Proposta di Regolamento sui veicoli fuori uso: i dubbi dei produttori

Da ACEA emerge preoccupazione per una possibile, eccessiva complicazione delle norme.

La proposta di regolamento sui requisiti di circolarità per la progettazione dei veicoli e sulla gestione dei veicoli fuori uso diffusa il 13 luglio dalla Commissione europea, che è, appunto, una proposta, dovrà affrontare l’iter legislativo ordinario con i passaggi in Consiglio e Parlamento Ue prima di divenire Regolamento effettivo, eppure sta già sollevando qualche dubbio fra gli addetti ai lavori.

ACEA – Associazione europea dei produttori di automobili che rappresenta i 14 principali produttori europei di automobili, furgoni, camion e autobus, cioè: BMW Group, DAF Trucks, Daimler Truck, Ferrari, Ford of Europe, Honda Motor Europe, Hyundai Motor Europe, Iveco Group, JLR, Mercedes-Benz, Gruppo Renault, Toyota Motor Europe, Gruppo Volkswagen e Gruppo Volvo, ha subito diramato una nota nella quale evidenzia timori per quanto concerne il rischio che tale proposta “possa duplicare o complicare le norme esistenti e le migliori pratiche del settore sulla progettazione sostenibile”.

Nel ricordare come la catena del valore del riciclo automobilistico europeo offre già oggi un eccezionale tasso di riutilizzo e recupero di circa il 95% (per le automobili, il tasso di riciclaggio si attesta su un notevole 85%, con un altro 10% di materiali utilizzati per l’energia), i produttori hanno voluto rimarcare l’impegno profuso nelle fasi di progettazione dei veicoli al fine della loro riciclabilità a fine vita, anche attraverso un maggiore utilizzo di materiali riciclati per i veicoli di nuova produzione.

Siamo impegnati nel principio della progettazione per la sostenibilità e gli alti tassi di riciclaggio dimostrano che queste pratiche funzionano”, ha osservato Sigrid de Vries, direttore generale di ACEA.

Mentre la proposta sta spingendo per ambiziosi obiettivi di contenuto riciclato, i produttori automobilistici europei ritengono che i legislatori dovrebbero invece concentrarsi sull’assicurare un quadro legislativo coerente che bilanci i regolamenti contrastanti su rifiuti, prodotti e sostanze chimiche per i veicoli”, ha aggiunto. “Siamo anche preoccupati che la Commissione non abbia esaminato a sufficienza gli squilibri nella domanda e nell’offerta di materiali riciclati e le lacune tecnologiche esistenti prima di proporre questi obiettivi ambiziosi”.

Giova ricordare che gli autoveicoli sono fra i prodotti più complessi da concepire e fabbricare, proprio per la vasta gamma di materiali utilizzati (si pensi, ad esempio, alle varie famiglie plastiche) che rende, in alcuni casi, difficile la fase di separazione e riciclo; un problema che si fa più pressante proprio nel caso dei nuovi veicoli ecologici ove l’uso di materiali innovativi come la fibra di carbonio, se da un lato apportano vantaggi dal punto di vista della carbon footprint, della massa complessiva del veicolo e quindi dei consumi energetici; dall’altro, risultano ostici da riciclare.

ACEA ricorda che i produttori di automobili investono circa 1/3 della loro spesa in ricerca e sviluppo proprio al fine di aumentare la “circolarità” dei nuovi veicoli, tuttavia, scrive: “la proposta della Commissione rischia di duplicare o complicare le norme esistenti e le migliori pratiche del settore, ostacolando questi investimenti vitali”.

Inoltre, se secondo i rilievi arrivati dall’Associazione, il regolamento dovrebbe tenere maggiormente conto delle crescenti complessità e specificità dei veicoli, tra cui la longevità, la durata e la riparabilità, si ritiene rimarcare che la Direttiva 2000/53/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 settembre 2000, relativa ai veicoli fuori uso e la Direttiva 2005/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2005, relativa all’omologazione dei veicoli a motore in relazione alla loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità (che modificava la precedente direttiva 70/156/CEE del Consiglio), non dovrebbero essere “fuse” in un’unica soluzione.

La loro separazione – scrivono da ACEA – fornisce ai produttori maggiori certezze, ad esempio per gli investimenti nelle tecnologie di riciclaggio per le batterie agli ioni di litio essenziali per la transizione dei veicoli elettrici”.

Queste tecnologie non sono disponibili su scala industriale quando i nuovi modelli di veicoli vengono immessi sul mercato per la prima volta. Realisticamente, possono raggiungere la scala di laboratorio solo circa 15 anni prima della fine del loro ciclo di vita”, ha osservato il DG de Vries.
“I colegislatori –
ha concluso – devono garantire tempi di consegna sufficienti in R&S o rischiano di minare la certezza per gli investimenti sulla circolarità dei veicoli”.

 

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