A ottobre il mercato auto italiano cresce del 6,7%

Chilometri zero e noleggio tirano su le immatricolazioni, ma sul 2020 incombe minacciosa la proposta del Governo di aumentare la tassazione delle auto aziendali.

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Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il mese di ottobre ha totalizzato 156.851 immatricolazioni di autovetture nuove contro le 147.039 dello stesso mese del 2018, registrando +6,7%, anche in ragione del confronto con un ottobre 2018 in flessione del 7,4% causata dall’applicazione del nuovo test sulle emissioni WLTP a tutte le nuove auto immatricolate.
Negli ultimi tre giorni del mese è stato immatricolato il 42,2% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni Dataforce, hanno rappresentato il 15,4% dei volumi di vendita mensili.

Nonostante il risultato di ottobre, il consuntivo dei primi 10 mesi dell’anno è comunque ancora negativo: -0,8% a 1.624.922 immatricolazioni rispetto alle 1.638.784 del periodo gennaio-ottobre del 2018.

Secondo il Centro Studi Promotor potrebbero esservi le condizioni per chiudere il 2019 quantomeno in pareggio con il 2018, cioè a quota 1.910.000 immatricolazioni o poco più, un livello che è comunque ancora al di sotto del 23,4% rispetto al massimo ante-crisi del 2007.

A livello di canali, quello dei privati diminuisce ad ottobre del -1,1% portando la quota di mercato al 60,9% nel mese e al 57,5% nei primi 10 mesi dell’anno.
Elevata la crescita delle immatricolazioni intestate a società con poco più di 31.960 unità (+23,2%) e una rappresentatività al 20,4% nel mese e al 17,9% nel cumulato.
Le vetture intestate a società di noleggio sono state circa 29.300, in crescita del +19,4% con una quota di mercato del 18,7% nel mese e 24,5% nel cumulato.
Nei primi 10 mesi del 2019, i privati sono in crescita del +1,6%, le società in calo del -13,2% e il noleggio in aumento del +2,5%.

Sulla bilancia delle immatricolazioni pesano i canali del noleggio a lungo termine e delle società, che portano le immatricolazioni totali in territorio ampiamente positivo, a fronte della sofferenza del canale privati.
In questo momento la preoccupazione delle Associazioni di categoria è tutta rivolta ad arginare, se possibile, la recente proposta del Governo di inserire nella Legge di Bilancio l’aumento, per tutti i dipendenti, del valore ai fini fiscali delle auto aziendali in fringe benefit, che potrebbe risultare raddoppiato o addirittura triplicato.

In un quadro macroeconomico con persistenti incertezze sia economiche sia geopolitiche – ha affermato Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – le previsioni sul mercato auto nel 2020 rischiano di dover essere rivista pesantemente al ribasso. La proposta, vessatoria nei confronti dei dipendenti, danneggerebbe anche le aziende, già penalizzate nella competizione internazionale dai limiti solo italiani a deducibilità e detraibilità, ed escluse dal Superammortamento previsto per gli altri beni strumentali, con un impatto fortemente negativo sul mercato delle auto aziendali e sulla capacità di rinnovare il parco circolante. Già in questi giorni, infatti, si sta riscontrando il blocco degli ordinativi da parte delle aziende clienti, nell’assoluta incertezza del quadro normativo e fiscale”.

Per quanto ci riguarda – ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto – le proposte sulle auto aziendali contenute nel Ddl di bilancio 2020 anche nella rimodulazione che prevede, nella sua ultima versione, escludendo ibride ed elettriche, il raddoppio del prelievo fiscale dal 30% al 60% e al 100% per le auto aziendali che emettono un livello di CO2 superiore a 160 g/km, continua ad essere inaccettabile e foriera di un probabile grave danno al mercato”.

Il parco circolante italiano, costituito da oltre 39 milioni di veicoli, è fortemente invecchiato per colpa della crisi a discapito dell’ecologia e della sicurezza.
Per incidere positivamente sull’ambiente è certo utile immatricolare nuove auto a basso impatto, ma è anche assolutamente necessario eliminare le autovetture più vecchie favorendo con adeguati incentivi la sostituzione di auto usate molto datate con auto usate più recenti.

A cavallo tra il 2018 e il 2019 è stata evitata una nuova recessione, ma il risultato non è stato l’avvio di una nuova fase di crescita, ma una situazione di crescita minima.

Nello scorso mese di ottobre era stata apprezzata l’iniziativa del Tavolo automotive convocato dal Ministro Patuanelli, in cui si è confermata la volontà di attuare misure di accompagnamento delle imprese automotive nella riconversione industriale, attraverso disposizioni concrete ed efficaci per agevolare la transizione energetica e lo svecchiamento del parco circolante.

Ora il settore automobilistico, deluso dalla proposta di aumentare la tassazione sull’auto aziendale, ha espresso il proprio disappunto al Ministro Patuanelli e ha già richiesto l’immediato ritiro della proposta.

Una convocazione dei principali attori della filiera, ad un tavolo dove il Governo sia rappresentato nella sua collegialità, – ha concluso Crisci non è davvero più rinviabile, se si vuole evitare che lo stato di sofferenza del mondo automotive diventi una crisi irreversibile”.


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