Gestione recupero e riciclo PFU: una eccellenza italiana

In occasione della presentazione del Rapporto sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia, si è ribadito il successo ottenuto dalla filiera nazionale, che però sconta ancora diverse dinamiche di illegalità, soprattutto nel commercio on line.

PFU pneumatici fuori uso Rapporto 2020

Presentato ieri a Roma, presso la Sala Auditorium del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare il Rapporto: “I flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia” a cura dell’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia.

L’Osservatorio è nato nel 2016, dalla collaborazione fra Legambiente e i tre principali consorzi di raccolta di pneumatici fuori uso: Ecopneus, EcoTyre e Greentire) in collaborazione con le Associazioni di categoria coinvolte nel settore: Confartigianato-Imprese, CNA, Assogomma, Airp e Federpneus.

Il Rapporto, frutto di due anni di impegno comune nell’indagare le cause delle criticità nel settore dei rifiuti rappresentato dalla gestione dei PFU, ha fotografato non solo i “numeri” e lo stato dell’arte, ma anche le proposte dei vari soggetti coinvolti per migliorare il sistema di raccolta e riciclo di PFU in Italia che rappresenta pur sempre un esempio virtuoso di economia circolare (in grado di assicurare annualmente il recupero su tutto il territorio nazionale di oltre 380.000 tonnellate di PFU da gommisti, autofficine e stazioni di servizio), malgrado ivi persistano alcune dinamiche di illegalità a danno dei diversi operatori e dell’ambiente.

L’evento romano è stato altresì occasione per presentare, alla presenza del Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, i risultati ottenuti dalla piattaforma di whistleblowing (NdR: segnalatore di illeciti)Cambio pulito” attivata per la segnalazione riservata e anonima di casi di irregolarità e illegalità, che ha raccolto dati e tracciato un quadro chiaro della situazione in Italia: dalla commercializzazione degli pneumatici fino alla gestione del loro fine vita.

Ebbene, proprio dall’analisi dei dati raccolti sono emerse 361 segnalazioni di illeciti registrate, 301 società citate, 136 operatori denunciati, 8 esposti alle Forze dell’Ordine.
Triste il primato delle regioni Campania, Lombardia e Puglia che figurano in testa nella classifica per numero di segnalazioni (rispettivamente: 77, 51 e 25), a poca distanza da Abruzzo (22), Emilia-Romagna (21), Sicilia (18), Calabria (17), Liguria (15) e Lazio (14).

Fra le criticità che rallentano il sistema, l’Osservatorio ha stimato che l’immesso illegale di pneumatici nel mercato nazionale si aggira intorno alle 30/40.000 tonnellate, una cifra di per se stessa già considerevole e che, inoltre, genera un danno economico derivante dal mancato versamento del contributo ambientale per la loro raccolta e riciclo pari a un totale di circa 12 milioni di Euro cui va a sommarsi il danno erariale di evasione dell’IVA che si stima essere intorno agli 80 milioni di Euro!
E anche l’ambiente ne soffre, perché l’attività illegale “in ingresso”, espone al conseguente rischio di abbandono.

Per comprendere meglio: dal 2019 il MATTM ha effettivamente imposto ai Consorzi di raccolta e recupero uno sforzo per innalzare il target di gestione del 5%, però i flussi illegali, di fatto, condizionano il mercato e il funzionamento del sistema penalizzando l’attività degli operatori onesti.

Tra l’altro, la massa dei PFU generati dal flussi illegali finisce per accrescere la quantità complessiva da raccogliere sballando gli obiettivi fissati annualmente e favorendo, da un lato l’accumulo over quota nei piazzali degli operatori; dall’altro, il rischio di veder aumentare le dinamiche di abbandono illecite.

È in questo scenario che si è mossa – da giugno 2017 al 15 dicembre 2019 – la piattaforma di segnalazione illeciti CambioPulito riservata agli operatori del settore e gestita da Legambiente che ha consentito di rilevare e segnalare alle autorità competenti svariate denunce di illeciti che, nella maggior parte dei casi hanno riguardato presunte commercializzazioni illegali online (spesso con l’estero, un caso, questo verso il quale l’azione di contrasto e repressione appare ancora complessa) e smaltimento illecito, sull’omesso versamento contributo IVA e contributo ambientale, esercizio abusivo della professione e concorrenza sleale.

Ma non solo: “Circa l’80% delle segnalazioni – si legge nel comunicato stampa conclusivo congiunto – ha riguardato presunte violazioni delle regole di commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro e grazie ad esse è stato possibile mettere a fuoco anche la dinamica della recrudescenza di furti di pneumatici nuovi per l’immissione di pneumatici nel mercato nero (soprattutto online)“.

D’altro canto, gli operatori della gestione dei PFU continuano a confrontarsi con dinamiche di illegalità che vanno dal mercato di PFU spacciati per gomme usate, al furto di PFU per ingrassare attività di riciclo illegale, sino alle truffe sui sistemi di pesatura.

Per carità, anche grazie all’introduzione del contributo ambientale e del modello di responsabilità del produttore, il sistema di gestione della raccolta e avvio a riciclo dei PFU in Italia è molto migliorato, e prova ne siano le tante iniziative di riduzione degli accumuli rappresentati dai cosiddetti stock storici, tuttavia, c’è ancora da fare per garantire il recupero complessivo dei PFU generati e la tutela degli operatori onesti.

In questo senso le proposte di indirizzo della filiera coinvolta al Ministro dell’Ambiente sono andate nella direzione di:
una maggiore azione di contrasto dei fenomeni illegali;
– una maggior trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di PFU;
– maggiore tracciabilità dei flussi di generazione dei PFU;
– rafforzamento del sistema di controlli;
– promozione delle filiere di recupero di materia della gomma riciclata da PFU.

I soggetti promotori dell’Osservatorio hanno altresì auspicato l’adozione di diverse azioni per l’attuazione degli obiettivi di cui alle proposte precedenti:
istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici e aggiornamento almeno semestrale della Banca Informativa Pneumatici BIP, già esistente presso il Ministero dell’Ambiente;
– istituzione presso il MATTM di un Ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di PFU (consorzi e individuali);
– costituzione di una vera e propria task force tra forze dell’ordine e Agenzia delle Dogane, per contrastare i fenomeni di vendita in nero di pneumatici, i traffici e gli smaltimenti illegali di PFU;
– istituzione di un Tavolo permanente di Consultazione presso il Ministero con i sistemi collettivi di gestione dei PFU e le associazioni di rappresentanza delle imprese di filiera.

Intanto una prima rassicurazione alla filiera è arrivata dallo stesso ministro Costa, che, nel corso della presentazione del Rapporto ha annunciato: “È all’ultimo miglio il decreto ministeriale sulla raccolta e gestione dei pneumatici fuori uso, che è adesso all’esame del ministero della Giustizia. Entro fine febbraio dovrebbe essere pronto per la firma“.

Ma non solo, nell’occasione il Ministro ha anche annunciato che: “è all’ultimo miglio pure un altro decreto sull’end of waste, quello sulla cessazione della qualifica di rifiuto del polverino da gomma vulcanizzata. Stimo che in quindici giorni il percorso sia terminato“.

Ci auguriamo che, grazie al lavoro di collaborazione fra i vari soggetti coinvolti nella filiera si riesca ad eliminare il “baco dell’illegalità” che minaccia una eccellenza tutta nazionale che non sfigura certo nel contesto europeo e che è in grado di generare risorse economiche e opportunità lavorative nelle varie manifestazioni dell’economia circolare.

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