Mercato auto Italia: piccola contrazione in marzo: -3,7%

Gli operatori e i consumatori attendono i nuovi incentivi e intanto la domanda di nuove auto si arresta. Servono misure strutturali in materia di diffusione dei punti di ricarica veloci e ultraveloci così come iniziative a favore delle imprese e delle auto aziendali.

Dopo 19, ininterrotti mesi di segno positivo, il mercato auto italiano ha marcato, in marzo, una variazione percentuale negativa del -3,7% rispetto a marzo 2023, pari a 162.083 immatricolazioni contro le 168.324 precedenti.

Tuttavia, se si guarda al cumulato del primo trimestre il risultato è positivo: +5,7%, pari a 451.261 unità immatricolate; anche se non va dimenticato che rispetto all’ultimo trimestre pre pandemia il risultato è comunque, ancora, pesantemente negativo: -16,1% e il mercato auto nazionale ha ancora parecchi terreno da guadagnare per ristabilire i “numeri” di 5 anni fa.

Sul banco degli imputati, fra le cause principali di questo rallentamento della domanda, soprattutto per quanto concerne le nuove auto a zero o a bassissime emissioni, è ancora una volta la mancata operatività del nuovo schema incentivi, peraltro da tempo annunciato, e il cui standby lascia in sospeso eventuali acquirenti che ne attendono i benefici prima di imbarcarsi nella spesa di una nuova autovettura.

È d’obbligo per noi – ha affermato in una nota Michele Crisci, Presidente UNRAE  – continuare a sottolineare l’importanza e l’urgenza di rendere presto operativo il nuovo schema incentivi: considerando i tempi tecnici di tutti i prossimi passaggi della normativa ancora necessari, rischiamo di arrivare a perdere metà dell’anno e avere un impatto degli incentivi estremamente limitato sul 2024”.

Il rallentamento delle immatricolazioni di auto ricaricabili (BEV e PHEV) e, in particolare, delle elettriche (BEV) – le cui vendite calano del 34,4% a marzo e del 18,5% nel trimestre – rende ancora più evidente quanto sia necessaria una rapida applicazione del nuovo schema di incentivazione, onde evitare che l’effetto attesa continui a pesare sulla domanda”, gli ha fatto eco Roberto Vavassori, Presidente ANFIA.

Ancora da UNRAE è stato rimarcato come la politica di incentivi avviata con forte ritardo nel nostro Paese rispetto ai maggiori mercati Ue, ponga l’Italia fanalino di coda nel confronto con gli altri major-market proprio in quei segmenti che si vorrebbero spingere per conseguire una adeguata decarbonizzazione nei trasporti, tanto più perché, proprio da questi incentivi sono state escluse le aziende: “vero motore della transizione energetica”, secondo Crisci.

Urge, dunque, secondo UNRAE, che tanto i consumatori privati, quanto le imprese, possano contare su un piano che guardi al futuro (2-3 anni) affinché si concretizzi quel cambio di rotta auspicato per il Paese in termini di svecchiamento del parco auto circolante più inquinante.

Ma non solo, occorrerebbe rivedere – conclude Crisci – il “trattamento fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, agendo su detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 e riducendo il periodo di ammortamento a 3 anni, attraverso i decreti attuativi della Delega Fiscale, al fine di rilanciare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il contributo che le stesse, con il veloce ricambio dei veicoli aziendali, possono fornire per accelerare il rinnovo del parco circolante”.

Fra le soluzioni proposte da ANFIA, invece, in primis c’è l’implementazione delle infrastrutture di ricarica: “la cui diffusione e capillarità costituiscono un’altra condizione abilitante per la mobilità elettrica”… e anche se si riscontra positivamente “qualche segnale di avanzamento”, c’è ancora parecchio da fare: “soprattutto per raggiungere un numero adeguato di punti di ricarica di tipo veloce e ultraveloce in corrente continua”.

Una sottolineatura positiva in questo senso è arrivata dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica proprio sulla recente iniziativa della Piattaforma Unica Nazionale (PUN) promossa dal MASE e realizzata in collaborazione con GSE e RSE (ne abbiamo parlato qui).

Intanto, però, dall’analisi congiunturale mensile relativa allo scorso mese e condotta dal Centro Studi Promotor sul target dei concessionari emerge che il 62% degli intervistati segnala un basso livello di ordinativi; il 60% ha valutato come bassa l’affluenza di visitatori nelle show room e ben il 64% prevede per i prossimi mesi una sostanziale stabilità livellata sui numeri di marzo.

Per cui oltre che puntare sulla tempestiva introduzione degli incentivi, sui quali, peraltro alcuni operatori cominciano a dubitare nel merito dei risultati effettivi rispetto alle attese, da Gian Primo Quagliano, presidente del CSP arriva anche il suggerimento di puntare su “misure strutturali in materia di tassazione sulle auto ed, in particolare, l’eliminazione dell’Iva sull’auto elettrica” così come: “l’allineamento della normativa fiscale sull’auto aziendale allo standard europeo che prevede Iva e costi di esercizio integralmente deducibili per le auto aziendali”.

Foto di gaborszoke da Pixabay

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