Per l’Acea i target europei post 2020 sulla CO2 sono utopici

Per ridurre le emissioni sono necessarie auto elettriche economiche e una rete di ricarica efficiente.

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Accessibilità economica per i consumatori, disponibilità di un’infrastruttura efficiente e attenzione agli impatti socio-economici.

Sono queste le preoccupazioni manifestate dall’ACEA (Associazione europea dei costruttori di automobili) un mese prima delle votazioni chiave sui futuri obiettivi di CO2 per le auto al Parlamento europeo e alcune settimane prima delle discussioni tra i Ministri dell’Ambiente dell’UE.
Pur ribadendo il loro impegno alla decarbonizzazione, i membri dell’ACEA (Associazione europea dei costruttori di automobili) non nascondono le loro perplessità sulle conseguenze di una transizione mal gestita all’interno di un contesto geopolitico allarmante e di un pesante programma legislativo.

Sebbene le future riduzioni di CO2 dipendano fortemente dalle vendite di auto ad alimentazione alternativa, l’accessibilità economica resta ancora un importante ostacolo per molti europei dato che in pochi riescono a permettersi una vettura elettrica.

Gli ultimi dati rilasciati dall’ACEA mostrano infatti che l’85% di tutte le auto elettriche sono vendute in soli 6 paesi dell’Europa occidentale dove il PIL pro-capite è particolarmente alto.
Per contro, nei paesi con un PIL pro-capite inferiore a 18.000 euro, come quelli dell’Europa centrale e orientale, la quota di mercato delle auto elettriche rimane prossima allo zero.

Per l’ACEA questo è un problema serio, soprattutto considerando la proposta della Commissione europea di fissare un target per la vendita di auto elettriche in tutta Europa, al 15% entro il 2025 e al 30% entro il 2030.

“Esiste chiaramente un enorme divario in Europa tra le attuali vendite di auto elettriche a batteria e gli obiettivi della Commissione. – ha dichiarato Carlos Tavares, Presidente e CEO di PSA Group – In base a questa proposta, dovremmo passare da meno dell’1% delle vendite attuali al 30% nel giro di meno di 12 anni. Poiché il mercato è essenzialmente guidato dai clienti, gli obiettivi di CO2 devono essere realistici, tenendo conto di ciò che le persone possono realmente permettersi”.

Oltre all’accessibilità economica, anche una buona infrastruttura di ricarica e di rifornimento in tutta l’UE è una condizione fondamentale per vendere veicoli sostenibili.

I nuovi dati ACEA mostrano che, dei circa 100.000 punti di ricarica disponibili attualmente, il 76% è concentrato solo in quattro paesi: Paesi Bassi, Germania, Francia, Regno Unito.
Paradossalmente, un paese come la Romania, che è circa 6 volte più vasto dei Paesi Bassi, conta appena 144 punti di ricarica (lo 0,1% del totale UE).

“Critichiamo la proposta della Commissione – ha continuato Tavaresanche perché non collega la disponibilità attuale di infrastrutture agli obiettivi futuri, in quanto questi due elementi vanno di pari passo. Chiediamo quindi che la normativa includa un ‘ritorno alla realtà’ a medio termine per valutare la disponibilità di infrastrutture e la maturità del mercato”.

Infine, secondo Tavares, una transizione precipitosa potrebbe avere impatti socio-economici non previsti, soprattutto nell’industria automobilistica dove lavorano oltre 12 milioni di persone, pari al 5,7% della popolazione occupata dell’UE.

“Il nostro settore vuole muoversi il più velocemente possibile verso veicoli a emissioni zero. – ha concluso TavaresTuttavia, tutti i membri di ACEA devono trasformare le loro aziende a un ritmo gestibile e che protegga la loro redditività a lungo termine in un ambiente globale competitivo e feroce”.


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