Tornano gli incentivi alla rottamazione nel 2019?

Il Centro Studi Promotor propone la reintroduzione del provvedimento introdotto nel 1997: sul tavolo vantaggi per Erario, sviluppo, ambiente e sicurezza.

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Mentre in Italia, e non solo, si moltiplicano le iniziative di limitazione alla circolazione nei centri urbani dei veicoli maggiormente inquinanti e, parallelamente, si palesa la necessità di intervenire in termini di impulsi allo svecchiamento del parco auto circolante conseguendo, allo stesso tempo, un miglioramento delle performance ambientali ed una spinta al mercato di prodotti più rispettosi dell’ambiente e dei consumi, ecco che sul tavolo della discussione torna goloso il tema degli incentivi alla rottamazione.

L’occasione s’è avuta ieri, 27 novembre, durante la Conferenza Stampa che ha promosso, a Milano, il Centro Studi Promotor, struttura di ricerca specializzata sul mercato e l’economia del settore automobilistico, dal titolo: “La situazione e le prospettive dell’economia e del mercato automobilistico italiano“.

L’Italia ha una lunga storia di incentivi alla rottamazione – ha dichiarato nel suo intervento Gian Primo Quagliano, presidente Econometrica e Centro Studi Promotor – e la fortissima contrazione delle vendite di auto nella prima fase della crisi iniziata nel 2008 è in parte legata anche ad un eccessivo ricorso agli incentivi alla rottamazione negli anni precedenti la crisi“.

Nel presentare il quadro economico internazionale ed italiano e le sue ricadute sull’andamento del mercato auto, il Presidente Quagliano ha presentato le stime delle immatricolazioni per la fine del 2018 che, secondo il Centro Studi Promotor, potrebbero avere un live calo rispetto al 2017 (– 2,1%), calo che, considerando gli stessi fattori che hanno portato alla decrescita dell’anno in corso, potrebbe causare un ulteriore discesa del – 1,9% anche per il 2019.

Fatte queste previsioni sulla base delle tendenze in atto e dei dati disponibili – ha dichiarato Quagliano – non si può escludere che vengano adottati provvedimenti per accelerare la sostituzione del parco auto a beneficio dell’ambiente e della sicurezza e soprattutto per rendere giustizia a coloro che non dispongono di risorse sufficienti per cambiare la loro auto e si vedono limitare la possibilità di utilizzarla semplicemente perché questa auto è vecchia anche se è stata “promossa” regolarmente alla revisione“.

La proposta del Centro Studi Promotor è semplice: un bonus di 2.000 euro più uno sconto di altri 2.000 euro a tutti coloro che nel 2019 compreranno una nuova auto e contestualmente rottameranno un usato di oltre 10 anni.
Il tutto, non solo a costo zero, ma con un aumento del gettito per l’Erario e con un impatto positivo sulla crescita del Pil.

L’idea del Centro Studi Promotor è costruita sulla base dei primi incentivi alla rottamazione che furono in vigore nel 1997 e che ottennero ottimi risultati senza oneri per lo Stato, dato che l’aumento del gettito Iva e delle tasse di immatricolazioni sulle auto vendute in più coprì ampiamente il costo dell’erogazione del bonus e lasciando all’Erario un maggior gettito netto di 1.400 miliardi di lire (723 milioni di euro).

Se detta proposta dovesse trovare accoglimento presso il Governo, l’automobilista che acquista una nuova auto e rottama un usato di oltre 10 anni otterrebbe quindi un beneficio di 4.000 euro, mentre lo Stato potrebbe recuperare il costo dell’incentivo con il maggior gettito Iva derivante dalle vetture vendute in più, maggior gettito per valutare il quale basta considerare che, secondo l’UNRAE, il prezzo medio pagato oggi per acquistare una vettura nuova è di 21.020 euro dei quali ben 3.790 euro di Iva a cui si aggiungono naturalmente le tasse sulle immatricolazioni.

La nostra proposta – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – non è motivata dall’esigenza di sostenere le vendite di autovetture perché il mercato dell’auto pur non avendo ancora raggiunto il livello fisiologico gode di discreta salute. La nostra proposta è motivata dall’esigenza di supportare gli automobilisti, spesso a basso reddito, che possiedono una vettura di oltre 10 anni di anzianità e che hanno necessità di sostituirla per evitare le limitazioni al traffico imposte per motivi ambientali“.

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