Il futuro dell’automotive tra ambiente ed economia.

Nel corso di una conferenza stampa ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE hanno fatto il punto dell’automotive nazionale dopo un anno di pandemia e hanno chiesto al Governo misure per favorire il settore e la transizione verso la mobilità del futuro.

È un appello condiviso al sostegno del settore automotive, non solo per conservarne il valore strategico in termini di occupazione, know how ed economia, ma altresì per favorirne lo sviluppo e l’avanzamento in chiave green quello lanciato lo scorso 24 marzo dalle tre Organizzazioni che rappresentano il settore dei veicoli a motore; ANFIA (per i marchi nazionali), UNRAE (per le Case estere) e FEDERAUTO (che rappresenta i concessionari), nel corso di una Conferenza Stampa congiunta il cui esito è stato riassunto nella proposizione: “L’Automotive alla guida della transizione ecologica”.

La Conferenza è stata l’occasione per ribadire la necessità, ad un anno dagli imponenti effetti subiti dal settore a causa della pandemia da Covid-19, di misure urgenti e programmatiche a medio e a lungo termine per guidare il mercato nella direzione ormai intrapresa a livello globale della mobilità elettrica, senza dimenticare la spinta sull’acceleratore degli investimenti necessari per la diffusione delle nuove tecnologie (soprattutto quelle in materia di automazione e connettività fra autoveicoli e infrastrutture), nonché l’implementazione e la diffusione delle reti di ricarica (pubbliche e private) anche per l’idrogeno.

Misure urgenti, che riguardano non solo nuovi strumenti di politica industriale, ma anche il rifinanziamento degli incentivi in esaurimento, la riproposizione, fino al 2026 del cosiddetto ecobonus e l’introduzione di ulteriori incentivi capaci di stimolare il rinnovo del parco circolante nel segmento dei veicoli commerciali e in quello dei veicoli adibiti al trasporto pubblico.

Accanto a ciò, le Organizzazioni del settore automotive hanno chiesto al Governo l’avvio di una generale riforma fiscale nel settore con interventi a sostegno delle imprese che detengono flotte o auto aziendali, così come per una auspicabile rimodulazione della tassa di circolazione da commisurare sempre più al fattore green.

Una strategia per controbilanciare e superare i numeri di un anno incredibile e totalmente imprevisto dal punto di vista delle immatricolazioni:
-27,9% autovetture,
-15,1% veicoli commerciali,
-14,4% veicoli industriali,
-21,7% rimorchi e semirimorchi,
-24,8% di autobus.
Il tutto appena mitigato dalle misure di incentivazione e comunque a fronte di oltre 100 milioni di ore di cassa integrazione, più del doppio rispetto all’anno precedente.

Proprio sulle misure di incentivazione all’acquisto le tre Organizzazioni hanno posto l’accento ricordando come queste ultime, hanno costituito una reazione positiva al “cigno nero” della pandemia, imprimendo un impulso notevole alla svolta green della mobilità e alla sostituzione del parco auto nazionale: lo scorso anno, infatti, sono state rottamante 125.000 autovetture.

E tuttavia, hanno ricordato, c’è ancora parecchio da fare dal momento che il nostro Paese detiene uno fra i parchi auto circolanti più vetusti del vecchio continente: 11,5 anni di media contro gli 8 del Regno Unito e i 9 di Germania e Francia; senza contare che, in Italia, l’età media dei veicoli industriali è di 13,6 anni, quella dei veicoli commerciali, 12,5 anni e quella degli autobus 12 anni!

La necessità di un piano strategico nazionale per l’intera filiera automotive, secondo ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE, non può che iniziare a partire dal rifinanziamento per l’anno in corso, degli incentivi per i veicoli commerciali e di quelli per le autovetture.

La mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. – ha dichiarato Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA – Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori: rafforzare e semplificare gli strumenti di politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva; sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una rinnovata offerta di servizi formativi; si estenda il Piano Transizione 4.0, si favoriscano l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity. Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale – infrastrutture per l’idrogeno, tecnologie vehicle-to-grid e smart road. Queste proposte devono concorrere alla creazione di un piano che comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia”.

Secondo Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di FEDERAUTO: “Il 2020 ha avuto impatti significativi sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente -25%) e un azzeramento della redditività aziendale. Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte dell’anno, attraverso gli incentivi destinati alla domanda, ha consentito di arginare le perdite ma la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto. La quota delle auto aziendali sul mercato italiano è la più bassa (36%) se confrontata con quella di Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%), Francia (53,1%) e Spagna (49,8%) e un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’IVA per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green, non è più rinviabile. Inoltre, nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore automotive risultano imprescindibili una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto”.

Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, ha affermato: “Da anni le Case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese. Per questi motivi – ha sottolineato – ribadiamo la richiesta alle Istituzioni di rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2. Senza dimenticare i comparti del trasporto merci e persone per i quali è indifferibile l’incremento delle risorse per il rinnovo delle flotte dei veicoli industriali e del parco autobus, con graduale spinta verso le alimentazioni alternative. Infine, è assolutamente urgente modificare la normativa vigente sulle autovetture aziendali in fringe benefit, adeguandola ai nuovi valori di emissione di CO2 in WLTP.”

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