Direttiva ELV: pubblicata una valutazione della norma Ue in vista della sua prossima revisione.

Il documento del gruppo di lavoro della Commissione europea ha valutato positivamente efficienza ed efficacia della norma, ma rimangono alcuni aspetti problematici così come la necessità di adattare la Direttiva alle politiche ambientali ed economiche per il futuro dell’Ue.

 

Lo scorso 15 marzo la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea ha reso noto che la stessa Commissione ha pubblicato una valutazione della Direttiva sui veicoli fuori uso (Direttiva ELV – 2000/53/Ce), che fornisce una panoramica di ciò che è stato fatto ai sensi della direttiva per garantire una migliore raccolta, trattamento e riciclaggio dei veicoli fuori uso e, al contempo, apre la strada alla revisione della Direttiva stessa, prevista per il 2022.

Tale Direttiva, emessa con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto dei veicoli fuori uso sull’ambiente e che stabilisce, pertanto, precise restrizioni all’uso di sostanze pericolose nelle auto nuove, obblighi relativi alla raccolta e al trattamento dei veicoli fuori uso, nonché obiettivi-target di  riutilizzo/recupero e riutilizzo/riciclaggio in peso, di fatto, non è mai stata modificata in modo sostanziale dalla sua adozione, ormai 20 anni fa.

Ebbene, la valutazione del Gruppo di lavoro della Commissione, tiene conto delle evoluzioni intercorse nel frattempo nel settore soprattutto per quanto concerne la quota crescente di rifiuti di plastica e rifiuti elettronici, che riflette il crescente utilizzo di materiali leggeri ed elettronica nelle auto nuove e la cui gestione di materiali e componenti presenta sfide specifiche per il loro recupero e riciclaggio dai veicoli fuori uso; ma anche il fatto che il crescere della domanda di EV in UE contribuirà ulteriormente a questa tendenza e porterà nuove sfide considerevoli per il settore ELV.
Senza contare che le varie misure messe in campo dai Governi per mitigare l’impatto della pandemia sul settore automotive, favoriranno l’accelerazione verso una transizione alla mobilità elettrica.

Tenendo conto dello stato dell’arte (circa 11 milioni di veicoli che ogni anno lasciano lo stock dei veicoli immatricolati nell’UE), degli obiettivi del Green Deal Europeo e della recente Direttiva Quadro sui rifiuti e altri flussi di rifiuti, il documento della Commissione propone una analisi della Direttiva prendendone in esame: l’efficacia, l’efficienza, la rilevanza, la coerenza e il valore aggiunto dell’UE.

Ebbene, sul primo aspetto, secondo la Commissione, la Direttiva ELV si è dimostrata “efficace nel raggiungimento di molti dei suoi obiettivi iniziali; in particolare l’eliminazione delle sostanze pericolose dalle automobili, l’aumento dei punti di raccolta per i veicoli fuori uso, il raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclaggio”.

Resta però il problema dei cosiddetti “veicoli mancanti”, ben il 35% circa di tutti i veicoli cancellati ogni anno.

Di fatto, sottolineano da Bruxelles, solo “circa 6,5 ​​milioni di veicoli fuori uso sono segnalati per essere trattati secondo la direttiva ELV, circa 4 milioni di veicoli all’anno rimangono in luoghi sconosciuti, con il rischio che una grande proporzione di loro non venga trattata secondo i requisiti della direttiva ELV quando raggiungono il fine della loro vita”.
Le cause sono da riscontarsi nelle carenze nei sistemi nazionali di immatricolazione dei veicoli, nella mancanza di interconnessione tra gli Stati membri in materia di immatricolazione e cancellazione dei veicoli, nonché nel trattamento illegale e nell’esportazione di veicoli fuori uso.

Non solo, la Commissione ha riscontrato non del tutto realizzate le “disposizioni della direttiva ELV che incoraggiano la progettazione di nuovi veicoli per facilitarne lo smantellamento e il riciclaggio, nonché l’uso di materiali riciclati” e, ancora: “Le disposizioni che impongono ai produttori di automobili di mettere a disposizione e condividere le informazioni sui materiali e sui componenti contenuti nei veicoli sono state criticate per essere insufficienti ad aiutare adeguatamente le aziende dei settori della riparazione, dello smantellamento e del riciclaggio che svolgono le loro attività”.

