Veicoli elettrici alla conquista delle metropoli nel 2030

La previsione contenuta in un report congiunto Bloomberg New energy finance e Mc Kinsey Company che disegna tre possibii scenari legati all’evoluzione della mobilità nei grandi centri urbani del globo

an integrated perpective on the future of mobility

La mobilità è la linfa vitale delle nostre città e, non a caso, osservare una città dall’alto significa guardare un “modo in movimento“.
Prende l’avvio da queste asserzioni il Report “An Integrated Perspective on the Future of Mobility” che Bloomberg New energy finance e Mc Kinsey Company (entrambe Società internazionali di consulenza manageriale a servizio delle principali aziende e gruppi industriali nel mondo) hanno presentato in data 11 ottobre.

Il Report si interroga sul futuro delle mobilità urbana prendendo in considerazione fattori ambientali (smog, inquinamento dell’aria e acustico), della salute umana (risposta dell’organismo all’esposizione di inquinanti atmosferici, acustici e stress da traffico), ma anche economici (relativamente al traffico merci ed opportunità lavorative), e confrontandoli con le possibilità offerte dai nuovi modelli di business e dall’innovazione tecnologica, soprattutto in chiave di elettrificazione, connettività e autonomia.

Il tutto in un contesto sociale che prevede una ulteriore massiccia urbanizzazione con conseguente concentrazione delle problematiche connesse alla mobilità e alla domanda di fonti energetiche. In questo quadro, affermano gli analisti, tanto la diffusione dei veicoli elettrici (EV), quanto l’aumento della mobilità condivisa (car-sharing e car poooling), avrà gioco facile nei prossimi 15 anni.

Anche l’aumento della sensibilità di amministratori pubblici nei confronti delle problematiche ambientali (riduzione dell’inquinamento e dell’utilizzo di vettori energetici tradizionali), unita ad una visione più ampia e sostenibile dei sistemi urbani, favorirà l’utilizzo di trasporti pubblici integrati, infrastrutture connesse e dialoganti con i mezzi di trasporto e veicoli meno inquinanti. Altri tre aspetti da sottolineare, secondo gli Autori del Rapporto sono legati all’aumento di norme e regolamenti più severi per quanto riguarda le emissioni; al diminuire dei costi delle tecnologie più rispettose dell’ambiente e all’aumento costante dell’interesse dei consumatori nei confronti di questi prodotti e servizi.  

Il Rapporto individua tre possibili scenari legati ad altrettante politiche applicabili in varie aree urbane (grande città, sprawl suburbano e metropoli emergente): “Pulito e condiviso“; “Autonomia privata” e “Mobilità senza soluzione di continuità“. Aree metropolitane densamente popolate e in via di sviluppo come Delhi, Città del Messico e Bombay, caratterizzate, vieppiù da fortissima congestione stradale, pessima qualità dell’aria e carenza di infrastrutture viarie, cui si aggiunge una grande varietà di veicoli in circolazione, potranno passare ad un sistema di trasporti più pulito aumentando la quantità di veicoli elettrici in circolazione limitando, al contempo, l’uso dell’auto privata a favore del trasporto pubblico e della mobilità condivisa.

caduta prezzi batterie

Città che hanno puntato molto su un modello economico in cui il pendolarismo gioca un ruolo fondamentale, come Los Angeles, non possono prescindere dal fatto che possedere un’auto è la condizione essenziale per avere e mantenere un lavoro. Tuttavia, afferma il Rapporto, i costi di questo stile di vita urbana sono ingenti, infatti, ad esempio, nella sola Los Angeles, i costi della congestione sono stimati sui 23 miliardi di dollari l’anno! In questo caso le prospettive di sviluppo verso una mobilità sostenibile e più green prevedono un forte apporto dei consumatori che dovranno abbracciare nuove tecnologie (EV e autoveicoli a guida autonoma) a fronte del rinnovamento delle infrastrutture stradali in chiave di ottimizzazione di corsie dedicate che potrebbero aumentare la capacità stradale pur limitando le nuove costruzioni. Tuttavia, al diminuire dei costi legati alle tecnologie elettriche, potrebbe aumentare la domanda dei consumatori privati che, nel lungo periodo, non farebbe a diminuire la congestione complessiva.

Il terzo scenario è il più radicale rispetto alla realtà odierna e, probabilmente, il più realizzabile nel breve termine almeno in città densamente popolate e ad alto reddito come Chicago, Hong Kong, Londra e Singapore. In queste città il sistema di mobilità prevalente è “su richiesta”; i viaggiatori possono disporre di un ampio ventaglio di possibilità pulite ed economiche per spostarsi e gli stessi confini tra trasporto pubblico e privato appaiono sfocati. Le prospettive, in questo caso, vedono un aumento dei veicoli elettrici la cui diffusione sarebbe spinta da incentivi, creazione di aree urbane a bassa emissione, piattaforme software intelligenti per la gestione del traffico e fornitura di servizi di mobilità. In questo quadro il numero di EV potrebbe rappresentare i due terzi dei veicoli in circolazione mentre le auto a guida autonoma potrebbero superare il 40% del parco auto circolante.

investments in shared mobility

Il Rapporto tenta di quantificare i vantaggi in termini monetari pro capite dei benefici sociali cumulativi insiti in ogni modello di qui al 2030: 2.800 dollari per “Pulito e condiviso“; 3.300 per “Autonomia privata” e 7.400 dollari nel caso di “Mobilità senza soluzione di continuità“. Ovviamente gli autori del Rapporto non nascondono che tali modelli – applicabili a circa 50 aree urbane mondiali che da sole rappresentano circa 500 milioni di persone – non rappresentano di per sé l’evoluzione della mobilità globale di qui ai prossimi 15 anni; tuttavia costituiscono un ottimo strumento per valutare una dinamica già in atto.

Evidentemente il raggiungimento della mobilità sostenibile dovrà avvenire – dicono gli analisti – attraverso una condivisione delle policy fra pubblico e privato, così come una ridefinizione delle attività commerciali all’interno degli spazi urbani, la tassazione sui carburanti e l’approccio alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e la sua disponibilità/distribuzione.

Una cosa è chiara, afferma il Rapporto: “il settore automobilistico affronta un futuro che potrebbe essere fondamentalmente diverso dal suo passato“.

Sono pronte le nostre aziende e soprattuto chi governa i nostri Paesi a raccogliere la sfida?

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