Trasporti, Alberto Stecca: «Verso una mobilità sempre più green»

L’inquinamento atmosferico e il conseguente cambiamento climatico impongono scelte radicali sul modello sociale ed economico adottato nel XX secolo.

Mobilità e rinnovabili sono argomenti sempre in primo piano nell’agenda quotidiana delle imprese. L’inquinamento atmosferico e il conseguente cambiamento climatico impongono scelte radicali sul modello sociale ed economico adottato nel XX secolo. È un momento storico caratterizzato da sostanziali stravolgimenti di paradigma per tutelare e salvaguardare l’ambiente e la salute delle persone. Ed è proprio in questo contesto che si inseriscono diverse proposte per cambiare le modalità dei trasporti, tra cui la famosa auto elettrica.

Riforma direttiva in Unione Europea
Non dimentichiamo che proprio recentemente è stato raggiunto l’accordo tra il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea sulla riforma della direttiva in materia di energie rinnovabili: un segnale incoraggiante per promuovere e accelerare la realizzazione di impianti solari, idrici, pompe di calore, a biomassa o eolici nell’Unione Europea, che consente un avvicinamento sempre più chiaro agli obiettivi di Parigi per la neutralità climatica entro il 2050. Per approfondire l’argomento e comprendere le diverse sfaccettature sull’auto elettrica rivolgiamo alcune domande ad Alberto Stecca, CEO di Silla Industries.

Come aumentare la dotazione di colonnine per la ricarica delle auto elettriche?
«Secondo i dati di Motus-E, a fine marzo 2023, abbiamo toccato quota 41.173 punti di ricarica per auto elettriche, 22.107 colonnine e 15.262 location, registrando un incremento, negli ultimi tre mesi, mai visto prima dall’associazione. Di fatto, in due anni, i punti di ricarica sono più che raddoppiati, rispetto ai 20.757 del 2021. Lo sviluppo della rete di ricarica su strada è destinato a seguire un piano europeo che prevede una colonnina ogni 60Km sulle principali strade europee, ad eccezione delle autostrade. Aumentare il numero delle installazioni di wallbox in ambiente pubblico o semipubblico è una scelta trainante per il settore, in quanto contribuisce a rendere più̀ resiliente ed ubiqua la rete di ricarica dei veicoli elettrici, incoraggiandone l’acquisto e l’uso, anche per colmare lunghe distanze: più colonnine avremo in ambiente condiviso e meglio funzionerà questo volano verso una mobilità sempre più green».


Perché l’Italia registra sempre ritardi?
«Il nostro Paese, nonostante il genius loci che lo contraddistingue, si mostra sempre generalmente refrattario nei confronti dell’innovazione. Nel mondo dell’automotive c’è forse il timore, del tutto pretestuoso, che toccare o cambiare qualcosa possa mettere in crisi un settore storico per il mondo del lavoro italiano. Non siamo aiutati nemmeno dalla normativa, lenta o anche contraddittoria, se pensiamo ai 40 milioni di euro destinati all’incentivazione per l’acquisto e la posa in opera delle colonnine di ricarica domestiche la scorsa estate e mai disciplinati. E poi siamo troppo spesso un paese attraversato da velocità diverse, poco omogeneo: se pensiamo alla distribuzione geografica, il 57% circa delle infrastrutture è distribuito nel Nord Italia, il 22% nel Centro e solo il 21% nel Sud e nelle Isole. Fortunatamente il numero di turisti stranieri in transito nel nostro paese a bordo di un’auto elettrica è in costante aumento e ciò rappresenta una bella spinta propulsiva che molti hanno già scelto di cavalcare dotandosi di colonnine».

Studi e ricerche stanno trovando nuove tipologie di colonnine?
«Sulla falsariga di quanto sta succedendo nel mondo, anche il nostro team di Ricerca e Sviluppo si sta orientando verso un futuro sempre più̀ legato al concetto di V2 ossia vehicle to, verso tutte quelle tecnologie che amplificano il ruolo dell’auto elettrica, trasformandola in stazione di accumulo capace di interagire con la casa aprendosi ad un dialogo commutativo e bidirezionale dell’energia: dal fotovoltaico, all’elettrico, alla domotica. Questi sono i prodotti che stiamo finalizzando e che abbiamo presentato, riscuotendo grandissimo interesse anche da player esteri, all’ultimo Salone dell’Auto di Parigi».

L’auto elettrica come diventa la soluzione per combattere l’inquinamento?
«Partiamo dalla normativa europea sul clima con il conseguimento dell’obiettivo climatico dell’UE di ridurre le emissioni dell’UE di almeno il 55% entro il 2030: a livello ambientale, l’auto elettrica è chiaramente un validissimo aiuto rispetto all’auto endotermica. Infatti, essendo priva di terminali di scarico, l’auto elettrica non produce alcuna emissione di anidride carbonica durante la guida, il che riduce di molto l’inquinamento dell’aria con un bassissimo impatto ambientale. Non dimentichiamo, inoltre, il valore definito dalla sinergia con i sistemi di ricarica delle batterie delle auto elettriche con le fonti di energia rinnovabile e le potenzialità di riuso/recycle delle batterie delle auto a fine vita. È un nuovo mondo che arriverà per gradi: nel 2030, secondo il testo approvato dall’Europarlamento, le emissioni delle auto e dei veicoli commerciali dovranno essere tagliate rispettivamente del 55% e del 50%, implicando una produzione relativamente più elevata di veicoli elettrici».

Il settore trasporti in che modo andrebbe rivoluzionato a beneficio dell’ambiente?
«Qui è doveroso fare un distinguo tra i mezzi personali e quelli pubblici (spesso appartenenti alla branca Hard to abate e soggetti alle linee guida a sé stanti). Ma è chiaro che sarà la commistione dei due ambiti a fare la differenza e il mondo dei trasporti è uno dei pilastri della transizione che stiamo costruendo. Fondamentale, oltre all’adeguamento rapido e capillare ai parametri europei, sarà il supporto dato dal Governo all’elettrico – e al dialogo con altre energie pulite, come eolico e fotovoltaico – con le giuste incentivazioni; ma anche ripensare al concetto di possesso dell’auto personale, favorendo pratiche di sharing come il carpooling e promuovendo azioni virtuose nelle città, soprattutto per quanto concerne la mobilità e il trasporto cittadino».

Di Francesco Fravolini

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