Relazione Direttiva Elv: spariscono ancora troppi veicoli fuori uso

La Commissione Europea ha predisposto una relazione sullo stato di attuazione della Direttiva 2000/53/CE sulla base dei dati trasmessi dai Paesi membri per il periodo 2014/2017.

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È stata presentata recentemente la quarta relazione sull’attuazione della direttiva Elv che riguarda il periodo 2014/2017.

La direttiva Elv mira principalmente a prevenire la produzione di rifiuti derivati dai veicoli fuori uso e dai relativi componenti, per ridurre lo smaltimento finale di rifiuti e il conseguente impatto complessivo sull’ambiente.

Dalla relazione emerge che la direttiva è stata recepita in modo soddisfacente in tutti gli Stati membri e non vi sono procedure di infrazione aperte.

Nel 2017, 14 Stati membri avevano raggiunto entrambi gli obiettivi dell’85% per il riciclaggio e del 95% per il recupero.

Per quanto riguarda il riciclaggio nel 2017, 20 Stati membri avevano raggiunto l’obiettivo dell’85%, Lettonia e Finlandia non avevano raggiunto gli obiettivi ma erano ma erano prossimi a raggiungerli, e per 6 Stati membri, tra cui l’Italia, non vi erano dati disponibili.
Il tasso medio di reimpiego e riciclaggio per l’UE-28 nel suo complesso era dell’89%, quattro punti percentuali al di sopra dell’obiettivo.

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Per quanto riguarda il recupero, invece, nel 2017, 15 Stati membri avevano raggiunto l’obiettivo minimo del 95%, 7 Stati membri non l’avevano ancora raggiunto ma erano prossimi a farlo e 6 Stati membri, tra cui l’Italia, non avevano ancora comunicato i dati.
Il tasso medio di reimpiego e recupero per l’UE-28 nel suo complesso era del 94%, appena al di sotto dell’obiettivo.

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Paesi come Francia, Spagna, Svezia e Regno Unito raggiungono gli obiettivi di riciclaggio, ma non gli obiettivi di recupero. Tuttavia, ciò potrebbe indicare una maggiore attenzione al riciclaggio piuttosto che ad altre forme di recupero, in linea con il concetto di economia circolare.
Inoltre, potrebbe anche indicare metodi di comunicazione più solidi e ottimizzati che contribuiscono a una migliore attuazione della direttiva.

Per incoraggiare il reimpiego e il riciclaggio, alcuni Stati membri hanno comunicato misure innovative.

L’Italia, ad esempio, impone alle autorità regionali di adottare misure che garantiscano che gli enti pubblici (e le imprese a prevalente capitale pubblico) si procurino almeno il 30% del fabbisogno annuo di beni/prodotti da materiali riciclati.
La legislazione italiana dispone inoltre che l’acquisto di pneumatici di ricambio per il parco di veicoli pubblici comprenda almeno il 20% di pneumatici ricostruiti.

Tra gli esempi degni di nota di misure di prevenzione dei rifiuti figura anche l’Irlanda, che impone ai produttori di promuovere la prevenzione dei rifiuti attraverso una serie di misure applicabili a determinati veicoli volte a limitare l’uso di sostanze pericolose, tenere conto della demolizione, del reimpiego, del recupero e del riciclaggio a fine vita quando si progettano nuovi veicoli e aumentare la percentuale di materiale riciclato utilizzato nella produzione di determinati veicoli.

In Romania vengono effettuate valutazioni preliminari per garantire che i veicoli raggiungano determinati obiettivi e i produttori di veicoli hanno sviluppato un nuovo standard di attivazione attraverso un’interfaccia standardizzata per la diagnostica di bordo (OBD).

La maggior parte degli Stati membri ha registrato un aumento del numero di impianti di trattamento autorizzati che operano all’interno dei loro confini e sempre di più sono quelli in possesso di una certificazione ambientale.
Il numero totale di impianti di trattamento autorizzati nell’UE-28 è aumentato di circa 2000 unità, passando da 12.589 nel 2014 a 14.173 nel 2017.

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La principale lacuna attuativa e applicativa della direttiva risiede nell’elevato numero di “veicoli fuori uso la cui ubicazione è ignota“, come già emerso anche nelle precedenti relazioni.
Solo nel 2016 sono mancati all’appello oltre 4 milioni di veicoli fuori uso.

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Alcuni Stati membri hanno già adottato provvedimenti per affrontare il problema, come la Danimarca che ha introdotto un premio per l’ultimo proprietario registrato che consegna il proprio veicolo fuori uso a un impianto di trattamento autorizzato, oppure la Francia e il Regno Unito che hanno comunicato un aumento significativo del numero di ispezioni condotte negli impianti di trattamento autorizzati.

La raccolta, il trattamento e il commercio illegali delle parti rimosse dai veicoli fuori uso rimangono un problema: oltre alla perdita di risorse preziose tra componenti e materiali recuperabili, queste pratiche illegali e il trattamento dei veicoli fuori uso in impianti non autorizzati hanno anche un impatto negativo sulla salute e sull’ambiente.
Questo problema e la questione delle spedizioni di veicoli usati sospettati di essere veicoli fuori uso sono al centro dei lavori di revisione della Direttiva Elv che termineranno entro quest’anno.
Non solo, si prenderanno in considerazione anche l’efficienza dell’attuazione della direttiva, la coerenza con le definizioni di altre normative e la pertinenza e fattibilità di obiettivi per determinati materiali, i metodi di comunicazione e controllo e la pertinenza rispetto alle sfide poste dalle nuove tecnologie, tra cui i veicoli elettrici e ibridi, e le modifiche della composizione materiale dei veicoli.

Le proposte di adeguamento della direttiva Elv saranno poi sottoposte all’esame della Commissione Europea, che predisporrà le modifiche da approvare in sede di Parlamento Europeo.

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