Drastico peggioramento per il mercato auto in Europa

Dopo il breve cenno di stabilità nel mese di maggio, a giugno il mercato auto europeo torna in pesante territorio negativo.

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Secondo i dati diffusi dall’ACEA, a giugno le immatricolazioni nei mercati nazionali della UE e dell’Efta sono state 1.491.285, in calo del 7,9% rispetto alle 1.619.280 unità di giugno 2018.
A rendere ancora più preoccupante la situazione è il fatto che dei 31 mercati considerati soltanto 5 sono in crescita: Cipro (+0,9%), Grecia (+4,5%), Irlanda (+12,7), Romania (+15,0%) e Lituania (+41,1%), che nel loro insieme rappresentano appena il 2,3% del totale.

Negativo anche il bilancio del primo semestre che archivia 8.426.190 immatricolazioni, il 3,1% in meno degli 8.696.227 veicoli del gennaio-giugno dello scorso anno.

Particolarmente significativo nell’area UE+Efta è il peso dei 5 maggiori mercati che complessivamente valgono il 72% delle immatricolazioni e che accusano un calo del 5,6% in giugno e del 2,2% nel primo semestre.

“L’ACEA – ha affermato Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE – ha recentemente rivisto le previsioni dell’anno 2019 sul totale UE al ribasso dell’1%, con un volume di poco superiore a 15.000.000 di unità. Si tratta di un calo dovuto al rallentamento economico e all’incertezza legata alla Brexit, il quale fa seguito alla stagnazione registrata nel 2018, quando le immatricolazioni totali hanno perso oltre 22.000 unità. L’outlook per il 2020 è invece pesantemente gravato dalle preoccupazioni per i restrittivi target sulle emissioni di CO2, che entreranno in vigore l’anno prossimo, e per le gravose sanzioni comminate per il loro superamento”.

Secondo il Centro Studi Promotor, le cause di questa insoddisfacente situazione sono da ricercarsi nella debolezza del quadro congiunturale (che comunque non è negativo) e, soprattutto, nella crisi del diesel che determina forte indecisione nel processo di acquisto con rinvio nella sostituzione di vetture già mature per la rottamazione o per il mercato dell’usato.
Il calo delle immatricolazioni delle vetture diesel è compensato, ma soltanto in parte, dall’acquisto di nuove auto a benzina o ad alimentazione alternativa.
Queste ultime sono in crescita, ma non tanto quanto sarebbe auspicabile dati i grandi investimenti che la loro messa a punto richiede.

“La situazione del mercato europeo dell’auto non è catastrofica, – ha spiegato Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro Studi Promotor – ma certo non è positiva e preoccupa il fatto che, mentre si è decretato il pensionamento anticipato del diesel, manca una politica a livello europeo per accompagnare il settore dell’auto e della mobilità verso l’obiettivo delle zero emissioni. La transizione verso la decarbonizzazione dell’auto e della mobilità è già iniziata ma sarà lunga e difficile e un passaggio decisivo di questa transizione sarà il rinnovo del parco circolante, che va sostenuto ed accelerato prevedendo agevolazioni soprattutto per gli automobilisti con limitata capacità di spesa”.

Il miglior risultato nell’area dei 5 major markets è quello della Germania che accusa un calo del 4,7% in giugno, ma chiude il consuntivo del primo semestre con una crescita dello 0,5% toccando il livello massimo di immatricolazioni nel decennio in corso.
Le Associazioni di categoria tedesche prevedono che la tendenza positiva del mercato continuerà sull’intero anno.

Decisamente peggiore il risultato del Regno Unito con un calo del 4,9% in giugno e del 3,4% nel semestre.
La riduzione deriverebbe da un generale calo della fiducia dei consumatori e delle imprese, ma anche dalla perdurante confusione sul fronte alimentazioni.

La Francia accusa un calo dell’8,4% in giugno e dell’1,8% nel semestre e le Associazioni di categoria rivedono per il 2019 le stime al ribasso da un +1% a un -1% (a circa 2.150.000 unità).

L’Italia cala del 2,1% in giugno e del 3,5% nel primo semestre.

Il peggior risultato nella pattuglia dei cinque grandi è comunque quello della Spagna con cali dell’8,3% in giugno e del 5,7% nel semestre.
In questo mercato la flessione dei privati (10° mese consecutivo) preoccupa molto gli operatori del settore, che si aspettano continui ribassi anche nei prossimi mesi in assenza di misure urgenti e strutturali.


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