Emissioni di particelle da pneumatici: presto una metodologia di calcolo innovativa

Il gruppo di lavoro “Rumore e pneumatici”, con il sostegno del gruppo di lavoro “Inquinamento ed energia”, all’interno del Forum mondiale per l’armonizzazione delle normative sui veicoli (WP.29) ha adottato una proposta volta a introdurre due metodi per misurare le emissioni di particelle da pneumatici.

Ridurre considerevolmente la quantità di particelle da pneumatici e microplastiche a partire da precise misurazioni effettuate su diversi modelli e marche di pneumatici al fine di determinarne i limiti di abrasione.

È questo l’input di partenza che ha mosso il Gruppo di lavoro “Rumore e pneumatici”, di concerto con il Gruppo di lavoro “Inquinamento ed energia” (entrambi organi sussidiari che operano all’interno del Forum mondiale per l’armonizzazione delle normative sui veicoli – WP.29) ospitato dall’UNECE), che, in data 8 febbraio hanno adottato una proposta volta a introdurre due metodi per misurare l’abrasione dei pneumatici:
– su strade aperte in convogli di veicoli che percorrono 8.000 km;
– nei laboratori su tamburo abrasivo per oltre 5.000 km.

La notizia, data dalla Commissione Economica per l’Europa della Nazioni Unite (UNECE) riporta, inoltre, che tali dati verrebbero, successivamente utilizzati per determinare i limiti di abrasione degli pneumatici da incorporare nel regolamento UNECE n. 117 (in inglese, qui) entro settembre 2025 per gli pneumatici montati sulle autovetture.

La proposta, che qual ora dovesse trovare accoglimento sarebbe la prima metodologia in assoluto per misurare le emissioni di particelle da pneumatici, segue direttamente l’adozione dello scorso anno di una metodologia analoga per misurare le emissioni dei sistemi frenanti (ne avevamo parlato in questo articolo).

In entrambi i casi la volontà è quella di muoversi nella riduzione delle emissioni non di scarico (metalli e polimeri sintetici) che rappresentano, purtuttavia, una fonte considerevole di particelle inquinanti che vanno ad impattare non solo sulla qualità dell’aria, ma anche della salubrità degli ecosistemi in generale, financo la salute umana attraverso la contaminazione dei suoli, dei corsi d’acqua e degli oceani (dove, logicamente, pervengono dal deflusso delle acque meteoriche).

A questo proposito, lo Studio Breaking the Plastic Wave (luglio 2020) realizzato da The Pew Charitable Trusts e SYSTEMIQ con la partnership della Ellen MacArthur Foundation, delle Università di Oxford, e di Leeds e di Common Seas ha stimato che nel 2016 l’abrasione degli pneumatici rappresentava il 78% degli 1,3 milioni di tonnellate di microplastiche immesse nell’oceano.

Nella fattispecie degli pneumatici la mescola di gomma naturale e sintetica, polimeri plastici e altri componenti chimici subisce una naturale abrasione dal rotolamento sulla superficie dell’asfalto, così come da manovre di accelerazione e frenata che provoca il continuo distacco di particelle e la progressiva perdita di peso del pneumatico.

Ed è proprio la misurazione di questa quantità, espressa in milligrammi per chilometro per tonnellata di carico sul pneumatico l’oggetto della metodologia di calcolo proposta che prevede che tali metodi di misurazione verranno applicati nelle valutazioni di mercato al fine di raccogliere dati sull’abrasione da diverse dimensioni, modelli e marche di pneumatici per poi utilizzarli per determinare i limiti di abrasione degli pneumatici da incorporare nel regolamento UNECE n. 117 succitato.

Una volta entrati in vigore questi limiti di abrasione, i produttori di pneumatici dovranno garantire che tutti i pneumatici venduti sul mercato siano al di sotto dei limiti stabiliti. Per coloro che superano i limiti, i produttori dovranno adeguare la composizione del materiale o il processo di produzione.

La proposta è stata preparata sotto la guida della Francia e della Commissione Europea e diventerà la metodologia di riferimento della proposta Euro 7 dell’Unione Europea.

Naturalmente si prevede fin d’ora che tale metodo di misurazione sarà esteso anche ai veicoli più pesanti che montano pneumatici di tipo C2 e C3 nel corso del 2026 e del 2027 per coprire la maggior parte delle categorie di veicoli stradali.

Foto di E Bouman da Pixabay

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