Due diligence sulle batterie: a che punto sono le Case automobilistiche?
Un briefing di Transport & Environment ha valutato lo stato dell’arte dell’attuazione da parte dei produttori automobilistici europei degli obblighi di “dovuta diligenza” previsti dal regolamento UE sulle batterie.
Più volte s’è detto che la necessità di raggiungere la neutralità climatica al 2050 è un obiettivo non solo eminentemente ambientale, ma, proprio per questo, di rilevanza sociale ed economica.
Il settore dei trasporti e della mobilità è particolarmente interessato da questa urgenza e, non a caso, negli ultimi anni s’è dato un notevole impulso all’adozione di veicoli elettrici a zero e a basse emissioni.
Tuttavia, per decarbonizzare i trasporti è necessario garantire la massiccia disponibilità di batterie elettriche e che queste derivino da catene di fornitura sostenibili e responsabili.
A questo proposito il Regolamento europeo sulle batterie, contiene precise norme di due diligence a cui sono tenute le aziende produttrici, fornitrici e utilizzatrici in base alle quali le aziende dovranno identificare, mitigare e rendere conto dell’impatto sui diritti umani, sull’ambiente e sui cambiamenti climatici nelle filiere di fornitura di batterie al litio, nichel, cobalto e grafite presenti sul mercato UE.
Orbene, avvicinandosi l’entrata in vigore delle norme prevista per il prossimo agosto e in un momento in cui l’automotive europeo si confronta l’esigenza di sostenibilità e l’emergenza di una grave crisi strutturale Transport & Environment ha fatto il punto con un apposito briefing che esamina l’implementazione, da parte delle case automobilistiche, delle norme di due diligence previste dal Regolamento UE sulle batterie fino ad oggi, evidenziando esempi di buone pratiche e aree di miglioramento.
L’analisi, spiegano da Bruxelles, pur non essendo esaustiva, si basa su dati pubblicamente disponibili a partire dai dati dello Studio 2023 “Pedal to Metal” (nel quale T&E si chiedeva quanto fossero preparate le case automobilistiche europee alla trasformazione della filiera dei veicoli elettrici) e sui risultati emersi della terza edizione della classifica annuale sulle catene di fornitura del settore automobilistico, pubblicata da Lead the Charge e che valuta 18 delle principali case automobilistiche mondiali in base ai loro sforzi per eliminare emissioni, danni ambientali e violazioni dei diritti umani dalle loro catene di fornitura.
In estrema sintesi, dal briefing emerge che:
complessivamente, alcuni progressi si stanno compiendo; i Produttori di apparecchiature originali (OEM) hanno iniziato a implementare politiche per la catena di approvvigionamento e misure di trasparenza, preparandosi a soddisfare i requisiti di due diligence. Tuttavia, nonostante la maggior parte delle Case automobilistiche disponga di una qualche forma di valutazione del rischio; non tutte stanno valutando tutti i rischi necessari.
La svolta sarà quella di garantire che tutti i rischi vengano valutati lungo l’intera catena di approvvigionamento, al fine di attuare una mitigazione completa del rischio.
Se si guardano alle modalità di mitigazione dei singoli rischi ambientali, si è osservato che sono registrati anche alcuni progressi nelle diverse azioni, ad esempio progressi significativi nella divulgazione delle emissioni di gas serra, con la maggior parte delle case automobilistiche che dichiara le emissioni totali di gas serra di Scopo 3.
Progressi anche dal punto di vista dell’implementazione di sistemi di tracciabilità. Anche se non tutte le case automobilistiche tracciano i minerali delle loro batterie fino alla miniera, la maggior parte dispone di un qualche tipo di sistema.
Dal punto di vista delle problematiche e delle lacune: deforestazione e consumo di acqua sono aspetti da migliorare.
Politiche generali sulla deforestazione nelle catene di approvvigionamento delle Case automobilistiche sono state adottate, ma solo una Casa ha un impegno concreto e vincolato nel tempo.
Analogamente, sebbene le case automobilistiche in genere rendano noto il proprio consumo di acqua, non divulgano quello dei fornitori e un progresso in tal senso si tradurrebbe in una mitigazione del rischio.
Va detto, però, che dall’analisi effettuata da T&E risulta che la Case automobilistiche europee sono molto più avanzate nella loro preparazione rispetto ai produttori asiatici e che, anzi, aziende come BMW e Mercedes sono all’avanguardia in numerosi requisiti di due diligence.
A questo punto, con l’obiettivo di stimolare la Commissione Ue affinché sia garantita l’attuazione corretta delle norme di due diligence, T&E invita la Commissione stessa a:
– Mantenere il testo principale delle disposizioni sulla due diligence relative alla regolamentazione delle batterie evitando qualsiasi indebolimento degli obblighi e concentrandosi sulla semplificazione della rendicontazione.
– Definire le linee guida per l’attuazione degli obblighi di due diligence, secondo le migliori pratiche e in linea con gli standard internazionali esistenti, prima dell’entrata in vigore delle norme, garantendo al contempo che in tutti gli Stati membri siano presenti organismi notificati per verificare la conformità.
– Nel caso non fosse inevitabile ritardare l’entrata in vigore delle norme, considerare che tale rinvio non dovrebbe superare un anno.
– Stabilire criteri solidi e mirati per il riconoscimento dei programmi di due diligence, come previsto dal Regolamento.
I criteri devono garantire che i programmi possano essere riconosciuti solo se dimostrano piena conformità al Regolamento.
Di A. P.