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Gli Autodemolitori scendono in piazza, a Roma, il 10 dicembre - Notiziario Autodemolitori

Gli Autodemolitori scendono in piazza, a Roma, il 10 dicembre

L’obiettivo della manifestazione in Piazza di Montecitorio è quello di portare all’attenzione del Parlamento e del Governo le annose problematiche irrisolte che gravano sugli ultimi soggetti della catena del fine vita dei veicoli, già pesantemente toccati da logiche di mercato più sensibili al mero guadagno che al rispetto delle finalità ambientali così come normate a livello nazionale ed internazionale.

Alfonso Gifuni

Da quando s’è compreso appieno il valore economico del complesso di materiali generati da un veicolo a fine vita, un valore che, nelle dinamiche di riciclo e di riutilizzo consente il risparmio di materie prime, la diminuzione della quantità di rifiuti, la valorizzazione in termini energetici delle frazioni non più riciclabili, insomma, tutto quel complesso di azioni virtuose che dovrebbe tendere alla sostenibilità dei processi industriali nella produzione di beni di consumo, la moderna impresa di autodemolizione si presenta sul mercato come anello imprescindibile della filiera del fine vita dei veicoli, con un proprio bagaglio specifico di conoscenze tecnologiche e meccaniche ed una serie di obblighi normativi da rispettare, nonché altrettanti diritti da rivendicare

Tuttavia alcune questioni rimangono aperte e, dopo alcuni anni di crisi economica nazionale ed internazionale, cominciano a pesare al punto da mettere in crisi quel sistema-filiera così come proposto dalla legge. È di poche settimane fa il grido d’allarme lanciato dalle imprese di autodemolizione ad ECOMONDO durante il convegno: “Lo stato dell’arte dell’applicazione della Direttiva 2000/53/CE sui Veicoli Fuori Uso nel primo anno di applicazione dei nuovi target europei” che ha fatto emergere un quadro di imprese al limite del collasso, strozzate dal calo del prezzo dell’acciaio sempre più condizionato da logiche di mercato globale, dal crollo delle materie prime, dalla pratica – sempre più diffusa – delle radiazioni per esportazione, dalla cannibalizzazione dei veicoli da parte di altri soggetti della stessa filiera ELV.

Ora, dopo una stagione (che dura da diversi anni), fatta di Convegni, Tavoli di concertazione, Manifesti ed appelli, per taluni è giunto il momento di promuovere anche un modo diverso di portare all’attenzione del pubblico le problematiche che impastoiano la categoria e quindi gli autodemolitori scendono in piazza per mostrare il disagio che sta facendo fallire oltre la metà delle imprese di autodemolizione italiane
Per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande al Presidente della Confederazione Autodemolitori Riuniti – C.A.R., Alfonso Gifuni che ci ha contattato per anticiparci l’iniziativa.

Presidente, cosa bolle in pentola?
Succede che le imprese di autodemolizione, per la prima volta a livello nazionale, scenderanno in piazza al cospetto del Parlamento e del Governo, in Piazza di Montecitorio, a Roma, il prossimo 10 dicembre, facendo sentire la propria voce e cercando interlocutori forti al fine di superare quelle annose questioni che da troppo tempo mettono in discussione la sopravvivenza della figura dell’autodemolitore, figura essenziale nel complesso processo legato al fine-vita degli autoveicoli.

Quali sono i punti nodali del vostro cahier de doléance?
In primo luogo l’esportazione dei veicoli fuori uso. Una pratica questa, che sta assumendo dimensioni allarmanti e che, si badi bene, reca con sé aspetti di problematicità ambientale, economica e fiscale. Non solo, attraverso le formule più svariate si allontanano dal contesto nazionale materiali preziosi sotto forma di rottame metallico, plastica, ricambistica usata, ma soprattutto si ingenera una transumanza dei rifiuti peraltro già stigmatizzata dalla normativa nazionale. Senza contare che dietro la pratica di esportazione per rottamazione, spesso si nascondono pratiche di re-immatricolazione all’estero di veicoli vetusti.

Un’altra questione è quella relativa alla certezza delle regole. Il nostro Paese ha recepito perfettamente quanto contenuto nella Direttiva europea del 2000 e non ci sembra il caso di riscrivere norme nuove, basterebbe applicare bene quelle che già ci sono! Ad esempio, nella dialettica complessa relativa all’accesso alle reti di gestione degli ELV che, in certi casi, ci vede contrapposti con le Case di produzione estere – in Italia raccolte sotto l’egida di UNRAE – troppe imprese lamentano clausole vessatorie che impediscono l’accesso alle reti stesse da parte di tutti quelli ugualmente in regola con le autorizzazioni… Se regole ci sono debbono essere uguali per tutti!

