Riduzione emissioni auto; doccia fredda dalla Corte dei conti europea

Secondo l’ECA l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette al 2050, per quanto lodevole e lungimirante, non è una questione così facile per quanto riguarda le auto.

Uno dei pilastri della Strategia climatica dell’Ue è l’azzeramento delle emissioni nette al 2050, ma il settore dei trasporti, che nell’Unione produce ancora circa un quarto di tali emissioni, è ben “al di qua” di un risultato che solo possa far pensare al raggiungimento di questo obiettivo ambizioso, soprattutto se sui guarda al solo segmento delle autovetture che rappresenta circa la metà della quota del settore trasporti. 

La doccia fredda è arrivata oggi, ma a ben guardare alcuni presupposti erano già stati comunicati in precedenza, dalla Corte dei conti Ue (ECA) che in una apposita relazione ha analizzato e, si può dire, sezionato, tutti i punti irrisolti di una annunciata transizione green per le auto che, al momento, sembra aver compiuto solo i primi passi.

Emissioni auto ancora troppo alte
Nonostante i progressi fatti in questo campo dal punto di vista tecnologico, così come nelle norme tecniche che regolano i collaudi delle nuove auto, gli auditor della Corte hanno rimarcato che “le emissioni prodotte in condizioni di guida reali dalle auto convenzionali, che rappresentano ancora quasi tre quarti delle nuove immatricolazioni, non sono diminuite in misura consistente”.

La maggiore efficienza dei motori è stata via via controbilanciata da un aumento del peso medio delle auto dovuto al progressivo aumento delle dimensioni delle auto stesse; questo si è tradotto in un aumento di potenza dei motori di circa il 25% in più.

Inoltre, aver puntato su modelli ibridi ricaricabili (PHEV), immaginando che avessero potuto essere una sorta di passaggio dai tradizionali motori a combustione (ICE) a quelli totalmente elettrici (BEV), non ha sortito l’effetto sperato. Non solo i modelli totalmente elettrici si vendono meno e costano di più, ma le auto ibride plug-in sono ancora classificate “a basse emissioni” nonostante il divario tra le loro emissioni misurate in condizioni di laboratorio e quelle misurate su strada sia, in media del 250%, come più volte segnalato da diversi studi e associazioni ambientaliste.

Combustibili alternativi al palo
Sostituire del tutto benzina e diesel non si è dimostrato così facile, né con i biocarburanti, né con gli e-fuel o l’idrogeno.
Già a fine 2023 l’ECA aveva diramato la Relazione speciale: “Il sostegno dell’UE ai biocarburanti sostenibili nei trasporti Una strada incerta” che, sostanzialmente, aveva evidenziato: “la mancanza di una tabella di marcia chiara e stabile per risolvere i problemi a lungo termine del settore: la quantità di combustibile disponibile, i costi e la sostenibilità dei biocarburanti”.

I punti nodali sono facilmente comprensibili: in Ue non si produce sufficiente biomassa da cui derivare il biocarburante necessario alla sostituzione del “fossile”, né l’importazione della biomassa mancante sarebbe una scelta strategica dal punto di vista dell’autonomia energetica che si intende conseguire in Europa.
Senza contare, concludono gli analisti dell’ECA, che anche una minore domanda fa pendere la bilancia economica a sfavore dei biocarburanti.

C’è poi il problema della sostenibilità della produzione di biocarburanti, affidata a colture molto esigenti dal punto di vista del consumo idrico, di suolo, senza contare gli impatti sulla biodiversità e sulla produzione alimentare che diverrebbe diretta concorrente. Anche in questo caso, poi, spostare il problema altrove con l’importazione non sarebbe né strategico, né sostenibile.

Le auto elettriche a batteria unica chance
Se ci si riferisce a quanto evidenziato poco sopra, sembrerebbe questa l’unica via per eliminare le emissioni auto; però, anche in questo caso gli auditor dell’ECA non possono fare a meno di evidenziare alcuni problemi non di poco conto.

Il riferimento è, ancora una volta, ad una precedente Relazione speciale prodotta lo scorso anno dalla Corte dei conti Ue: “La politica industriale dell’UE in materia di batterie – Serve un nuovo slancio strategico”, nella quale, tra l’altro, gli auditor avevano riscontrato il ritardo dell’industria Ue di riferimento rispetto ai competitor internazionali.

In Europa – ricordano oggi dall’ECA – è localizzato meno del 10 % della produzione mondiale di batterie e tale quota è perlopiù in mano ad imprese non europee. A livello mondiale, la Cina rappresenta un colossale 76 %. L’industria delle batterie dell’UE è frenata in particolare dall’eccessiva dipendenza dalle importazioni di materie prime da paesi terzi, con i quali non sono stati sottoscritti adeguati accordi commerciali. Ne conseguono rischi per l’autonomia strategica dell’Europa. E questo prima ancora di considerare le condizioni sociali ed ambientali in cui queste materie prime sono estratte”.

Non solo, nonostante i sostegni pubblici i costi di produzione delle batterie elettriche per autotrazione sono più alti in Ue e questo si riflette non solo sulla competitività delle stesse a livello globale, ma anche e soprattutto sul costo finale dei veicoli elettrici prodotti in Ue che, di fatto, sono meno appetibili per gli acquirenti del Vecchio continente.

É pur vero che le vendite di modelli BEV sta aumentando (1,5 milioni di immatricolazioni lo scorso anno, ossia una nuova immatricolazione su sette scrivono dall’ECA), ma questo per effetto delle sovvenzioni pubbliche e solo per quanto riguarda modelli costosi o, per lo meno, non per tutte le tasche (sopra i 30.000 € di cui una gran parte è riconducibile al solo costo della batteria).

Significa che, avvertono dall’ECA, a beneficiare della transizione green nel trasporto potrebbero essere non già i produttori auto europei, ma i loro competitor globali con ripercussioni anche sull’industria automobilistica domestica e il suo indotto in termini di occupazione e perdita di know-how.

Il nodo delle infrastrutture di ricarica
L’ultimo punto nodale che costituisce un serio ostacolo alla diffusione delle auto elettriche pure e quindi un sostanziale abbattimento delle emissioni auto è rappresentato dalle opzioni di ricarica sulle strade europee.
I punti di ricarica non sono ancora sufficienti, c’è una forte disparità nelle opportunità di ricarica fra Paesi membri e manca un sistema di pagamento autorizzato.

Insomma: “viaggiare in Europa a bordo di un’auto elettrica è ancora tutt’altro che una passeggiata”, concludono dall’ECA, con tutto ciò che ne consegue in termini di azzeramento delle  emissioni auto che appare, purtroppo, una vera scalata.

 

Foto di Mariya da Pixabay

 

Condividi con:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *