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L’ONU TRACCIA LA ROAD MAP PER IL DECENNIO 2011-2020 - Notiziario Autodemolitori

L’ONU TRACCIA LA ROAD MAP PER IL DECENNIO 2011-2020

Gli Stati Membri sono chiamati a prevenire e diminuire gli incidenti automobilistici

sicurezza stradale
Milioni di morti sulle strade, giovani e meno giovani perdono la loro vita per un attimo di distrazione, talvolta per eccesso di velocità. Quando il risultato è “buono” rimangono più o meno lievemente feriti, purtroppo spesso l’incidente è più grave. Resta il fatto che gli incidenti automobilistici sono una piaga sociale molto forte. È per questo motivo che l’ONU ha pensato bene di perseguire un fine nobile e occuparsi di questa problematica. Entra infatti in vigore l’11 maggio 2011 il nuovo “Piano Globale per il Decennio di Azione per la Sicurezza Stradale 2011 – 2020”, con la risoluzione 64/255 denominata: “ Miglioramento della sicurezza stradale nel mondo”; un documento riguardante un insieme di attività coordinate a livello mondiale sul tema della sicurezza stradale.

Sono 5 le Aree di intervento indicate:
– gestione della sicurezza stradale,
– strade e mobilità più sicure,
– veicoli più sicuri,
– utenti stradali più sicuri,
– risposta agli incidenti.
Nel mondo ogni anno, circa 1,3 milioni di persone sono vittime di incidenti stradali; parliamo di oltre 3.000 morti al giorno. Mentre i dati relativi alle persone ferite oscillano tra: i 20 e i 50 milioni. Secondo le previsioni dell’ONU, nel prossimo futuro gli incidenti stradali saranno la quinta causa di morte a livello mondiale. L’ONU ha messo in evidenza un altro punto importante: il 90% delle morti avviene in quelle nazioni i cui abitanti percepiscono un reddito pro-capite basso o medio-basso. Le cause sono da riscontrarsi in: strade malsicure, veicoli obsoleti, norme sulla sicurezza non aggiornate. Sono quindi i Paesi in via di sviluppo a pagare il tributo maggiore in termini di decessi, a meno che non vengano adottate al più presto delle misure preventive. Invece, in Europa, possiamo vantare di avere alcune tra le strade più sicure del mondo, con il primato dei Paesi del Nord (Svezia in testa ed l’Inghilterra in buona posizione). Nei Paesi Bassi spicca l’Olanda, non sono da meno anche il Portogallo, Francia e Spagna, ed anche la nostra Italia non rimane in coda. Questo viene evidenziato anche dai dati riportati da World Disaster Report 2010 riguardanti gli incidenti dei trasporti (si intende la totalità dei trasporti via terra, ma anche via mare ed aerei): in Africa sono ben 884.000, in America 302.000, in Asia 741.000, in Europa 211.00 ed in Oceania appena 9.000. (Fonte: EM-DAT, CRED, University of Louvain, Belgium). L’Africa mantiene quindi il primato degli incidenti come si evince dalla stima, essendo uno dei Paesi maggiormente sottosviluppati, ed anche l’Asia essendo uno dei Paesi maggiormente popolati.

Nello schema fornito dall’Università del Belgio si fanno ancora 4 distinzioni tra:

– Very high human development (livello di sviluppo molto elevato) dove gli incidenti risultano 169.000,
– High human development (livello di sviluppo alto) con 342.000 incidenti,
– Medium human development (livello medio), numero di incidenti 1.369.000
– Low human development (livello basso) con 267.000 incidenti.

Dove il livello di sviluppo è alto vi sono meno incidenti, poiché sia strade ed autoveicoli sono più sicuri, la stima inizia ad aumentare dove il livello è medio. Ma quando il livello di sviluppo è scarsissimo (low) gli incidenti in questo caso diminuiscono, perché molti non hanno la possibilità economica di acquistare un’autovettura, tanto meno sicura o performante e vi sono meno strade. A riprova di quanto detto sopra va ricordato che già nel 2004 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Banca Mondiale pubblicarono un Report sugli incidenti, il quale sottolineava che oltre l’85% dell’1,2 milioni di morti e dei 50 milioni di feriti in tutto il mondo a seguito degli incidenti, appartenesse a Paesi a basso e medio reddito. Il fine che l’Unione Europea si era proposto già nel 2000 era quello di dimezzare le morti causate da incidenti stradali, entro il 2010. Secondo le indicazioni della Polizia Stradale, in Italia abbiamo raggiunto un buon risultato: una diminuzione degli incidenti mortali superiore al 40% nel decennio: 2001-2010. Successo realizzato attraverso la patente a punti ed accorgimenti tecnologici a supporto dei limiti di velocità, come i tutor autostradali ed i rilevatori di velocità in generale. Ma ora si vuole puntare ancora più in alto. Tra gli interventi da adottare proposti agli Stati membri figurano:
– la pianificazione urbana dei trasporti,
– il progetto di strade e autostrade più sicure,
– l’esigenza di avere delle autorità indipendenti in materia di sicurezza stradale per la valutazione dei nuovi progetti di costruzione,
– il miglioramento delle caratteristiche di sicurezza dei veicoli,
– la promozione del trasporto pubblico,
– l’attuazione di una legislazione per prevenire la guida in strato di ebbrezza,
– l’applicazione di adeguati limiti di velocità.

