Diminuisce l’illecito di rifiuti, ma cala la raccolta legalizzata di accumulatori industriali e per veicoli nel 2015

I dati dei rapporti del CDCNPA e del Cobat sulla raccolta dei rifiuti speciali del 2015 mostrano una leggera flessione e quelli da demolizione sfuggono ai controlli.

batterie esauste

Smaltire nella piena legalità i rifiuti significa farli diventare una risorsa attraverso il riciclo e portare benefici economici e ambientali derivanti dall’attuazione dell’economia circolare.
I rifiuti sono principalmente suddivisi in base alla loro origine, quelli speciali, come i rifiuti industriali, e quelli urbani; o in base alla loro pericolosità, quindi pericolosi o non pericolosi.
Dal 2015 è stato introdotto il reato contro l’inquinamento e il disastro ambientale (Legge 68/2015), che ha ridotto notevolmente la quantità di traffico illegale di tutte le tipologie di rifiuti.

Ponendo l’attenzione sui rifiuti industriali, è importante sottolineare il fatto che i numeri riguardanti il loro smaltimento, oltre ad essere difficoltoso, è difficilmente reperibile. Inoltre, lo smaltimento illegale di rifiuti industriali, oltre ad essere uno dei business più redditizi, coinvolgendo il 25% circa delle risorse finanziarie, è altamente pericoloso per l’ambiente e per la salute.
La legge contro gli ecoreati e il calo dell’illecito dei rifiuti farebbe dedurre che sia aumentato il loro smaltimento legalizzato, ma non è così. Infatti, i dati dei rapporti riguardanti la situazione della raccolta di pile e accumulatori del 2015, stilati dal CDCNPA (Centro di Coordinamento Nazionale Pile Accumulatori) e dal Cobat, mostrano in entrambi i casi un calo rispetto al 2014.

Dal rapporto del CDCNPA emerge che, da una parte, nel campo delle pile e accumulatori portatili, i risultati sono più che soddisfacenti: i quantitativi raccolti sono maggiori del 5% rispetto all’anno precedente, arrivando al 41% delle pile esauste raccolte rispetto a quelle nuove immesse sul mercato e allineandosi con la media europea. Dall’altra, per ciò che riguarda gli accumulatori industriali e per veicoli, i Sistemi di Raccolta che aderiscono al Centro mostrano un leggero calo rispetto al 2014, con una raccolta di 159.866.869 Kg, 128.306.166 Kg in meno dell’anno passato. In questa categoria, le batterie di avviamento per veicoli rappresentano circa il 30%, mentre il restante 70% è da attribuire ad accumulatori industriali. È importante comunque sottolineare che i dati forniti riguardano solo i punti coordinati dai Consorziati del CDCNPA e non includono quelli italiani nel loro complesso, come, ad esempio, quelli gestiti direttamente da soggetti terzi.

Dal canto suo il rapporto del Cobat mostra risultati soddisfacenti, attestandosi, anche nel 2015, come primo Sistema di raccolta e riciclo di pile e accumulatori esausti in Italia.
Con il 53% dell’immesso al consumo nel settore degli accumulatori industriali e per veicoli, quindi quelli al piombo, i quantitativi di raccolta Cobat passano dai 127 milioni di Kg nel 2014 a più di 126 milioni di Kg nel 2015, con una lieve flessione inferiore all’1%. In questo settore, Lombardia, Emilia Romagna e Campania raggiungono i migliori risultati. Il rapporto spiega il leggero calo con il fatto che la gestione di questi rifiuti è ad alta remunerabilità e ciò comporta una forte competizione fra i vari enti di raccolta.

“Risultati ottimi – ha commentato Giancarlo Morandi, Presidente di Cobat – ma gli obiettivi che ci prefiggiamo sono ben più ambiziosi. Siamo in prima fila per trovare una perfetta sintesi tra economia circolare e mobilità sostenibile, raccogliendo e riciclando tutte le componenti delle auto del futuro, quelle ibride e soprattutto elettriche, stando al passo con le innovative batterie che le alimentano”.

Anche se le percentuali sono relativamente basse, il totale dei rifiuti industriali raccolti sono calati nell’ultimo anno, cosa che contrasta i dati provenienti dall’ultimo rapporto Ecomafia 2016. I reati nella gestione dei rifiuti nella loro totalità stanno scendendo lentamente, in particolare facendo riferimento alle regioni del sud Italia, in cui è presente l’insediamento mafioso. I dati mostrano il calo del ciclo illegale dei rifiuti: dal 54,6% del 2014 al 43,1% del 2015. I reati, riguardanti l’anno 2015, sono stati 5.114 (con un calo del 29% circa rispetto al 2014), con 5.814 denunce e 85 arresti. Nelle ultime 12 inchieste, nel periodo compreso dal 1 gennaio 2015 al 31 maggio 2016, le tonnellate sequestrate sono state 3,5 milioni, più o meno l’equivalente di 141.000 tir. Anche se i dati mostrano i quantitativi di rifiuti nella loro totalità, bisogna ricordare che una percentuale consistente riguarda proprio i rifiuti speciali, i cui dati non raccontano con precisione il loro destino.
Alla terza edizione del Forum Rifiuti, i cui numeri di riferimento riguardano il 2013, si è sottolineata proprio l’imprecisione di alcuni dati: ad esempio, i rifiuti da demolizione sono considerati settori di controllo sfuggenti.
Nonostante il Forum faccia riferimento a quantitativi di due anni prima, solo considerando i rifiuti industriali e per veicoli come settori in cui i dati non sono precisi si riesce a spiegare la loro discrepanza: infatti, se da una parte il rapporto Ecomafia mostra un trend positivo, dall’altra i centri di raccolta non ne hanno tratto il conseguente beneficio.

“Serve uno scatto di reni sul fronte della certezza delle regole, sull’efficienza dei controlli pubblici, sulla tracciabilità e trasparenza dei flussi. Ancora oggi – osserva Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – non è molto chiara la contabilità del ciclo, non è certo dove vanno a finire i rifiuti di alcune filiere e questo è un serio problema per il Paese”.


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