Emergenza smog: dopo i picchi della scorsa primavera, aria inquinata anche in autunno

Legambiente presenta i dati sulle città inquinate e punta il dito contro i ritardi di regioni e sindaci.

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A causa dei cambiamenti climatici e poi della mancanza di interventi strutturali da parte di regioni e sindaci, nel 2017 il picco di polveri sottili nell’aria è arrivato con largo anticipo, prima in primavera e poi in autunno.

Complici un ottobre quasi estivo e l’assenza di piogge, da gennaio a metà ottobre ben 25 le città hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera di oltre i 50 microgrammi per metro cubo previsto per le polveri sottili (PM10). Quasi tutte appartengono alle sole regioni del nord Italia (Piemonte Lombardia Veneto ed Emilia Romagna).
Bollino rosso per Torino (66 gg di superamento di PM10), Cremona (58 gg), Padova (53 gg), ma anche le altre città hanno comunque superato nella maggior parte dei casi già i 40 giorni di sforamento come nel caso di Frosinone (52gg di superamento) e Milano (50gg), nella città lombarda a metà ottobre era scattata l’emergenza con diversi giorni consecutivi di superamenti del PM10.

Poi si è cercato di ricorrere ai ripari, dato che in questi mesi sono stati messi in atto pochi interventi concreti nonostante, già da marzo, città come Torino, Alessandria, Asti, Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Venezia, Padova e Vicenza avessero ampiamente sforato il limite di 35 giorni.

È questa la denuncia di Legambiente che, nell’edizione straordinaria di Mal’aria “L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo”, oltre a fare il punto sull’aria inquinata con i primi dati sul PM10, ha accusato pesantemente sindaci e regioni di non aver messo a punto misure concrete nei rispettivi Piani di risanamento e attraverso le delibere stagionali anche alla luce del Piano antismog, firmato dal Ministero dell’ambiente con Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto a fine giugno.

Non è un caso che ogni anno proprio in queste regioni i cittadini siano le prime “vittime” dell’emergenza polveri sottili.
Per Legambiente tali ritardi sono inaccettabili in quanto si traducono in oltre 60.000 morti l’anno a causa dell’esposizione ad inquinamento da polveri sottili (PM 2,5), ossidi d’azoto (NO2) e ozono (O3).

“Per fronteggiare l’emergenza cronica dello smog, che risente sempre più dei cambiamenti climatici – ha dichiarato la Presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni servono interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale sia a livello locale e regionale. Il protocollo antismog, firmato a giugno, se da una parte ha cercato di uniformare le strategie antinquinamento dei piani regionali e dei provvedimenti d’urgenza, dall’altra parte da solo non basta e non può riguardare solo le Regioni più inquinate del Nord Italia dato che il problema smog riguarda tutte le città d’Italia. Per questo è importante che venga esteso anche alle altre regioni della Penisola, ma allo stesso tempo è importante che vengano attuati interventi e misure coraggiose con un ripensamento delle città come spazi urbani. Al nostro governo, ai presidenti di Regione, come a molti sindaci, chiediamo di abbandonare atteggiamenti lassisti e di fare diventare il tema della qualità dell’aria davvero una priorità, altrimenti continueremo a condannare i cittadini italiani a respirare aria inquinata”.

Tra le altre questioni che Legambiente solleva nel report, c’è poi il blocco della circolazione dei diesel Euro 2 e delle auto a benzina Euro 1, lamentando la mancanza di controlli e multe nei confronti dei trasgressori.
L’ANCI e i Comuni hanno chiesto da tempo alle Regioni e al governo di essere dotati di strumenti e modalità di controllo.
Ad esempio, Bergamo, uno dei pochi comuni che effettuano i controlli, ha predisposto squadre di vigili che registrano i passaggi con telecamere e costosi software di riconoscimento validati dal Ministero dei Trasporti.

E i vecchi motori a benzina, GPL o metano? Inquinano un po’ meno dei vecchi diesel, ma pur sempre di più delle auto più moderne.
I vecchi sistemi di blocco ne tenevano conto: quando si bloccavano gli Euro 2 diesel, il blocco valeva anche per gli Euro 0 benzina. Così avrebbe dovuto essere oggi: Euro 3 diesel insieme agli Euro 1 benzina. Si tratta di auto che hanno vent’anni!
La regione Emilia-Romagna ne ha tenuto conto, la Lombardia (come il Veneto) ha sovrapposto le nuove misure previste per il 2018 alle vecchie senza criterio logico, anche nell’applicazione geografica: le vecchie misure si applicano ai comuni appartenenti ad aree geografiche (ad esempio attorno a Milano), quelle nuove solo in funzione della popolazione (30 mila abitanti).
Un pasticcio secondo Legambiente.

Ma ci sono anche le buone pratiche.
Se tra le Regioni, la sola a fare la sua parte è l’Emilia Romagna, per fortuna qualcosa si muove tra le amministrazioni comunali.
Firenze si conferma in prima fila nella mobilità elettrica ed in condivisione, lanciando nelle scorse settimane due innovativi servizi, Mobike e Adduma, e a Milano i due nuovi servizi di bike sharing free floating sono un successo con 12.000 biciclette, 72 spostamenti al giorno e qualche burlone che le ha appese agli alberi o buttate nei navigli.

Purtroppo i buoni esempi in Italia sono pochi e Legambiente torna a ribadire che, per liberare le città dalla cappa dello smog, è fondamentale il ruolo delle Regioni nel predisporre piani e misure e nuovi fondi da destinare a progetti innovativi, a partire dal settore della mobilità.

Se davvero si vogliono rilanciare i centri urbani oggi in forte sofferenza e indietro rispetto agli altri Paesi europei, non si può più perdere tempo ed è urgente definire politiche che ridisegnano anche le città urbane in maniera più sostenibile, mettendo a sistema quanto già è stato fatto di positivo.


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