Un terzo aspetto che vogliamo portare all’attenzione del Legislatore è quello relativo al valore economico del rottame metallico. In questi ultimi anni stiamo attraversando un periodo oscuro della nostra storia imprenditoriale perché se è vero che la voce economica associata alla vendita della ricambistica usata soddisfa le aspettative (anche mercé una contrazione del mercato del nuovo); la seconda voce delle nostre entrate, ovvero la vendita del rottame, soffre della eccessiva contrazione del prezzo. Ora siamo coscienti che in un mercato globale i prezzi subiscono fluttuazioni a seconda di politiche e decisioni prese in qualsiasi parte del mondo, tuttavia riteniamo sia giusto regolare l’accesso di semilavorato di acciaio dal principale Paese produttore, la Cina, ove i prezzi sono mantenuti al ribasso grazie al minor costo del lavoro e ai minori costi di tutela ambientale. Per carità non si vuole fare del protezionismo e colpire l’importazione però vanno codificate norme apposite per cercar di capire come viene prodotta quella materia e a quale costo sociale ed ambientale. Altrimenti è inutile fare i virtuosi in Europa e poi comperare sottocosto da chi inquina senza ritegno.

L’ultimo assillo è quello del SISTRI, il sistema di tracciabilità che non contestiamo nella sostanza, bensì nella forma. Purtroppo il programma da quando esiste ha subìto stop e ripartenze infinite e nonostante i costi di gestione imputati alle aziende non ha mai funzionato realmente. Chiediamo che ciò che si sta riscrivendo e riprogrammando fosse un progetto sincronizzato con la realtà che si vuole regolamentare. Vorremmo, altresì, che il Governo ci presentasse il nuovo SISTRI ascoltando il punto di vista delle imprese evitando, al contempo, la moltiplicazione dei sistemi di controllo e la farraginosità della burocrazia che diventa costo ulteriore.

Sono richieste precise da portare in piazza. Quali risposte vi aspettate?
Guardi, abbiamo avuto l’ok alla presenza da parte del vicepresidente della Camera dei Deputati, On. Luigi di Maio e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio… altre importanti personalità dal mondo imprenditoriale della filiera del fine vita dei veicoli, del Legislatore e delle Forze dell’Ordine ci raggiungeranno nel pomeriggio, dove, sempre in prossimità di Piazza di Montecitorio, daremo vita ad un Convegno ove approfondiremo le ragioni della manifestazione.

Presidente, dopo il Convegno di ECOMONDO una prima, parziale risposta, è arrivata sotto forma di proposta di emendamento al prossimo DDL Stabilità che così come presentato dal Senatore Vaccari prevede la re-immatricolazione del veicolo come condizione obbligatoria per la cancellazione dal PRA prima di essere esportato. Come vede questa iniziativa?
Giudico molto positivo l’intervento sull’art. 50 così come anticipato dal Senatore Vaccari proprio in sede di Convegno ad ECOMONDO; non posso non salutare con gioia questa iniziativa che va nella direzione di risolvere una delle problematiche che più affliggono la categoria e non solo; proprio per quello che si specificava poc’anzi in riferimento al fatto che se i rifiuti viaggiano è un problema per tutti, se materiali preziosi spariscono è un problema per tutti… Se veicoli che dovrebbero essere rottamati tornano a viaggiare sulle strade d’Europa, è oggettivamente un problema per tutti. Come Confederazione Autodemolitori Riuniti, da tempo suggeriamo l’introduzione obbligatoria di un documento fiscale sempre tenendo bene a mente che chi si prende un veicolo da demolire e poi lo vende all’estero, commette un atto illegale… La legge, da questo punto di vista c’è già ed è ottima. Un semplice documento fiscale potrebbe fermare il destino di quei veicoli che si dichiarano rottamati all’estero, magari intervenendo anche direttamente sulla quantità di veicoli rottamati in Italia da demolitori non autorizzati ed impianti abusivi compiacenti.

A questo punto: auguri per la manifestazione…
Grazie, mi aspetto un’ampia partecipazione da parte delle imprese e sottolineo la volontà di manifestare nelle modalità più educate ed ortodosse possibili, ma con l’obiettivo di far arrivare la nostra voce anche nelle Sedi più alte. Ne va della nostra sopravvivenza, ne va del rispetto delle norme a tutela dell’ambiente.

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