Se la maggior parte degli Stati membri ha riferito di aver raggiunto gli obiettivi-target di riutilizzo/recupero e riutilizzo/riciclaggio, perdurano, però diverse opzioni disponibili per la rendicontazione di tali obiettivi, il che, implica che la loro qualità varia tra gli Stati membri facendo sorgere dubbi sulla comparabilità dei risultati stessi.

Inoltre, valuta il documento: “il calcolo si basa sul peso complessivo dei veicoli, che non fornisce un incentivo a riciclare materiali oltre ai rifiuti metallici, e si traduce in un recupero e un riciclaggio non ottimali di vetro, plastica o materie prime critiche”.
Ulteriori carenze sono state rimarcate nella definizione di riciclaggio e nell’assenza di obiettivi separati per il riutilizzo

Sul punto dell’efficienza, ivi intesa dai punti di vista economico e ambientale, la Direttiva è stata valutata positivamente avendo essa contribuito a diminuire le quantità di materiali inquinanti dispersi nell’ambiente e avendo contribuito altresì a consolidare il settore della demolizione e del riciclo ELV in Ue, fornendo ai consumatori la possibilità di smaltire i loro veicoli fuori uso gratuitamente.

Sul punto della rilevanza, Bruxelles ha ricordato che dall’ambito di applicazione della Direttiva ELV sono esclusi circa 45 milioni di veicoli, ad es. motocicli e autocarri: “che non sono soggetti ad alcuna disposizione specifica riguardo a come dovrebbero essere trattati a fine vita”.

Analogamente, secondo la Commissione, la 2000/53/CE: “non è adatta a garantire un alto livello di recupero e riciclaggio di materiali preziosi sempre più utilizzati, come oro, argento, palladio, tantalio e altri metalli delle terre rare, contenuti nei componenti elettrici ed elettronici. Questo è anche il caso della plastica o della plastica rinforzata con carbonio”.

Dal punto di vista della coerenza la valutazione della Commissione si è concentrata sulla necessità che la Direttiva ELV sia sempre più aderente al Green Deal europeo e al Piano d’Azione per l’Economia Circolare, in particolare nella progettazione ecocompatibile dei veicoli per facilitare il riutilizzo, la rigenerazione e il riciclaggio, nonché per la promozione di soluzioni più ambiziose e specifiche.

Analogamente, è stata sottolineata la necessità di coerenza della norma comunitaria con le politiche dell’UE sui cambiamenti climatici e contro l’inquinamento atmosferico, che stanno guidando l’evoluzione nella produzione dei veicoli e accelerando la transizione del settore ai modelli elettrici.

Tuttavia, la Commissione ha anche rimarcato che: “A differenza di altre normative specifiche sui flussi di rifiuti, non esiste un sistema di responsabilità del produttore completamente esteso stabilito dalla direttiva ELV, il che significa che il ruolo svolto dai produttori nel finanziamento dei costi di gestione dei veicoli fuori uso rimane poco chiaro”.

Ulteriori elementi di coerenza sono stati individuati nel collegamento fra la Direttiva ELV e la  futura legislazione dell’UE sulle batterie; aspetto “fondamentale per garantire la complementarità nel riciclaggio delle batterie e il suo collegamento con altre parti e componenti dei veicoli”, così come nella necessaria, maggiore, coerenza con le norme europee sull’immatricolazione e l’omologazione dei veicoli.

La valutazione dell’ultimo fattore preso in esame, ovvero, il Valore aggiunto dell’UE è stato riscontrato nella creazione di un quadro normativo europeo di riferimento: “che ha garantito il buon funzionamento del mercato interno per il settore automobilistico in generale ed evitato distorsioni della concorrenza nell’UE”.

A questo punto gli elementi presentati nella valutazione della Direttiva ELV andranno a confluire nella prossima revisione della stessa, attesa per il 2022 in una apposita proposta legislativa.

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