Il bioetanolo è la nuova frontiera per i trasporti?

Secondo AssoDistil la strada da percorrere è quella di utilizzare il bioetanolo sostenibile che non necessita di nuove infrastrutture: un biocarburante 100% rinnovabile in grado di ridurre le emissioni di almeno il 75% rispetto ai carburanti fossili.

Il bioetanolo è la nuova frontiera economica, diventa una valida alternativa alla benzina, rivoluziona il mondo dei trasporti.
È convinta di questa rivoluzione energetica AssoDistil, Associazione Nazionale Industriale Distillatori di Alcoli e Acquaviti.

«Giacché il bioetanolo è probabilmente l’unico biocarburante miscelabile con la benzina, AssoDistil stima che l’adozione di questa norma possa tradursi in una quota di questo prodotto pari ad almeno 55ktonn/a nel 2023 ed almeno 320 ktonn/a nel 2025 e che sostituirà uguali quantità di fonti fossili».

Ed è proprio per questo motivo che possiamo immaginare un serio sviluppo di una nuova industria, decisamente rispettosa dei criteri di sostenibilità e circolarità. Sempre secondo AssoDistil la strada da percorrere è quella di utilizzare il bioetanolo sostenibile, risorsa già disponibile in Italia, che non necessita di nuove infrastrutture: un biocarburante 100% rinnovabile in grado di ridurre le emissioni di almeno il 75% rispetto ai carburanti fossili.

Analisi del settore
È interessante conoscere le ricadute economiche emerse da uno studio europeo condotto dalla European Climate Foundation.
«Le ricadute ambientali, economiche ed occupazionali dello sviluppo del bioetanolo in Europa, evidenziano come i carburanti convenzionali possano essere sostituiti con biocarburanti avanzati fino al 16% senza impattare su altre filiere esistenti. La produzione di biocarburanti avanzati – si legge nel Documento – comporterebbe la costruzione di circa 150 impianti per un investimento di oltre 10 miliardi di euro e la creazione di 160mila posti di lavoro, tra diretti e indiretti, temporanei e permanenti. Non solo. L’immissione in consumo di questi biocarburanti avanzati consentirebbe la riduzione di almeno il 60% delle emissioni, senza dimenticare la creazione di 300mila nuovi posti di lavoro nel settore agricolo, il quale beneficerebbe di 15 miliardi di euro/anno di reddito integrativo. Per l’Italia, a fronte di una domanda sicura di almeno il 10% di bioetanolo nella benzina entro il 2030, compresa una strategia di incentivi pubblici per la realizzazione degli investimenti, si potrebbe prevedere la realizzazione di almeno 15 nuovi impianti con la conseguente mobilizzazione di circa 1,5 miliardi di euro di investimento, 16mila nuovi posti di lavoro nell’industria, senza dimenticare 30mila lavoratori impiegati nella filiera agricola con un’integrazione complessiva al reddito di circa 1,5 miliardi. Tutto questo deve essere aggiunto alla possibilità di utilizzare parte degli oltre 3 milioni di ettari di terreni inattivi in Italia, al fine di coltivare la materia prima per la produzione di bioetanolo avanzato».

Come ottenere il bioetanolo
Il bioetanolo si ottiene anche dagli scarti agro-alimentari (bioetanolo avanzato) ed è compatibile con gli attuali motori delle automobili, senza prevedere costose infrastrutture, come accade per altri vettori energetici.

Il bioetanolo è miscelabile con la benzina senza necessità di interventi sulle vetture circolanti fino ad almeno il 10%, standard già utilizzato nei maggiori Paesi dell’Unione Europea.

Il bioetanolo viene prodotto in Italia da filiere certificate sostenibili che utilizzano residui agricoli: vinacce, fecce, biomasse no-food dedicate e scarti agroindustriali. È pertanto possibile una conversione industriale della petrolchimica verso una chimica verde, la quale in Italia presenta autentiche eccellenze poiché siamo stati i primi al mondo a sviluppare una tecnologia per la produzione di bioetanolo a partire da cellulosa.

Di Francesco Fravolini

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