Incidenti stradali: in calo nel 2020, ma solo in conseguenza dei provvedimenti anti-Covid

Pubblicato il Rapporto ACI-ISTAT che fotografa l’andamento 2020 dell’incidentalità nazionale: elevata velocità, cattivo comportamento alla guida, alcool e sostanze stupefacenti fra le principali cause di incidente. Nelle città aumentano gli incidenti con biciclette e monopattini.

Lo scorso anno, a causa delle misure di restrizione imposte dal dilagare della pandemia, meno persone sono circolate sulle strade e, di conseguenza, si sono verificati molti meno incidenti stradali rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati del Rapporto ACI-Istat sull’incidentalità 2020 sono stati 118.298 gli incidenti stradali rilevati, in calo del 31,3% rispetto al 2019; mentre il numero dei decessi è calato di quasi ¼ attestandosi sulle 2.395 unità (delle quali l’81,29% sono uomini e il 18,71%, donne).
Anche il numero dei feriti è considerevolmente diminuito (159.249 in totale di cui 14.102 sono stati quelli gravi).

Tuttavia, se il tasso di mortalità stradale (decessi per milione di abitanti) è passato da 52,6 a 40,3 (però in ben 13 regioni il numero di morti per 100mila abitanti è risultato più elevato rispetto alla media nazionale), va detto che è cresciuto l’indice di mortalità (rapporto morti/incidenti con – lesioni a persone) in tutti i segmenti stradali:
– strade extraurbane: 4,4 decessi ogni 100 incidenti (erano 4,2 nel 2019);
– autostrade: 3,6 decessi ogni 100 incidenti (erano 3,4 nel 2019);
– strade urbane: 1,2 decessi ogni 100 incidenti (era 1 nel 2019),
mentre la media nazionale, che praticamente non varia dal 2010, è pari a 2,0
Leggermente in aumento anche l’indice di gravità (rapporto tra morti e morti+feriti per 100), pari a 1,48.

La rete autostradale è quella dove si è verificata la maggior riduzione di incidenti (-39,9%), seguite da strade urbane (-31,7%) ed extraurbane (-27,5%); una dinamica che si ritrova anche sul numero delle vittime: –37,1% sulle autostrade; -25,7%  sulle strade extraurbane e -20,3% su quelle urbane.

In termini di costi sociali l’incidentalità stradale è costata 11,6 miliardi di €, pari allo 0,7% del Prodotto Interno Lordo nazionale; una riduzione del 31,4% rispetto al 2019 quando tali costi ammontarono a 16,9 miliardi di € (l’1% del PIL).

Guardando alle cause principali degli incidenti stradali, il Rapporto ACI-Istat evidenzia il primato della “guida distratta o andamento indeciso” che ha provocato il 15,7% (23.985) degli incidenti rilevati; segue il mancato rispetto della precedenza o del semaforo (14,5%21.985) e l’eccesso di velocità, responsabile del 10% degli incidenti (15.194 casi).

Anche il mancato rispetto della distanza di sicurezza rientra fra le maggiori cause di incidente in ben 13.148 casi rilevati (8,7% del totale), mentre l’insieme delle manovre irregolari (ad esempio:  retromarcia, inversione, invasione di corsia, manovre irregolari per sostare o attraversare la carreggiata) sono risultate causa di incidente in 11.294 casi (8,7%).
Chiudono la “classifica”: la mancata precedenza al pedone (4.838 casi – 3,2%) e il comportamento scorretto del pedone (4.2522,8%).

Quello dell’elevata velocità alla guida è un problema di educazione stradale in crescita, stante il numero delle contravvenzioni specifiche spiccate dalle Forze dell’Ordine: più di 6.000 al giorno per un totale di 2,2 milioni di sanzioni comminate, così come perdura il cattivo comportamento alla guida rappresentato dall’uso del cellulare (circa 120.000 contravvenzioni spiccate); mentre la guida in stato di alterazione provocata da alcool o da sostanze stupefacenti ha fatto registrate, rispettivamente: 25.902 e 3.831 multe.

Sono 213.196 i conducenti coinvolti in incidenti stradali, in maggioranza uomini (76,7%), contro il 23,3% rappresentato dalle donne. Del totale di questi solo il 10,3% (circa  22.000) sono risultati essere cittadini stranieri.
I decessi fra i conducenti hanno riguardato in larga maggioranza gli uomini (1.516 su 1.697) e anche nell’insieme dei passeggeri deceduti su 289 casi 166 erano uomini e 123 donne.
La fasce d’età più coinvolte fra i feriti sono risultate essere quelle: 20-24 e 25-29, mentre i decessi hanno coinvolto più i giovani e gli anziani.

Sempre sul fronte dell’età il Rapporto segnala che, lo scorso anno la maggior riduzione di decessi stradali s’è registrata nella fascia tra i 15 e i 19 anni (-34,8%), segue la fascia 45 – 49 (-33,2%).
Riduzioni più contenute, invece, riguardano le fasce 55/59 anni e 60/64 anni, rispettivamente, -12,7% e -10,3%), mentre la fascia più penalizzata è stata quella dei giovani adulti dai 30 ai 34 anni (-19,4%).

Tuttavia a fronte del drastico calo dei decessi nella fascia adolescenti, nel 2019 si è avuto un forte aumento in termini percentuali (anche se i valori assoluti rimangono bassi) dei decessi tra i bambini (+5,71% pari a 37 piccole vittime nella fascia da 0 a 14 anni).
Non solo, nella fascia precedente, da 0 a 5 anni le vittime sono addirittura aumentate rispetto al 2019 passando dalle 4 di allora alle 10 dello scorso anno (+150%), mentre nella fascia tra i 10 e i 14 anni l’aumento è stato in ragione del 35,71% (da 14 a 19).

I pedoni, vittime della strada sono stati 409 (anche in questo caso, in maggioranza uomini, 265), in riduzione del 23,4% sul 2019; mentre biciclette e monopattini hanno fatto registrare 176 vittime di cui una su monopattino.
Tra l’altro, dalle prime riaperture di maggio 2020 sono stati rilevati 564 incidenti (una media di più di 2 al giorno) che hanno coinvolto almeno un monopattino, una tendenza preoccupante che evidenzia la necessità di far convivere meglio la tutela della sicurezza e l’esigenza di favorire la nuova mobilità dolce nelle nostre città.

L’analisi dei dati ACI-Istat dimostra che, purtroppo, la diminuzione di incidenti e vittime è legata, unicamente, ai provvedimenti di confinamento anti-Covid, ha dichiarato il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani.
L’andamento dell’incidentalità stradale si è mosso di pari passo con la riduzione di mobilità e poi con la ripresa. È, inoltre, evidente il coinvolgimento delle nuove forme di mobilità dolce. Sono necessarie regole peculiari per la circolazione di questi mezzi accanto ai veicoli a motore per una serena convivenza sulla strada. Solo con il rispetto reciproco, la conoscenza delle regole e l’educazione stradale per tutti, potremo avere una mobilità sicura. Accogliamo con piacere, dunque, il confronto avviato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile con Anci e rappresentanti della Sharing Mobility, nonché l’avvio dei lavori per la definizione entro l’anno di un Piano nazionale della Mobilità Ciclistica”.

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