Produzione batterie: sforzi e strategie Ue potrebbero non essere sufficienti per la domanda.

Una relazione della Corte dei conti europea avverte che l’Ue rischia di restare indietro nella corsa per diventare una superpotenza mondiale delle batterie.

Il settore industriale legato alla produzione sostenibile di batterie elettriche è fondamentale nel percorso di decarbonizzazione dell’Ue e non a caso l’Unione già nel 2018 s’è dotata di un Piano d’Azione sulle batterie; tuttavia, gli sforzi profusi finora potrebbero non essere sufficienti a garantire gli obiettivi e soddisfare la domanda del futuro.

È quanto afferma la Corte dei conti europea che, la scorsa settimana, ha pubblicato la propria relazione speciale 15/2023: “La politica industriale dell’UE in materia di batterie – Serve un nuovo slancio strategico.

Il documento fa seguito alla precedente relazione del 2021 incentrata sulle infrastrutture europee per la ricarica dei veicoli elettrici, nella quale si affermava che l’UE era molto lontana dal raggiungere il valore-obiettivo stabilito nel Green Deal di un milione di punti di ricarica entro il 2025 e che, inoltre, l’UE non disponeva di una tabella di marcia strategica generale per la mobilità elettrica.

Ebbene, secondo il collegio revisore esterno dell’Unione, nonostante gli ingenti aiuti pubblici messi in campo dall’Ue per sostenere il settore delle batterie e nonostante, altresì, il pur nobile obiettivo di fare dell’Europa una superpotenza in questo settore strategico, nuovi fattori geopolitici ed economici potrebbero rallentare il rafforzamento della capacità di produzione e, di fatto, stoppare la corsa dell’Ue.

Per le batterie, l’UE non deve finire nella stessa posizione di dipendenza in cui si è trovata per il gas naturale; in gioco c’è la sua sovranità economica” ha dichiarato Annemie Turtelboom, il Membro della Corte responsabile dell’audit. “Programmando lo stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel per il 2035, l’UE sta puntando molto sulle batterie. Ma potrebbe partire svantaggiata in termini di accesso alle materie prime, interesse degli investitori e costi.

Secondo la relazione quasi un’auto nuova su cinque immatricolata nell’UE nel 2021 era una elettrica ricaricabile e stante lo stop ai veicoli a benzina e diesel dal 2035 è chiaro che le batterie diventeranno un imperativo strategico per l’UE; tanto più che, ancora oggi la Cina rappresenta oltre il 76 % della capacità di produzione mondiale.

Negli anni tra il 2014 e il 2020, il settore delle batterie ha ricevuto almeno 1,7 miliardi € di sovvenzioni e garanzie sui prestiti UE, in aggiunta a quasi 6 miliardi di aiuti di Stato autorizzati tra il 2019 e il 2021, principalmente in Germania, Francia ed Italia.
Tuttavia, secondo la Corte dei Conti Ue: “la Commissione europea non dispone di un quadro d’insieme di tutto il sostegno pubblico offerto al settore, il che ne limita la capacità di garantire un adeguato coordinamento e un sostegno mirato”.

Se è vero che la capacità di produzione di batterie dell’UE si sta sviluppando rapidamente con previsioni di crescita dai 44 GWh del 2020 a 1.200 GWh entro il 2030, è però altrettanto vero che tali previsioni potrebbero rivelarsi altrettanti miraggi stante fattori geopolitici ed economici avversi.

Infatti, in primo luogo, i produttori di batterie potrebbero decidere di produrre altrove in Paesi più lungimiranti dal punto di vista di incentivi e sovvenzioni, come gli USA. In secondo luogo, occorre ridurre molto la dipendenza europea dalle importazioni di materie prime, soprattutto da pochi Paesi con i quali non si hanno accordi commerciali, tanto più a lungo termine.

Si consideri, spiega la Corte dei Conti, che l’87 % delle importazioni di litio grezzo proviene dall’Australia, l’80% delle importazioni di manganese dal Sud Africa e dal Gabon, il 68% delle importazioni di cobalto grezzo dalla Repubblica democratica del Congo e il 40% delle importazioni di grafite naturale grezza dalla Cina.

Infine, permane il problema della competitività: l’aumento congiunto dei prezzi delle materie prime e dell’energia crea un combinato disposto molto pericoloso; alla fine del 2020, si legge nel Comunicato di sintesi della Corte dei Conti Ue, il costo di un pacco batterie (200 euro per kWh) era più che raddoppiato rispetto all’importo programmato. Solo negli ultimi due anni, il prezzo del nichel è aumentato di oltre il 70% e quello del litio dell’870%.

Mancanza di scadenze precise e carenza di valori-obiettivo quantificati e vincolati a queste, rappresentano, per gli auditor della CdC, i principali motivi di critica all’Ue, perché: “Entro il 2030, si prevede che sulle strade europee circoleranno circa 30 milioni di veicoli a emissioni zero e, potenzialmente, quasi tutti i nuovi veicoli immatricolati a partire dal 2035 dovrebbero essere alimentati da batterie. L’attuale strategia dell’UE non valuta però se la sua industria delle batterie sia in grado di soddisfare tale domanda”.

L’allerta della CdC, nel caso la capacità di produzione dell’industria delle batterie dell’UE non dovesse crescere come previsto, è verso due possibili scenari: il primo, quello del posticipo dello stop ai veicoli con motori termici al di là del 2035, che si tradurrebbe, però, nel mancato raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di neutralità climatica; il secondo, nel quale l’Ue potrebbe dover dipendere fortemente da batterie e veicoli elettrici non-UE, a scapito dell’industria automobilistica europea e della relativa manodopera, per riuscire a disporre di un parco veicoli a emissioni zero entro il 2035.

Pertanto, sulla base delle valutazioni fatte, la Corte raccomanda alla Commissione di:
– aggiornare il piano d’azione strategico in materia di batterie, rivolgendo particolare attenzione a garantire l’accesso alle materie prime;
– rafforzare il monitoraggio con dati periodici, aggiornati e completi;
– migliorare il quadro d’insieme dei finanziamenti dell’UE destinati alla catena del valore delle batterie;
– migliorare il coordinamento e rendere più mirati i finanziamenti dell’UE destinati alla catena del valore delle batterie;
– far sì che tutti i partecipanti a importanti progetti di comune interesse europeo in materia di batterie godano di condizioni di parità nell’accesso al sostegno finanziario pubblico.

 

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