Inquinamento atmosferico: ancora troppe morti premature evitabili nell’UE

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente più della metà delle morti premature dovute all’esposizione al particolato atmosferico si sarebbe potuta evitare con un più alto livello della qualità dell’aria così come dalle ultime indicazioni contenute nelle recenti Linee guida dell’OMS.

All’inizio della settimana l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il nuovo briefing: “Impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico in Europa” che offre ai lettori una analisi delle stime aggiornate (al 2019) sull’incidenza degli inquinanti-chiave: particolato fine, biossido di azoto, ozono troposferico, sulla salute dei cittadini europei.

Il briefing offre altresì una valutazione dei potenziali benefici del miglioramento della qualità dell’aria verso i nuovi livelli guida raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di cui avevamo precedentemente parlato in un apposito articolo del 22 settembre in occasione della presentazione delle nuove Linee Guida stesse.

Ebbene, fermo restando che la cattiva qualità dell’aria rimane il più grande rischio per la salute dei cittadini in Europa essendo responsabile di malattie cardiovascolari e respiratorie che, nei casi più gravi, portano a decessi prematuri, l’AEA stima che nel 2019 nell’UE, 307.000 persone sono morte prematuramente a causa dell’esposizione all’inquinamento da particolato fine (il dato, contrariamente alle precedenti valutazioni dell’AEA, non include il Regno Unito); 40.400 morti premature sono state attribuite all’esposizione cronica al biossido di azoto ; 16.800 morti premature sono state attribuite all’esposizione acuta all’ozono.

L’AEA stima altresì che se fosse stato raggiunto il valore limite annuale dell’UE per il PM 2,5 (25 µg/m3), questo non avrebbe influito sul numero dei decessi del 2019); l’obiettivo intermedio 4 dell’OMS per il PM 2,5 di 10 µg/m 3 (Linee Guida sulla qualità dell’aria dell’OMS del 2005) avrebbe ridotto le morti premature correlate di almeno il 21%; infine, il limite previsto dalle nuove Linee Guide del 2021 per il PM 2,5 (pari a 5 µg/m3 avrebbe ridotto le morti premature correlate di almeno il 58% (pari a 178.000 persone).
Se il nuovo limite per il PM 2,5 fosse stato raggiunto in tutta l’UE-27 nel 2019, ciò avrebbe comportato una riduzione delle morti premature di almeno il 72% rispetto ai livelli del 2005.

Tuttavia, da Copenaghen rimarcano anche che la qualità dell’aria, in Europa, è migliorata nel 2019 nei confronti dell’anno precedente, il che, ha significato un minor impatto negativo sulla salute; peraltro, calo il dell’inquinamento segue una tendenza a lungo termine, sulla scia di politiche comunitarie e locali volte a ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria.

Su questo punto, gli analisti dell’AEA hanno considerato che nel più ampio quadro del Green Deal il Piano d’azione dell’UE per l’inquinamento zero fissa l’ambizioso obiettivo di ridurre il numero di morti premature dovute all’esposizione al particolato fine di oltre il 55% entro il 2030 , rispetto al 2005 e pertanto, siccome il numero di questi decessi è diminuito di circa un terzo dal 2005 al 2019, l’Ue è attualmente sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo.

Investire in un riscaldamento più pulito, mobilità, agricoltura e industria migliora la salute, la produttività e la qualità della vita per tutti gli europei e soprattutto per i più vulnerabili – ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA – Questi investimenti salvano vite e aiutano anche ad accelerare i progressi verso la neutralità del carbonio e una forte biodiversità”.

Respirare aria pulita dovrebbe essere un diritto umano fondamentale. È una condizione necessaria per società sane e produttive. Anche con i miglioramenti della qualità dell’aria negli ultimi anni nella nostra regione, abbiamo ancora molta strada da fare per raggiungere i livelli delle nuove linee guida globali sulla qualità dell’aria dell’OMS”, ha affermato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa.
All’OMS, accogliamo con favore il lavoro svolto dall’AEA, che ci mostra tutte le vite che potrebbero essere salvate se i nuovi livelli di qualità dell’aria fossero raggiunti, fornendo ai responsabili politici solide prove sull’urgente necessità di affrontare questo onere sanitario”.

Il briefing dell’AEA è stato pubblicato strategicamente con qualche giorno di anticipo rispetto all’apertura del terzo Forum dell’UE sull’aria pulita in programma a Madrid nei giorni 18-19 novembre p.v. a cura della Commissione Europea in stretta collaborazione con il Ministero spagnolo per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica; evento che riunisce decisori, parti interessate ed esperti per riflettere sullo sviluppo e l’attuazione di un’efficace strategia europea per la qualità dell’aria, ivi incluse iniziative nazionali e locali, politiche, progetti e programmi, nonché occasione mirata per informare sulla revisione in corso delle norme dell’UE, incluso il loro più stretto allineamento con le relative Linee guida dell’OMS.

Ricordiamo che, sempre all’inizio di questo autunno, l’AEA aveva pubblicato un altro briefing: “Stato della qualità dell’aria in Europa 2021” (si veda l’articolo qui) nel quale si dava conto degli ultimi dati ufficiali 2019 e di quelli provvisori 2020 in merito alle concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici in relazione sia agli standard di qualità dell’aria dell’UE che ai livelli contenuti nelle precedenti Linee Guida (2005) dell’OMS.

In quell’occasione l’AEA aveva valutato che i livelli di inquinamento atmosferico e le concentrazioni dei principali inquinanti dell’aria continuano ad essere troppo elevati nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue; quest’ultimi, inoltre, hanno superato nel 2019 almeno uno o più limiti legali dell’UE per gli inquinanti atmosferici.

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