STOP ALL’ILLEGALITÀ VIA LIBERA ALLA GESTIONE
Obiettivi: ottimizzare il recupero; prevenire la quantità di rifiuti; proteggere l’ambiente
Cataste di pneumatici esausti che sporgono dietro improvvisate cinte murarie e siepi occasionali a riparo di ciò che non deve essere visto; ignobili resti di criminali sepolture nei fondi agricoli e nelle cave dismesse, furtivi roghi di gomme che appestano l’aria, ma anche singoli abbandoni di chi sostituisce la muta di pneumatici approvvigionandosi alla grande distribuzione, senza contare il traffico illegale di chi commercia con partite di gomme vecchie da destinare all’incenerimento nei cementifici accondiscendenti, o peggio, all’inabissamento lontano da sguardi e controlli indiscreti… Addio! Dopo quasi 5 anni durante i quali la conclusione di qualsiasi Convegno, Seminario di Approfondimento o Focus sull’argomento “gestione dei PFU”, si concludeva quasi sempre con le frasi: “siamo ancora in attesa dei tempi e delle modalità attuative dell’obbligo di cui all’art. 228 del Testo Unico (D. Lgs. n. 152/2006)” e: “Dal Ministero ci assicurano che a breve sarà pubblicato il Decreto attuativo” (NdR: per la cronaca, il 2° comma del succitato articolo n. 228 prevedeva già nel 2006 che il MATTM avrebbe dovuto disciplinare tempi e modalità attuative con apposito Decreto “da emanarsi entro il termine di giorni centoventi dalla data di entrata in vigore della Parte IV del presente Decreto”), finalmente, è entrato in vigore il “Regolamento per la gestione degli pneumatici fuori uso (PFU)”.
La data storica, che amici dell’ambiente ed imprese di recupero/smaltimento ricorderanno con piacere è quella dell’8 giungo 2011, quando in Gazzetta Ufficiale n. 131 è apparso l’atteso D. M. del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, datato 11 aprile, ma in vigore dal 9 giugno! Obiettivi della norma: ottimizzare il recupero; prevenire la quantità di rifiuti; proteggere l’ambiente. Un lavoro non da poco, prefiggersi di intercettare il 100% degli pneumatici che ogni anno arrivano a fine vita in Italia, eliminando flussi illegali e non controllati di questo prezioso materiale. Flussi illeciti che non son pochi, a guardare le proiezioni effettuate da Legambiente ed Ecopneus (NdR: Società consortile costituita dai 6 principali produttori di pneumatici operanti in Italia, già da tempo pronta a partire con un sistema di raccolta capillare su tutto il territorio nazionale) nel Dossier “Copertone Selvaggio” presentato all’ultima edizione di ECOMONDO – Fiera di Rimini (novembre 2010). A scorrere le elaborazioni c’è di che rimanere basiti, tanto per il danno ambientale direttamente connesso alla mala gestione di questa particolare tipologia di rifiuti, quanto per l’indotto in termini di sottrazione monetaria alle finanze pubbliche e di materiali all’imprenditoria virtuosa. Sono infatti 2 i miliardi di Euro sottratti all’erario nel quinquennio preso in esame dal Rapporto (2005-2010), mentre ogni anno spariscono nel nulla oltre 100.000 tonnellate di PFU che rappresentano ¼ dell’immesso al mercato nello stesso arco di tempo. 1.049 le discariche illegali individuate nel lasso di tempo preso in esame, per una estensione spaventosa di 6.170.537 m2 (circa 800 campi da calcio) in cui convivono gli illeciti di piccoli operatori (gommisti, officine, trasportatori, intermediari) accanto a quelli della criminalità organizzata, in grado cioè di attivare canali di esportazione dai maggiori porti del Paese (16 le Regioni coinvolte nelle indagini) verso Cina, Hong Kong, Malesia, Russia, India, Egitto, Nigeria e Senegal. Se si prendono in esame le conseguenze economiche di tali traffici (dal mancato pagamento dell’IVA per le attività di smaltimento, vendita illegale di pneumatici, perdite causate alle imprese di trattamento, oneri per la bonifica dei siti illegali di smaltimento), per lo Stato, la perdita economica può essere quantificata in circa 143,2 milioni di Euro l’anno, di cui 140 milioni per il mancato pagamento dell’IVA sulle vendite e circa 3,2 milioni di euro per il mancato pagamento dell’IVA sugli smaltimenti; i mancati ricavi degli impianti di trattamento, costretti a lavorare a regimi ridotti a causa della fuoriuscita degli PFU dal ciclo legale, possono essere quantificati in almeno 150 milioni di Euro l’anno; i costi di bonifica delle discariche abusive di PFU sequestrate nel periodo, che solitamente sono a carico dei contribuenti, possono essere stimati in almeno 400 milioni di Euro.
Orbene, l’entrata in vigore del Regolamento dovrebbe porre un freno all’andazzo di sempre. Il principio che muove la norma è quello ormai assunto a premessa di qualsiasi azione normativa di indirizzo ambientale, ovvero: “chi inquina, paga”. Infatti, la gestione degli PFU è affidata ai produttori ed importatori laddove si prevede che ciascuna azienda interessata dalla normativa sia responsabile e garantisca la gestione di PFU per una quota corrispondente a quanto immesso sul mercato nell’anno solare precedente. Tale responsabilità può essere assolta direttamente dalla aziende o attraverso “strutture associate” (come la predetta Società senza scopo di lucro Ecopneus).
Dal 9 giugno parte, quindi, l’avvio di tutte le procedure e gli adempimenti organizzativi, mentre tra novanta giorni (NdR: 8 settembre) si entrerà nella fase gestionale vera e propria e sarà avviato il ritiro gratuito dei PFU presso oltre 30.000 tra gommisti, autofficine, sedi di flotte di veicoli su tutto il territorio nazionale e il successivo invio agli impianti di trattamento e/o di valorizzazione. Il sistema sarà sostenuto dal contributo ambientale che sarà richiesto al momento dell’acquisto del pneumatico nuovo. Per garantire ai cittadini la massima trasparenza, il contributo sarà riportato in fattura o sullo scontrino fiscale in apposita riga separata. Le tariffe saranno rese pubbliche a breve.
Per maggiori informazioni pubblichiamo, da pag. 14 a pag. 20, il testo del D.M. succitato e i relativi Allegati.