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Dall’austerity allo sviluppo: il rilancio della mobilità collettiva come volano per la crescita - Notiziario Autodemolitori

Dall’austerity allo sviluppo: il rilancio della mobilità collettiva come volano per la crescita

Dal 13° Rapporto sulla mobilità in Italia emergono zone d’ombra per le prospettive del trasporto sostenibile nelle nostre città e nei nostri territori.

auto eurispes

Ci si sposta di meno, ma si fanno più chilometri.
Questo è in sintesi quanto emerge dal 13° Rapporto sulla mobilità in Italia dal titolo “Dall’austerity allo sviluppo: il rilancio della mobilità collettiva come volano per la crescita” realizzato da Audimob, l’Osservatorio su stili e comportamenti di mobilità degli italiani dell’Istituto Superiore Formazione e Ricerca per i Trasporti (Isfort).

Nel 2015 la domanda di mobilità ha registrato una contrazione del 4,1% degli spostamenti rispetto al 2014, a fronte di un aumento del 9,2% delle distanze percorse.

L’aumento della lunghezza media degli spostamenti è una dinamica sia congiunturale (+14,5% nel 2015), che di lungo periodo: dai 9 km del 2001 ai 13,4 del 2015 ed è un effetto della crescente migrazione della popolazione delle grandi aree urbane verso le periferie e i comuni di corona. Conseguentemente, la mobilità di corto raggio (fino a 10 km) ha perso oltre il 12% di peso negli ultimi 15 anni. Gli spostamenti a vocazione urbana restano tuttavia preponderanti nella caratterizzazione degli stili di mobilità degli italiani (oltre 2/3 del totale). 

Gli italiani si spostano meno per ragioni legate al tempo libero, dopo il recupero nel 2014, a favore in particolare delle motivazioni legate alla gestione familiare.
Nella mobilità extraurbana resta dominante, seppure in leggera diminuzione, la componente pendolare (lavoro e studio) degli spostamenti.

L’automobile la fa da padrone: 83,8% dei viaggi motorizzati.
Le autovetture circolanti in Italia nel 2015 sono oltre 37 milioni, in modesta crescita nell’ultimo biennio (+1%) dopo la lieve riduzione nel 2011 e nel 2012.
Nei primi otto mesi del 2016 le nuove immatricolazioni sono state oltre 1,2 milioni, ovvero il 14,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. In generale l’auto sta riprendendo quella posizione di «quasi-monopolio» nelle scelte modali che la lunga crisi economica aveva iniziato, in misura limitata, ad intaccare.
Il tasso di motorizzazione in Italia, pari nel 2014 a 61 autovetture ogni 100 abitanti, è il più alto in Europa ad esclusione del Lussemburgo.
Paesi con una forte tradizione di industria automobilistica, come Germania e Francia, hanno un indice più basso rispettivamente di 7 e di 12 punti. Il tasso di motorizzazione aveva avviato un trend discendente dopo il valore massimo registrato nel 2011 (62,5), ma dal 2013 è nuovamente in crescita.

Migliora indubbiamente il profilo ecologico del parco autovetture negli ultimi 5 anni: nel 2010 il 60,9% dell’intero parco circolante era rappresentato da veicoli fino ad Euro 3, mentre nel 2015 sono scesi al 44,8%, una percentuale tuttavia ancora molto alta. L’Euro 5 è passato in 5 anni dal 2,8% al 20,3% del totale autovetture.

Per quanto riguarda la scelta dei mezzi, il 2015 ha registrato una contrazione significativa delle quote dei mezzi sostenibili, dopo un biennio di tendenziale recupero.
Gli spostamenti a piedi o in bicicletta scendono al 18% del totale (19,1% nel 2014) così come i mezzi di trasporto pubblico nel loro insieme che perdono quasi 3 punti di share modale e si attestano all’11,7%, un valore più basso di quello registrato ad inizio crisi nel 2008.

La quota modale del trasporto pubblico diminuisce un po’ nei poli urbani maggiori (dove resta tuttavia superiore al 30%) e anche nelle medie città, mentre crolla nei centri minori attestandosi sotto la soglia del 3%. Qui ovviamente il dominio dell’automobile è assoluto, soddisfacendo il 93,7% degli spostamenti!

Ciò dimostra che le politiche pubbliche, centrali e locali, per la mobilità sostenibile alla prova dei fatti e al di là della retorica, sono state inefficaci o addirittura penalizzanti (taglio delle risorse al Tpl).

Per cambiare prospettiva evolvendo da una visione dell’offerta di mobilità collettiva come “diritto minimo da garantire” a quella di “volano per la crescita economica e lo sviluppo sociale” è necessario rilanciare una strategia di ampio respiro per la mobilità sostenibile, e soprattutto per il trasporto pubblico, che abbia come cardini alcune irrinunciabili linee di azione:
– favorire lo shift modale verso sistemi di mobilità collettiva e sostenibile attraverso l’implementazione di un nuovo e moderno Piano Nazionale dei Trasporti;
– ripensare il sistema di offerta di mobilità collettiva partendo dall’analisi dei fabbisogni;
– colmare il gap infrastrutturale dei sistemi di mobilità collettiva orientandoli alla soddisfazione delle esigenze della domanda attuale e potenziale (qualità, quantità, integrazione dell’offerta);
– guidare un processo di industrializzazione del settore del TPL attraverso l’ammodernamento della cornice regolatoria, un impulso verso una maggiore e migliore concorrenza ed il passaggio ad un sistema di finanziamento basato su fabbisogni e costi standard;
– stimolare la domanda attraverso un’offerta tariffaria più dinamica e correlata alle peculiarità dell’utenza;
– affrontare la sfida dell’innovazione tecnologica incentivando gli investimenti in ITS (Intelligent Transport Systems) e ammodernamento del parco rotabile.


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