Mercato auto nazionale ancora in calo a novembre: -24,6%

Leggera crescita dell’8,6% negli 11 mesi 2021 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma il disavanzo col 2019 è impietoso: mancano oltre 400.000 unità.

Nella giornata di ieri, 1° dicembre, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha diffuso i dati del mercato auto italiano relativo al mese di novembre: ebbene il consuntivo mensile all’undicesimo mese dell’anno mostra 104.478 nuove immatricolazioni, in calo del 24,6% rispetto alle 138.612 di novembre 2020; un risultato pesante che arriva dopo altri quattro mesi di cali consecutivi a doppia cifra.

Solo apparentemente più lusinghiero il risultato complessivo a livello annuale: 1.371.166 unità, in crescita dell’8,6% rispetto all’analogo periodo 2020; tuttavia, il conto è frutto di un confronto con un anno molto particolare e, infatti, se si compara il risultato 2021 con quello dell’analogo periodo pre-pandemia (2019), si evidenzia un calo delle immatricolazioni del 22,8%, pari ad oltre 400.000 unità perse.

Si muovono in perfetta omofonia le “voci” dei diversi attori del mercato auto, tanto i produttori che i concessionari, nel descrivere una situazione di profonda crisi del settore piegato non solo dalla crisi dei semiconduttori che condiziona la produzione, ma anche dal disorientamento dei consumatori.
Su questi, infatti, pesa non solo tutta l’incertezza della situazione economica in atto (e in prospettiva) dovuta al prolungarsi della pandemia, ma ancor più il rapido esaurirsi dei finanziamenti per gli incentivi alle auto a zero o a bassissime emissioni e per quelle ad alimentazione tradizionale ma emissioni non superiori a 135 g CO2/Km dei quali non si conosce ancora se e quando verranno rinnovati.

Meno di due settimane fa gli stessi protagonisti dell’industria automotive nazionale avendo valutato con sconcerto e incredulità la mancanza di politiche e strategie di sostegno al settore nella Legge di Bilancio, avevano lanciato un appello congiunto al Presidente del Consiglio e ai Ministri dello Sviluppo Economico, della Transizione Ecologica e dell’Economia e delle Finanze chiedendo “di porre rimedio tempestivamente alla totale assenza di politiche per l’automotive in un momento estremamente delicato per il settore, mantenendo fede agli impegni annunciati e dando attuazione alle misure da tempo condivise ed esplicitate in modo unito da tutti gli attori”.

I dati di novembre confermano questa preoccupazione del settore, tanto più se si considera che in altri ambiti, invece, l’economia italiana sembra crescere (le stime di ieri dell’Ocse vedono per la fine dell’anno un rialzo del 6,3% per il nostro Paese rispetto allo scorso anno, un risultato maggiore rispetto a quello USA e a quello dei partner europei).

Superare la logica degli incentivi a singhiozzo in ragione di una più lungimirante strategia a lungo termine è quindi di fondamentale importanza, secondo i produttori, per uscire dalla palude.
È indispensabile prevedere un piano strutturale almeno su tre anni e con una dotazione adeguata per evitare che l’Italia, in questa delicata fase in cui le politiche di mercato sono fondamentali, sia l’unico Paese europeo a non instradare e supportare i consumatori nell’acquisto di auto a zero e a bassissime emissioni”, ha affermato Paolo Scudieri, Presidente ANFIAAssociazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica.

Non si può accompagnare in modo efficace e sostenibile la transizione verso la decarbonizzazione se non si interviene sostenendo la domanda con un piano strutturale e pluriennale anche per il ricambio del parco circolante – gli ha fatto eco Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, che ha proseguito sottolineando: “Per una maggiore diffusione delle nuove tecnologie sono necessari incentivi anche a fronte di rottamazione, altrimenti vanificheremo gli effettivi benefici ambientali”.

Già, perché in gioco non ci sono solo i numeri del comparto auto e del suo indotto che, secondo UNRAE: “occupa in Italia 1,2 milioni di lavoratori e garantisce un gettito fiscale di 76 miliardi l’anno”, ma anche il rispetto degli impegni presi nel Piano Nazionale Energia e Clima e di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 ed al 2050, prefissati a livello europeo e sottoscritti dall’Italia considerando la necessità di sostituire il vetusto parco circolante nazionale con flotte più sicure e meno impattanti.

Una dinamica, questa che il mercato e i consumatori hanno già intrapreso e non a caso, seppur con il risultato negativo complessivo di novembre, anche lo scorso mese si è potuta osservare la riduzione delle quote di mercato della auto ad alimentazione tradizionale (benzina e diesel) a tutto vantaggio delle auto elettriche, ibride e ricaricabili.

L’utilità delle risorse fino ad oggi messe in campo si osserva sia nell’abbattimento progressivo della CO2 attraverso la sostituzione delle auto circolanti più vecchie, inquinanti e insicure, sia nella crescita delle vetture elettriche, la cui quota di mercato è in ascesa ma con volumi ancora contenuti per raggiungere gli ambiziosi target fissati nel PNRR”, ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente FederautoFederazione Concessionari Auto.

La leva strategica – ha proseguito – è nelle mani del Governo che deve imprimere, ora, la giusta accelerazione al processo di diffusione delle alimentazioni più ecologiche a ridotte emissioni, definendo un adeguato programma per l’automotive, inclusivo di sostegno alla domanda, sviluppo capillare dell’infrastruttura di ricarica e interventi di riconversione industriale. Il ritardo del mercato italiano, rispetto ai principali competitor europei, deve essere colmato in fretta al fine di rendere sostenibile, sul piano economico, sociale ed ambientale, la transizione ecologica nel nostro Paese. In caso contrario, gli obiettivi non saranno realisticamente raggiungibili

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