Smog: in Italia il biossido di azoto uccide più che in altri Paesi Ue
Il triste primato emerge dai dati dell’ultimo Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sulla qualità dell’aria. Alla sbarra anche il traffico veicolare tra le fonti di inquinamento.
Tira una brutta aria, letteralmente, in Europa, e non ci riferiamo al clima di malcontento e rancore dei cittadini, ma proprio dell’aria, quella che si respira e che, a causa dell’inquinamento, diventa sempre più insalubre sino a provocare la morte.
È questo il succo dell’ultimo Report sulla Qualità dell’aria in Europa pubblicato ieri dall’Agenzia Europea dell’Ambiente – EEA, che mostra come la gran parte dei cittadini europei che vivono nei contesti urbani sia quotidianamente esposta al rischio derivante dagli alti livelli di sostanze inquinanti presenti in atmosfera, soprattutto: biossido di azoto, (NO2), Ozono (O3) e particolato atmosferico fino (PM 2,5).
Tali livelli, peraltro superano decisamente quelli previsti dall’OMS nelle sue Linee Guida sulla qualità dell’aria dal momento che l’Ue ha, in questo settore, norme molto più morbide. La nuova analisi SEE si basa sugli ultimi dati ufficiali sulla qualità dell’aria provenienti da oltre 4.000 stazioni di monitoraggio in Europa nel 2017.
“La relazione sulla qualità dell’aria in Europa dell’EEA è un importante e tempestivo promemoria che l’inquinamento atmosferico continua a incidere sulla maggior parte delle regioni dell’Unione europea e influisce sulla vita della maggior parte dei cittadini – ha dichiarato Karmenu Vella, ancora per poco Commissario europeo responsabile per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca – È semplicemente inaccettabile che qualcuno di noi debba preoccuparsi se il semplice atto di respirazione è sicuro o meno. Dobbiamo quindi lavorare ancora di più per garantire che i nostri standard di qualità dell’aria nell’UE siano rispettati ovunque“.
E in Italia, da lavorare, ce n’è parecchio dal momento che il nostro ha il triste primato europeo per morti premature da biossido di azoto e figura altresì nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Italia, Polonia, Romania e Slovacchia).
Due milioni di italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti Ue per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente.
Secondo l’analisi dei rilevamenti 2016, la Penisola ha il valore più alto dell’Ue di decessi prematuri per biossido di azoto, pari a 14.600 persone, ma anche l’ozono non scherza visto che è responsabile del decesso di 3.000 persone.
E se guardiamo al particolato fino, in Europa solo la Germania sta peggio di noi con 59.600 decessi contro i nostri 58.600.
Numeri impressionanti, e tuttavia in calo rispetto agli anni passati dal momento che, complessivamente, in Europa si è passati dai 391.000 decessi direttamente imputabili allo smog nel 2015 ai 372.000 decessi del 2017 e anche il Belpaese, malgrado il triste primato attuale ha ridotto la propria performance negativa rispetto al 2015 allorquando l’EEA stimava in 20.000 unità il numero di decessi prematuri imputabili al biossido di azoto.
Si consideri che il problema legato alla pessima qualità dell’aria non incide solo sulla salute umana e sulla riduzione dell’aspettativa di vita; gli effetti economici si riflettono sui maggiori costi sanitari e i minori rendimenti/produttività sul lavoro.
Il Nord Italia, soprattutto l’area della Pianura Padana, è l’area più colpita dall’inquinamento atmosferico, con la città di Torino maglia nera europea per le concentrazioni di biossido di azoto che superano quelle di metropoli come Londra e Parigi.
Fra le piccole città non va meglio, visto che Padova si segnala per l’alta concentrazione media di PM2,5 e PM10 e la situazione non migliora certo nelle diverse aree rurali del Paese ove avvengono sistematicamente superamenti dei limiti giornalieri di particolato registrati in sedici delle 27 centraline che hanno rilevato valori irregolari nell’Ue.
L’EEA individua nel trasporto stradale, nelle emissioni delle centrali elettriche, nell’industria, l’agricoltura e negli impianti di riscaldamento delle abitazioni e luoghi di lavoro le principali fonti di inquinanti atmosferici; fonti strettamente legate ai principali sistemi europei di produzione e consumo e che sono anche fattori chiave per le emissioni di gas serra e la perdita di biodiversità.
“L’Europa ha ora un’opportunità unica per stabilire un’agenda ambiziosa che affronti le cause sistemiche delle pressioni ambientali e dell’inquinamento atmosferico – ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA – Stiamo facendo progressi, ma è tempo di accelerare i cambiamenti nei nostri sistemi energetici, alimentari e di mobilità per metterci su una traiettoria di sostenibilità e un ambiente sano“.