Bollo auto: le Regioni possono introdurre esenzioni fiscali

Una Sentenza della Corte Costituzionale del 20 maggio apre a scenari molto interessanti relativamente al futuro della tassa automobilistica.

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In tema di Bollo auto, le Regioni sono libere di introdurre esenzioni fiscali.
Ad affermarlo è la Corte Costituzionale che, con Sentenza n. 122 del 20 maggio 2019 ha precisato la propria giurisprudenza in materia.

In estrema sintesi, i Giudici della Consulta hanno stabilito che le peculiarità attribuite alla tassa automobilistica impongono alle Regioni soltanto di non aumentare la pressione fiscale oltre i limiti fissati dal legislatore statale.
Pertanto, per sviluppare un’autonoma politica fiscale in funzione di specifiche esigenze, le Regioni possono introdurre esenzioni anche se non previste dal legislatore statale.

La sentenza è stata salutata da molti con entusiasmo; lo stesso vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio nel commentare la news l’ha definita: “Una buona notizia perché il bollo auto è una tassa ingiusta. Se compri la macchina la macchina è tua“.

Ma andiamo con ordine.
La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Commissione tributaria provinciale di Bologna che, con ordinanza del 26 gennaio 2018 aveva censurato la legge della Regione Emilia-Romagna sulla questione relativa all’esenzione del bollo auto per i veicoli di età compresa tra 20 e 30 anni.
In specie la norma regionale prevedeva l’esenzione solo se il mezzo fosse stato iscritto a uno dei registri storici riconosciuti dal Codice della strada: ASI – Automobilclub Storico Italiano, Storico Lancia, Italiano Fiat, Italiano Alfa Romeo, Storico FMI – Federazione Motociclistica Italiana.

Ora, il pronunciamento della Consulta potrebbe avere effetti molto interessanti dal momento che se le Regioni hanno l’obbligo di non alzare la pressione fiscale oltre il tetto fissato a livello statale è pur vero che in un’ottica di autonomia fiscale le stesse possono introdurre esenzioni sulla tassa automobilistica anche se non previste dal Legislatore nazionale.

La sola ipotesi di una eventuale esenzione a livello territoriale della tassa più odiata dagli automobilisti fa brillare gli occhi a molti, tanto più che secondo un’indagine di Uecoop – Unione europea delle cooperative a partire dall’elaborazione di dati Istat nel periodo 2013 – 2017, nei cinque anni presi in esame le tasse pagate dagli italiani per l’auto sono considerevolmente aumentate al ritmo medio di 200 milioni di euro all’anno arrivando a ben 6,7 miliardi (+ 17,7% in cinque anni).

Non solo, secondo uno Studio del 2016 a cura di UIL – Unione Italiana del Lavoro, nel nostro Paese gli introiti derivanti dal pagamento del bollo-auto incidevano per l’11,7% sul totale delle entrate da imposte e tributi propri delle Regioni.
A questo punto, stante la sentenza della Consulta, le Regioni saranno più libere nel decidere la quota del prelievo.

Non a caso, secondo Davide Caparini, Assessore al Bilancio, finanza e semplificazione della Regione Lombardia e coordinatore degli Assessori regionali al Bilancio: “La sentenza va nella direzione di quanto chiediamo con l’autonomia. Finalmente possiamo gestire, anche se in parte quello che è un tributo regionale. Siamo quindi liberi di prevedere vari tipi di agevolazione, unico limite è ovviamente la compatibilità con il bilancio“.

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