Mercato auto: trend nazionale e prospettive secondo UNRAE

Mercato auto italiano in crescita, ma ancora troppo distante dai numeri del 2019. Secondo UNRAE occorre rivedere le misure di incentivazione per svecchiare il parco auto circolante e promuovere una vera transizione all’elettrico.

È una fotografia in chiaroscuro quella scattata da UNRAE e presentata il 12 dicembre a Roma in occasione di una Conferenza stampa nella quale si sono prospettati i prossimi scenari nazionali ed europei dell’automotive e il futuro della mobilità.

Il dato che più salta all’occhio, fra quelli presentati, riguarda la doppia lettura dell’andamento del mercato auto in Italia, in crescita, sì, e anche a doppia cifra da ben 11 mesi consecutivi.

Eppure, l’aumento della domanda non è bastato a recuperare la perdita complessiva dei volumi immatricolati ingenerata dal 2020 in poi a causa della pandemia e dei suoi effetti in termini di stop alla produzione, crisi dei semiconduttori e riduzione degli acquisti, senza contare la generale crisi di mercato.

I dati di novembre parlano chiaro nonostante una crescita mensile del +16,5% il mercato auto nazionale segna ancora -18,1% rispetto al livello pre pandemia, pari a una differenza in negativo di 321.000 unità.

E, d’altro canto, il futuro non sembra offrire spiragli di miglioramento dal momento che, secondo gli analisti, l’orizzonte è quello della stagnazione fino al 2027 allorquando pur stimando 1,8 milioni di immatricolazioni, il mercato sarà ancora inferiore agli oltre 1,9 milioni registrati nel 2019.

Secondo l’UNRAE, i dati restituiscono un quadro del settore automotive poco incoraggiante, incupito vieppiù da una narrazione più improntata alla paura nei confronti della transizione ecologica e delle sue tempistiche di attuazione con chiaro riferimento al 2035 e allo stop dei motori a combustione tradizionali.

Nell’invitare a superare questa visione, il Presidente UNRAE, Michele Crisci ha ricordato che “La transizione significa anche creare nuovi posti o riconvertire quelli esistenti, attrarre investitori esteri e nuovi impianti produttivi”.

Di qui la necessità di implementare un dialogo: “ma non per restare immobili o per difendere tecnologie che saranno presto obsolete, altrimenti il rischio è di restare legati al futuro dell’immobilità, quando invece il futuro della mobilità è ricco di opportunità”.

Il 2035 è stato ingiustificatamente demonizzato – ha affermato Crisci – ma è sufficientemente lontano per pianificare con efficacia lo sviluppo e la riconversione dell’automotive in Italia, verso le nuove tecnologie motoristiche e di sistemi software per la nuova mobilità”.

L’impegno, in questo senso è dovuto al: “rispetto verso i 1,25 milioni di addetti di un settore che produce ancora un fatturato equiparabile al 20% del Pil e un gettito fiscale di 76,3 miliardi di euro”. Senza dimenticare che il 64,5% del fatturato dell’industria componentistica italiana proviene da vendite a costruttori stranieri associati all’UNRAE o loro fornitori.

Uno sguardo più ampio al mercato europeo e a quello globale è stato quello proposto da Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE, che ha spiegato come, a fine anno, il mercato auto potrebbe arrivare a 85,2 milioni di unità (con un incremento del +8,0%) a livello globale e 14,5 milioni (per una crescita del +11,3%) in Europa.

In questo contesto, ha sottolineato, le stime intravedono una crescita parallela dei veicoli elettrici in entrambi i segmenti BEV (Battery Electric Vehicle) e PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) che nel mondo dovrebbero toccare 14,1 milioni di unità (+34%) e una quota di mercato del 16%, mentre in Europa (considerato il complesso dei 27 mercati dell’Unione + Paesi EFTA + Regno Unito), i 3,1 milioni (+15%) con una quota del 21,4%.

Numeri che, tuttavia, non trovano riscontro con quanto avviene nel nostro Paese dove le auto a batteria sono ferme al 3,9%; quota ampiamente superata dai Paesi del Nord Europa (39,4%), ma anche dalla media del risultato degli altri 3 major-market (15,5%) e, infine, dagli altri Paesi Ue (11,9%).

La spiegazione di un tale gap rispetto agli altri mercati europei, ha spiegato il DG UNRAE è da ricercarsi non tanto in una questione di reddito dei consumatori: “visto che diversi paesi con Pil pro-capite inferiore al nostro hanno una quota di BEV che va dal 17% del Portogallo al 10,6% della Romania, fino al 4,6% della Grecia, contro il nostro 3,9%”.

Piuttosto, se il rinnovo del parco auto circolante (fra i più vecchi d’Europa con una età media di 12,5 anni contro gli 11 di Francia, i 10,1 della Germania e gli 8,7 del Regno Unito), stenta a virare verso le nuove immatricolazioni a zero o a basse emissioni e, non a caso, da tempo si assiste ad un aumento dell’usato, così come proprio la CO2 media su nuove immatricolazioni non scende dal 2021, la causa, secondo Cardinali, è da ricercarsi nello schema degli incentivi: “che non sta funzionando e a fine anno presenterà un avanzo del 72,5% dei fondi disponibili per le vetture 0-60 g/Km.

Pertanto l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri chiede di riportare al 2024, per le prime due fasce di emissione (0-20 e 21-60 g/Km), i fondi inutilizzati per incentivi alle autovetture, oltre 600 milioni di euro, modificando le attuali regole con opportuni correttivi.

In questo senso, ad esempio, con l’inclusione di tutte le persone giuridiche, l’aumento price-cap e l’aumento dei contributi unitari per le elettriche e plug-in, nel 2024 potrebbero essere incentivate circa 300.000 auto da 0-60 g/Km, senza avanzo di fondi.

Analogamente, secondo l’Associazione, lo schema degli incentivi dovrebbe essere rivisto anche per i veicoli commerciali eliminando l’obbligo di rottamazione per l’acquisto di veicoli elettrici, ed estendendo l’incentivo ad alimentazioni diverse dall’elettrico.

Inoltre, fra le “ricette” individuate per uscire dall’impasse è stata sottolineata la necessità di un fondo ad hoc pluriennale per il rinnovo del parco dei veicoli industriali (appositamente previsto dal Governo) elevando il contributo per l’acquisto di veicoli a 0 emissioni.

Una misura simile dovrebbe essere adottata anche per accelerare la sostituzione degli autobus più vecchi e inquinanti, sia per il Trasporto Pubblico Locale che per quello turistico.

 

Foto di Arturo Mesta da Pixabay

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