A dicembre, in Italia, piccolo aumento delle auto elettriche a batteria

Tuttavia, nonostante i dati positivi registrati durante l’anno il nostro Paese è ancora fanalino di coda fra i maggiori mercati dell’Ue nel segmento delle auto elettriche a batteria. C’è attesa per i nuovi incentivi.

 

Con poco più di 220.188 auto elettriche a batteria (BEV) circolanti in Italia al 31 dicembre 2023, l’anno si è chiuso con un incremento delle immatricolazioni di full electric pari a +35,11% rispetto allo stesso periodo 2022.

Lo affermano da Motus-E è la prima associazione italiana che rappresenta gli stakeholders del mondo accademico e dell’associazionismo ambientale e d’opinione che operano per favorire la transizione del settore nazionale dei trasporti verso l’adozione massiva di mezzi sostenibili, promuovendo la mobilità elettrica e divulgandone i benefici connessi alla tutela ambientale.

In dettaglio nell’ultimo mese dell’anno sono state immatricolate 6.798 BEV contro le 4.530 del dicembre 2022 (+50,07%), conseguentemente la quota di mercato delle auto elettriche pure è salita al 6,09% lo scorso mese rispetto alla precedente valutazione di dicembre 2022 allorquando si era al 4,30%.

Se si guarda ai dodici mesi le immatricolazioni di auto elettriche a batteria sono state 66.276, con una quota di mercato che è arrivata al 4,22%, contro la precedente 2022 del 3,71% (pari a 49.053 unità).

I numeri, tutti positivi e segno di una indiscutibile ripresa del mercato auto nazionale dopo le battute di arresto degli anni scorsi in conseguenza degli effetti della pandemia, nascondono, tuttavia, un quadro molto differente dell’andamento del mercato BEV nazionale rispetto agli altri maggiori mercati dell’Unione.

Mentre, infatti, in Francia, Germania e Spagna le immatricolazioni di auto elettriche a batteria aumentano costantemente – prova ne sono le rispettive quote di mercato registrate nel periodo gennaio-novembre 2023 pari a: 16,4%; 18,1%; 5,6% – nel Bel Paese stentano a superare il livello raggiunto nel 2021, ovvero, 4,1% (appena superato con il dato di dicembre).

E, non a caso, se si guarda alle dimensioni del mercato nazionale relativamente alle diverse alimentazioni, si può osservare che lo scorso anno quasi la metà delle nuove immatricolazioni (46,8%) hanno riguardato benzina (28,5%) e diesel (17,8%), mentre le mild hybrid hanno rappresentato il 25,9% del mercato, le ibride il 10,1% e le ibride plug-in il 4,4%.

A questo punto, secondo l’Associazione, l’anno che si è appena aperto: “può e deve essere l’anno del cambio di passo per il mercato auto italiano” purché si riescano a superare, da un lato, la grande apprensione tra gli attori della filiera e, dall’altro, la tanta confusione tra i cittadini; entrambi i fattori ingenerati dal fatto che: “all’annuncio della rimodulazione degli incentivi auto non è seguita una tempestiva formalizzazione della disponibilità delle risorse, il che rischia da un lato di creare il caos tra gli operatori, che non hanno ancora informazioni sulla nuova piattaforma per l’ecobonus, e dall’altro di paralizzare il mercato, perché i potenziali acquirenti sono naturalmente portati ad attendere le nuove agevolazioni prima di decidere come muoversi.

Ulteriore elemento di criticità rimarcato da Motus-E è: “il permanere di un cap di prezzo per le auto elettriche incentivabili incomprensibilmente più basso di quello delle ibride plug-in”.

A questo punto stante l’annuncio circa l’attesa riformulazione degli incentivi si aspetta un aumento del differenziale tra il bonus per le auto elettriche e quelle endotermiche e un potenziamento del canale delle flotte aziendali; soluzioni che potrebbero stimolare la domanda dei consumatori privati e delle imprese, senza contare lo stimolo ulteriore al nuovo mercato dell’usato a zero emissioni.

Vale osservare però – sottolineano dall’Associazione – che proprio il già citato cap di prezzo potrebbe limitare gli effetti dell’importante apertura sulle flotte”.

A questo punto, conclude Motus-E, occorre passare dall’annuncio ai fatti concreti, altrimenti il rischio sarà quello di una pericolosa paralisi del mercato, senza contare, aggiungiamo, il rischio ulteriore di essere ancora fanalino di coda in Europa nella transizione verso una mobilità più sostenibile.

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