Innovazioni e ritardi: le due facce della mobilità sostenibile in Italia

Dal Marocco con la COP22 alle iniziative italiane per migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente senza dover rinunciare al trasporto privato.

mobilita smog

Il 2016 è stato un anno importante all’interno del settore della mobilità sostenibile: oltre ad aver assistito ad una serie di fortunate azioni, come sgravi fiscali per l’acquisto di vetture elettriche; si sono realizzate innovazioni in campo tecnologico, dai tir elettrici, alle vetture con sistemi tecnologici in grado di contenere i livelli di emissione di CO2 nell’ambiente.

Uno degli ultimi obiettivi in tema di mobilità sostenibile che si sono prefissati i governi in Europa è emerso durante i lavori della COP22 a Marrakech, Marocco. Qui Canada, Cina, Giappone, Regno Unito, Francia, USA, Norvegia e Svezia si sono impegnati ad introdurre entro il 2020 circa 20 milioni di veicoli elettrici nelle strade, partendo proprio dalle loro flotte. Questo soprattutto, per cercare di raggiungere l’obiettivo di far rimanere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto dei 2 gradi.

Mentre gli Stati Uniti testano il nuovi tipi di asfalto tecnologicamente avanzato ed in grado di contrastare il formarsi del ghiaccio senza ricorrere all’utilizzo di agenti chimici nocivi al Pianeta, in Europa la novità che potrebbe fare la differenza in tema di sostenibilità è l’accordo tra i principali marchi automobilistici per la realizzazione di 400 colonnine di ricarica ultraveloci da posizionarsi sulle autostrade del vecchio continente, così da rendere possibili, finalmente, le lunghe percorrenze finora molto difficili con le electric car. Il piano promosso alla fine del 2016 dovrebbe realizzarsi entro il 2017. A compimento del progetto si risolverà anche un’altre questione riguardante il sistema di ricarica, infatti verrà standardizzato, almeno per i marchi che aderiscono all’iniziativa. Inoltre, le 400 colonnine avranno anche molta più potenza, si parla di 350kW (circa 200kW in più rispetto a quelle esistenti), cosa che velocizzera in maniera considerevole il tempo di ricarica.

Anche l’Italia dovrebbe adeguarsi agli standard europei, cercando così di sensibilizzare la popolazione in tema di mobilità sostenibile, agendo sia dal punto di vista degli incentivi all’acquisto di vetture elettriche, così come sulla scelta del trasporto pubblico e su quello privato. Un nuovo progetto, promosso da Enel ed EVA+ (Electric Vehicles Arteries), prevede la creazione, in 3 anni, di 180 colonnine elettriche nelle sole autostrade italiane con l’obiettivo di provmuovere la diffusione di questi automezzi meno inquinanti. Tuttavia, ciò che ancora ne frena l’acquisto di massa nel nostro Paese è il costo, ancora troppo alto. Una buona strategia da adottare a breve per allineare le politiche di mobilità nazionali a quelle europee sarebbe quella che fa leva sull’incentivazione fiscale per agevolare l’acquisto.

Intanto, a Roma, per incoraggiare l’uso dell’auto elettrica nella capitale, sono state promosse due azioni. La prima è la consegna di 4 vetture elettriche alla Polizia, che dovranno essere utilizzate per le vie del centro storico, affinché si possa ridurre l’inquinamento. La seconda parte dall’Università indirizzata principalmente ai giovani e promossa dalla Luiss: da settembre 2016 per studenti, docenti e staff dell’università è attivo il noleggio gratuito di bici e scooter elettrici, mentre a pagamento quello delle auto elettriche.

In Italia da una parte le azioni concrete ci sono, dall’altra i cittadini sono ancora restii all’utilizzo della vettura elettrica e del trasporto urbano. Infatti, il 10° rapporto sulla mobilità sostenibile di Euromobility mostra ancora un leggero aumento del trasporto privato. Il Rapporto “Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città” stila una lista con le città più eco-sostenibili ed eco-mobili, ma anche statistiche sull’inquinamento urbano e sui trasporti pubblici. Il risultato è che l’Italia rimane con un’alta percentuale di mezzi privati che continuano ad aumentare, ma c’è un risvolto positivo: sono aumentati anche i veicoli a basso impatto ambientale, come GPL e Metano, che raggiungono complessivamente l’8,6% del parco auto nazionale circolante, e quelli ibridi ed elettrici che aumentano del 37,6%.

Ciò dimostra che c’è la volontà da parte dei cittadini di affacciarsi su un mercato sensibile alle tematiche ambientali, senza però dover rinunciare al trasporto privato e alle sue comodità. “In occasione del decennale del nostro rapporto – ha aggiunto il presidente di Euromobility, Roberto Maldaceaabbiamo anche realizzato la prima indagine sulla mobilità 100% elettrica in Italia. È vero che la penetrazione nel mercato automotive dei veicoli elettrici è ancora molto bassa, ma è altrettanto vero che le politiche locali di sostegno, come gli incentivi, le deroghe e le agevolazioni, ove applicate, hanno stimolato la mobilità elettrica. Stanno aumentando le colonnine di ricarica, le automobili elettriche nei servizi di car sharing, la presenza di biciclette a pedalata assistita nelle flotte di bike sharing e la consegna delle merci con mezzi come le e-cargobike, i NEV (neigborhood electric vehicles), anche le mini-car elettriche o le e-bike continuano a diffondersi, in generale tutti i mezzi elettrici per la mobilità di prossimità. Noi di Euromobility siamo convinti che i benefici della mobilità elettrica delle persone e delle merci, soprattutto urbana, non siano più discutibili né opinabili, e che il punto di svolta sia dietro l’angolo“.

Se la mobilità privata ecosostenibile sembra essere arrivata ad un punto di svolta vero e proprio, uno dei problemi fondamentali che l’Italia deve risolvere è il trasporto pubblico. Infatti, non solo abbiamo la metà di linee metro, ferroviarie e tramviarie rispetto alla media europea, ma in alcuni casi non si hanno neanche progetti relativi ad un loro futuro sviluppo e accrescimento. Inoltre, recentemente, il parlamentare Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera, ha sottolineato non solo l’inadeguatezza dei mezzi pubblici circolanti, ma anche il fatto che il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture abbia speso solo 3,5 milioni di euro dei 50 milioni stanziati in favore dell’auto elettrica e la diffusione di apposite colonnine di ricarica. 

Nonostante i consumatori dimostrino un interesse crescente verso questo tipo di automezzi e ricevano altresì stimoli continui nella direzione di muovere all’acquisto di vetture più ecologiche, il mancato uso dei fondi per la mobilità sostenibile dimostra che ancora in Italia non c’è un progetto politico organico in grado di affontare seriamente il problema dell’inquinamento da traffico.

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