto di 8,2 punti (da 144,8 g/km nel 2008 a 136,6 g/km)”. Federauto, l’Associazione dei Concessionari italiani che aveva anticipato questi dati, manifesta tutta la sua preoccupazione. “Un vero disastro per tutti – spiega il Presidente della Federauto Filippo Pavan Bernacchi – e va detto che questo dato si avvicina molto alla realtà perché sembra che i principali costruttori abbiano finalmente tolto il piede dalle chilometri zero. Questo perché non si può continuare all’infinito ad autoimmatricolarsi vetture per dimostrare dati di quota non veritieri. E infatti il mercato a privati, quello non inquinabile ad auto immatricolazioni, vede una flessione attorno al -30%. E si continua così ormai da qualche mese nell’indifferenza del Governo”. “Negli Usa – commenta Federauto – Obama visita lo stabilimento Chrysler ed elogia Sergio Marchionne che riceve, nel contempo, consensi dagli operai. Obama si spinge a rivendicare di aver varato la legge sulla rottamazione che ha salvato almeno 100mila posti di lavoro, permettendo nel contempo di realizzare auto e camion che consumando meno ci porteranno verso un fu- turo di indipendenza energetica. In Italia è il contrario. Servirebbe che il Presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione. Da un lato, rinnovando i bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale (in primis quelle alimentate a gpl e a metano); dall’altro, varando una politica seria per riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri Paesi europei. C’è una differenza enorme a nostro sfavore e le poche aziende che potrebbero acquistare auto, veicoli commerciali e industriali, sono costrette a mantenere i propri parchi, anche obsoleti, non sicuri e inquinanti”. Federauto chiede allo Stato “di prendere subito in considera- zione misure a supporto del mercato auto. Sarebbero a costo zero, perché si pagherebbero sia con le imposte delle auto aggiuntive, sia con riduzione delle spese mediche legate alla cattiva qualità dell’aria e le diminuzioni di morti e feriti per gli incidenti stradali. Inoltre ci sarebbe un minor ricorso agli ammortizzatori sociali che stanno drenando molte risorse statali. Questo si otterrebbe incentivando l’acquisto di auto che consumano e inquinano meno, e sono molto più sicure con dotazioni moderne come le scocche a deformazione progressiva, l’ABS, l’ESP e gli airbag”. Per Federauto è assai importante che “Fiat resti a produrre nella penisola, per questo serve un atteggiamento totalmente diverso di certi sindacati. In questo momento produrre in Europa non conviene più e tutti stanno smobilitando gli stabilimenti italiani per de localizzare. Prendiamo esempio dai lavoratori targati Usa”. La questione Fiat è il punto più dolente e spinoso di questo luglio da dimenticare. Le immatricolazioni di Fiat Group Automobilies in Italia, a luglio, sono scese in picchiata: 44.433 unità, per un calo del 35,81% rispetto alle 69.222 registrate nello stesso periodo un anno fa. A giugno il gruppo aveva immatricolato 51.878 vetture, registrando un calo del 27,48% rispetto a un anno prima del 2009. E per quanto riguarda le vendite, ora la Fiat vede peggiorare la propria situazione con una quota di mercato che scende sotto il 30%. Luglio segna infatti il 29,09% delle vendite in Italia, in calo rispetto al 33,55% di un anno fa. A giugno la quota era al 30,41%, in lieve salita rispetto al 29,83% di maggio. Riguardo ai singoli marchi del Lingotto, a luglio Fiat ha immatricolato 32.245 unità (-39,53%) rispetto alle 53.320 di luglio 2009, Alfa Romeo 4.967 unità (-4,85% sulle 5.220 di un anno fa) e Lancia 7.221 unità (-32,40% rispetto alle 10.682 di un anno fa). Sui sette mesi il gruppo torinese ha immatricolato 404.495 unità, in calo del 9,44% sul pari periodo. Il calo delle immatricolazioni, anche se atteso, preoccupa i sindacati, che chiedono maggiori investimenti su ricerca e innovazione. Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, si deve fare di tutto per “cercare di mettere a riparo questo importante settore. Il mercato presenta ancora grandi incognite, siamo ben lontani da una ripresa stabile”. Secondo l’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Auto- veicoli Esteri), il crollo dell’auto mette a rischio 650 mila contatti di lavoro. “Non solo – sottolinea il Direttore Generale Gianni Filipponi – ma lo Stato dovrà fare i conti anche con un minor gettito Iva per circa 2 miliardi”. Il DG ha anche sottolineato che “questa caduta ha due conseguenze, entrambe di grande rilievo: innanzitutto si va manifestando in modo preoccupante la progressiva forte difficoltà dei concessionari auto, che in molti casi si trovano costretti a ridurre il personale; in secondo luogo, sta a indicare un minor fatturato di 10 miliardi di euro e, quindi, un minor gettito Iva di circa 2 miliardi di euro per le casse dello Stato, proprio in un momento in cui le difficoltà di reperimento delle risorse per i programmi del governo si fanno sentire maggiormente”. A tal proposito è sceso in campo anche il mondo politico. “I dati sul triste andamento del mercato dell’auto indicano che a reggere al calo medio di acquisto è il mercato che punta sull’innovazione e su modelli meno inquinanti- ha afferma- to il Responsabile del lavoro e welfare dell’Idv Maurizio Zipponi. “È necessario sostituire i mercati saturi, come quelli europei, con nuovi mercati. Inoltre la Fiat produce auto per le famiglie medie ed è evidente che la riduzione del potere di acquisto dei salari incide pesantemente sull’acquisto di un bene, come l’auto, la cui spesa implica un impegno economico non di poco conto. Ma il governo non si cura né di innovazione, né di difesa del potere di acquisto, a differenza di altri Paesi europei produttori di auto, dove si stanno recuperando punti percentuali nella ripartizione del mercato.” Dall’opposizione arriva ancora più benzina sul fuoco e si afferma che la mancanza di una politica industriale del governo produce rovine. “Il governo, non avendo una politica industriale adeguata, genera rovine in tutti i settori, auto in primis – ha detto Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro Pdci-Fds – provocando crisi produttive e fughe in avanti inaccettabili da parte di imprenditori senza scrupoli sui diritti dei lavoratori. Il tutto a dimostrazione che questo governo, indifferente alla crisi, continua a far male al Paese”. Non resta che attendere i dati dei prossimi mesi per vedere come si evolverà questa situazione e se le cose miglioreranno. Aspettare con le mani in mano sperando in un cambiamento non è di certo l’unica via ed è il caso di dare un’accelerata e una svolta netta prima che sia troppo tardi.


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