Italia: troppi morti per lo smog

A dirlo è l’Agenzia Europea per l’Ambiente che in uno suo rapporto specifico consegna all’Italia la “maglia nera” della classifica europea per il numero di morti prematuri causati dall’inquinamento dell’aria.

air quality in europe

Mentre ieri, a Parigi, si aprivano ufficialmente i lavori della COP21, dove 150 leader mondiali tenteranno di trovare un accordo il più possibile vincolante (speriamo) finalizzato alla riduzione di emissioni climalteranti e al progressivo adattamento a strategie energetiche “carbon free” al fine di limitare i danni causati dall’innalzamento del clima dovuto al cosiddetto “effetto serra”, l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), ha diramato il documento: “Qualità dell’aria in Europa — relazione 2015” ove si specifica che l’inquinamento atmosferico continua ad essere responsabile di oltre 430.000 morti premature in Europa.

Un problema non da poco e che esula dalla “semplice” lettura ambientale per entrare direttamente nell’ambito della salute pubblica dal momento che, con queste cifre, l’inquinamento atmosferico si aggiudica il podio come principale fattore di rischio ambientale per la salute in Eurolandia, riducendo la durata media della vita dei cittadini, contribuendo alla diffusione di gravi patologie a carico del sistema respiratorio e non solo, aumentando i casi di neoplasie. 

Senza considerare che la cattiva qualità dell’aria ha anche gravi risvolti economici sulla “salute” dei conti dei Paesi dell’eurozona perché, all’aumentare delle patologie, aumentano i costi della sanità, aumentano i costi delle imprese che devono far fronte a sempre più assenze per malattia, aumentano i disservizi per analogo motivo. In più si pone una grave ipoteca sul futuro delle giovani generazioni sempre più in balìa, sin dal concepimento, di un ambiente sfavorevole alla crescita sana. 

L’annuncio dell’AEA arriva lo stesso giorno in cui molte agenzie hanno diramato foto drammatiche relative agli effetti delle concentrazioni di inquinanti atmosferici nelle grandi metropoli cinesi, dove il limite del particolato atmosferico è stato abbondantemente superato quotidianamente anche di 20 volte, costringendo, non solo i cittadini a girare con le maschere, ma inducendo le autorità locali a consigliare a minori ed anziani di stare in casa, fino al punto di vietare l’atterraggio di alcuni aerei per la scarsa visibilità dovuta allo smog. 

In questo scenario preoccupante, per il momento solo “limitato” dalle nostre parti si muove la Relazione dell’AEA, la quale pur sottolineando i miglioramenti continui degli ultimi decenni, in materia, non può che rimarcare come: “l’inquinamento atmosferico incide ancora sulla salute degli europei, riducendo la qualità e l’aspettativa di vita“. 

Lo studio ha preso in esame l’esposizione della popolazione europea agli inquinanti atmosferici e ha fornito un’istantanea sulla qualità dell’aria (basata su dati provenienti da stazioni di monitoraggio ufficiali di tutta Europa), secondo la quale la maggior parte degli abitanti delle città continua ad essere esposta a livelli di inquinanti atmosferici che l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) non ritiene sicuri. 

Sotto la lente, in particolar modo, sono: il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3. Le stime dell’impatto sulla salute associato all’esposizione di lungo termine alle micropolveri PM2,5 mostrano che questo inquinante è responsabile di 432.000 morti premature in Europa nel 2012, un livello analogo alle stime degli anni precedenti. Gli impatti stimati dell’esposizione a NO2 e O3 erano rispettivamente di circa 75 000 e 17 000 decessi prematuri.

L’Italia, in questo quadro, non fa proprio una bella figura, dal momento che, l’AEA attribuisce ai tre fattori, rispettivamente, 59.500, 21.600 e 3.300 decessi prematuri, un triste primato di 84.400 vittime su un totale Ue stimato in 491.000. Di nuovo, l’area italiana più colpita risulta essere la Pianura Padana ove città come Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, oltrepassano il limite UE della concentrazione media annua di 25 µg/m3 d’aria, e al Centro e al Sud le cose non vanno meglio se si considera che la soglia raccomandata dall’OMS di 10 µg/m3 d’aria viene abbondantemente superata in tutte le grandi città dello Stivale. 

Ancora una volta tra i principali fattori di causa, sul banco degli imputati siede in prima fila il settore trasporti, responsabile del 46% delle emissioni di ossido di azoto. Anche riscaldamento domestico e commerciale non sono da meno, con una produzione del particolato che varia da 43 al 58 per cento del totale. Infine il settore della produzione energetica che spicca quale maggior responsabile delle emissioni di ossidi di zolfo. 

Ci auguriamo presto politiche ed iniziative tese ad una radicale inversione di tendenza altrimenti questi dati (e queste morti) continueranno a crescere aumentando il novero di quelle troppe vittime direttamente imputabili ad una miope, quando non criminale gestione della “casa comune“.

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