Trasporti e mobilità: le opzioni più ecologiche nei centri urbani

Secondo l’EEA continuano ad aumentare le emissioni dai trasporti; Roma è la città più congestionata d’Europa e gli italiani sono terzi in Ue per ore perse nel traffico. Camminare e pedalare restano le opzioni più ecologiche in città.

Trasporti Ambiente traffico

Malgrado un sostanziale approccio più green alla mobilità nei centri urbani d’Europa, con utilizzo crescente di mezzi alternativi all’auto privata come: passaggi in condivisione, scooter elettrici, bicicletta e spostamenti a piedi, senza contare il maggior ricorso a sistemi di trasporto pubblico locale, le emissioni di gas a effetto serra dei trasporti continuano ad aumentare, così come aumenta la domanda di mobilità nel Vecchio Continente.

Non solo; a ben guardare non tutti in Europa, hanno migliorato le loro performance dal punto di vista della mobilità sostenibile, dal momento che perdurano sacche di resistenza per quanto riguarda il ricorso all’auto privata con conseguente aumento della congestione stradale, delle emissioni nocive in atmosfera e, più in generale, di ritardo accumulato in code e imbottigliamenti giornalieri.

È quanto emerge dall’ultimo Rapporto sui trasporti e l’ambiente pubblicato dall’Agenzia Europa dell’Ambiente (EEA) che, contemporaneamente ha diramato i risultati di un briefing separato dal quale si evince che l’aumento del consumo di petrolio e delle emissioni di gas a effetto serra stanno ostacolando i progressi dell’UE verso gli obiettivi ambientali e climatici che si è data per il prossimo futuro.

Ma andiamo con ordine.
Il Rapporto dal titolo: “Il primo e l’ultimo miglio – la chiave per un trasporto urbano sostenibile” (che fa riferimento ai dati 2018) valuta come le opzioni di trasporto a breve distanza, ecologiche e sostenibili come biciclette, scooter o il semplice camminare, possono trasformare i sistemi di mobilità nelle città. Il rapporto valuta inoltre gli innovativi servizi di trasporto urbano e di consegna delle merci (ivi compreso l’utilizzo di droni) che possono rendere il trasporto delle stesse più sostenibile nei contesti urbani.

Il Rapporto dell’EEA si concentra, non tanto sull’intera tratta dei tragitti medi giornalieri, quanto sui viaggi brevi di inizio o fine percorso.
Se il trasporto pubblico locale (autobus, treni e metropolitane) coprono spesso la parte principale dei viaggi da e verso il luogo di lavoro, occorre considerare che nei grandi centri urbani gli utenti devono ancora camminare, guidare o usare un altro mezzo per raggiungere la stazione o la fermata più vicina.

Intervenire nella frazione rappresentata da “primo e ultimo miglio” consentirebbe, potenzialmente di ridurre ulteriormente l’uso dell’auto, diminuendo la congestione del traffico, le emissioni e migliorando la qualità dell’aria.

In questo senso la responsabilità di chi governa i centri urbani è grande: occorrerebbe potenziare le opportunità di accesso ai sistemi di TPL intervenendo a livello urbanistico al fine di rendere più attrattivi, efficienti ed efficaci i percorsi ciclopedonali da e verso gli hub e le fermate.
Piccoli passi, d’accordo, ma piuttosto grandi se rapportati agli ambiziosi obiettivi di sostenibilità che l’Europa s’è data a medio e lungo termine.

L’EEA è conscia che l’evoluzione tecnologica può aiutare, ma solo fino ad un certo punto: le applicazioni in rete per la mobilità possono costituire un sistema smart per gli utenti, tuttavia, non potranno mai compensare le falle del TPL qual ora questo sia sottosviluppato o sottodimensionato rispetto al crescere della domanda.

Ma non solo, il Rapporto avverte che non tutte le opzioni di mobilità, apparentemente ecologiche, sono uguali; ad esempio, la diffusione di applicazioni digitali per servizi di sharing aumenta l’attrattiva al ricorso a due o quattro ruote (quand’anche elettriche), che si traduce comunque in un impatto ambientale dovuto non tanto alle emissioni prodotte dal mezzo in se, quanto agli impatti negativi sostanziali associati ai materiali utilizzati, alla produzione, alla loro frequente raccolta a fini di ricarica.
Pertanto, andare a piedi, in bicicletta e utilizzare bene i sistemi di TPL rimangono le opzioni più ecologiche per la mobilità urbana.

Intanto, però, il settore dei trasporti continua a reggersi principalmente sui combustibili fossili ed è ancora responsabile di ¼ delle emissioni di gas serra in Europa, senza contare che, sempre ai trasporti vanno imputate le pesanti responsabilità per ciò che concerne l’inquinamento atmosferico (nelle sue forme di particolato e ossidi di azoto) e quello acustico (oltre il 27% dei cittadini europei è esposto a livelli di rumore di trasporto pari o superiori a 55 decibel, incluso il 15-20% per il solo rumore del traffico stradale).

Considerando, poi, la sola voce “traffico” con tutte le sue conseguenze in termini di perdita di tempo, dal Rapporto dell’EEA emerge un triste primato per la nostra Capitale; Roma, infatti, nel 2018 è stata l’area urbana più congestionata dell’UE con una media di ore perse nel traffico nell’arco di un anno pari a 254 (+ 16% rispetto all’anno precedente). Un primato che ci vede in testa sopra metropoli come Parigi (237; + 7%) e Londra (227; + 1%). Milano si piazza subito dietro la Capitale del Regno Unito nella classifica delle ore perse (226), ma la comparazione con l’anno precedente è impietosa (+6%).

15 aree Ue ore perse nel traffico

Fa pensare, inoltre, che nella classifica delle 15 aree urbane più congestionate d’Europa, figurano, comunque anche Firenze (195; + 3%), Napoli (186; -3%) e Torino (167; – 2%).
A livello nazionale, inoltre, gli italiani sono terzi (dopo Regno Unito e Belgio) per la quantità media annuale di ore perse nel traffico.

Ore spese nel traffico annualmente

Decisamente c’è ancora parecchio da fare se si pensa agli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione al 2050!

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