Saranno adottate inoltre campagne di sensibilizzazione tra il pubblico, il controllo della velocità, l’approvazione e l’osservanza di leggi che impongano l’uso della cintura di sicurezza, del casco e dei seggiolini. L’attrice cinese-malese Michelle Yeoh, ambasciatrice nel mondo della campagna Strada Sicure, si è unita ai Ministri dei Paesi in via di sviluppo, ed autorevoli esponenti dell’ONU, della Banca Mondiale e di altri personaggi famosi, per denunciare l’epidemia di incidenti automobilistici e per chiedere all’ONU una qualche azione. L’attrice ha dichiarato: “ Negli ultimi anni ho viaggiato in molti Paesi e ho potuto constatare che la mancanza di livelli elementari di sicurezza stradale può avere un impatto terribile sulla vita delle persone. Ogni 30 secondi, un bambino muore o rimane gravemente ferito sulle strade. Queste tragedie sono tanto più tristi e inutili perché abbiamo la capacità di prevenirle. È arrivato il momento di passare ai fatti ed agire seriamente per rendere sicure le strade”. Il Ministro dei Lavori Pubblici e Trasporti della Costarica, Karla Gonzàles (anche lei facente parte della Commissione per la Sicurezza Stradale Globale) è attenta a questa problematica sociale e ha dichiarato infatti: “Le condizioni di sicurezza delle infrastrutture stradali dovrebbero costituire una priorità per i governi. Dobbiamo rivolgere un’attenzione particolare agli utenti della strada più vulnerabili come i ciclisti e i pedoni, che sono in grave pericolo quando si recano o suola o al lavoro. Abbiamo bisogno di un approccio integrato alla progettazione dell’infrastruttura stradale perché siamo di fronte a tassi di mortalità senza precedenti”. Continua Lord Robertson di Port Ellen, Presidente della Commissione per la Sicurezza Stradale Globale: “Cinque milioni di vite sono in gioco nei prossimi dieci anni. Abbiamo gli strumenti e i vaccini per salvare queste vite. Ora occorre che la comunità internazionale dimostri la volontà politica di riuscire in questa impresa. La Conferenza Interministeriale di Mosca può rappresentare il punto di svolta indicando una nuova direzione per la sicurezza stradale globale. Dobbiamo reagire a questa inevitabile epidemia con urgenza e determinazione”. Nel 2006 la Commissione per la Sicurezza Stradale Globale ha proposto per la prima volta una Conferenza Interministeriale Mondiale sulla Sicurezza Stradale. Dalla conferenza, tenutasi il 19 e 20 novembre 2009, alla quale hanno partecipato 110 Paesi del mondo con i loro rappresentanti che si sono riuniti in una Tavola Rotonda a parlare, per una volta eliminando i confini dei loro Paesi, è emerso che è tempo di agire e pertanto hanno chiesto appunto che l’ONU dichiari il periodo 2011-2020 come decennio per costruire e proporre azioni per la sicurezza delle strade. Una richiesta che proviene da un Paese che su questo fronte ha ancora tanto da fare: la Federazione Russa conta trentamila morti all’anno lungo le sue strade. Al lancio della campagna Strade Sicure in Africa, Desmond Tutu, Arcivescovo Emerito di Città del Capo, nonché premio Nobel per la Pace nel 1984, fece un discorso di grande importanza, nel quale ricordò la sua firma alla lettera aperta indirizzata alle Nazioni Unite, nella quale si chiedeva una Conferenza sulla sicurezza, che poi si è svolta come detto sopra in Russia, ha espresso, infine, la sua gioia per l’approvazione da parte dell’ONU. Si aggiunge al coro di voci importanti quella di Felipe Massa, che ha fornito il suo supporto parte al CAMS (Confederation of Australian Motor Sport Limited) dichiarando: “ La mia carriera di pilota di Formula1 mi ha dato la possibilità di approfondire le tecniche di guida sicura e sono certo che il popolo australiano trarrà profondi benefici dal CAMS Ignition Program. È di fondamentale importanza inculcare tali principi fin da piccoli allo scopo di rendere le strade più sicure e ridurre il numero dei decessi”. Nel proseguire la sua personale riflessione sul tema della Sicurezza Stradale ha poi proseguito: “Dobbiamo fare di più e contrastare gli incidenti stradali, il più grande killer di giovani in tutto il mondo. Promuovendo l’uso del casco e della cintura di sicurezza, facendo osservare le norme sui tassi alcolemici e sui limiti di velocità e migliorando la progettazione delle strade e dei veicoli, possiamo veramente cambiare le cose. Sono lieto di sostenere la campagna Strada Sicure e la richiesta di un Decennio di Iniziative per la Sicurezza Stradale”. Per quanto riguarda il budget previsto per questa azione decennale, si prevedono stanziamenti di 300 milioni di dollari USA, che dovrebbero essere erogati dalla Global Road Safety Facility (Strumento finanziario per la sicurezza stradale globale) della Banca Mondiale a favore dei Paesi con un reddito medio-basso. Il Decennio indetto fornisce un lasso temporale nel quale si può agire attraverso un impegno politico e investimento di risorse a livello mondiale e nazionale. Questo tempo lungo aiuterebbe anche i Paesi a basso e medio reddito, che riuscirebbero a ripartire in modo equo, costi per l’investimento nella costruzione di strade sicure. L’ONU nel voler raggiungere questo proposito, dà la possibilità a Paesi ricchi e meno ricchi di poter progettare e trovare pace e sicurezza.

 


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