Camion a zero emissioni: produttori e ambientalisti chiedono infrastrutture e norme vincolanti.

ACEA e la ONG Transport & Environment sollecitano la Commissione Ue affinché la revisione prevista della Direttiva europea sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFID) contempli obiettivi specifici e vincolanti per le infrastrutture di ricarica elettrica e di rifornimento idrogeno per i camion del prossimo futuro.

Il futuro della mobilità delle persone, in Europa e non solo, si prospetta sempre più green grazie alla spinta incentivante verso i veicoli elettrici e ibridi elettrici che molti Paesi hanno messo in atto già da tempo e, in particolare, da un anno a questa parte per rispondere all’esigenza di sostegno al mercato automotive decisamente provato dagli effetti della pandemia; senza dimenticare la volontà di intervenire per togliere dalla circolazione i mezzi più inquinanti, stante anche gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2050.

Tuttavia una reale svolta nella riduzione delle emissioni nel settore del trasporti non potrà avvenire senza che anche la mobilità delle merci venga coinvolta nella stessa rivoluzione che sta attualmente interessando il mondo delle quattro ruote.

In entrambi i segmenti, già più volte abbiamo avuto occasione di parlarne, lo scoglio maggiore da superare è quello della diffusione capillare di reti e punti di ricarica in grado di garantire agli utenti una maggiore libertà di circolazione su tutto il territorio europeo, come peraltro, una recente Relazione della Corte dei Conti Europea ha messo in luce.

Ebbene, su questo fronte, la voce dei produttori e quella degli ambientalisti, spesso non molto concorde fra loro, sembra, invece procedere all’unisono: dopo la Lettera congiunta dello scorso 11 febbraio che ACEA European Automobile Manufacturers Association, Transport & EnvironmentFederazione Europea del Trasporto e dell’Ambiente e BEUC (organizzazione dei Consumatori Europei) avevano inviato al vice-presidente esecutivo per il Green Deal Europeo e ai Commissari di Trasporti, Mercato Interno ed Energia della Commissione Ue chiedendo una ambiziosa revisione della Direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFID) al fine di garantire la realizzazione di un milione di caricatori pubblici per i veicoli elettrici al 2024 e 3 milioni al 2029; ieri ACEA e T&E hanno di nuovo sollecitato congiuntamente la Commissione Europea per spingere quest’ultima ad iniziative politiche nella direzione di un percorso di implementazione di punti di ricarica per camion elettrici in tutta l’Ue entro il 2030, nel quadro della prevista revisione della Direttiva AFID calendarizzata per l’anno in corso.

Nella Lettera, produttori e ONG sottolineano come veicoli pesanti a zero emissioni, affidabili ed efficienti stanno già iniziando a muoversi nel mercato e le loro quote aumenteranno rapidamente nei prossimi anni, mentre le nuove tecnologie di propulsione diventeranno rapidamente la spina dorsale della strada trasporti, con veicoli elettrici a batteria e alimentati a idrogeno che rappresentano la chiave di volta a emissioni zero tecnologie per autotrasporti pesanti.
Tuttavia, rimarcano i firmatari: “le infrastrutture per la ricarica elettrica e il rifornimento di idrogeno adatte ai veicoli pesanti e indispensabili per il loro funzionamento è tuttora in gran parte mancante”.

La Strategia europea per la mobilità sostenibile e intelligente già adesso punta ad avere 80.000 autocarri a emissioni zero in circolazione nell’UE entro il 2030, ma sui numeri i produttori e gli ambientalisti hanno una visione più lungimirante: una cifra da tre a sei volte superiore!

Nella loro sollecitazione, ACEA e T&E invitano la Commissione a rendere la Direttiva europea sulle infrastrutture per i combustibili alternativi adatta anche per autocarri e autobus a emissioni zero, con obiettivi vincolanti per le infrastrutture in tutti gli Stati membri dell’UE per garantire operazioni transfrontaliere senza soluzione di continuità al fine di incoraggiare gli operatori di trasporto e le imprese a inserirsi nella transizione verso una mobilità delle merci più pulita.

La richiesta dei produttori e degli ambientalisti è precisa: 11.000 punti di ricarica per veicoli pesanti entro il 2025 e 42.000 punti di ricarica entro il 2030, nonché un obiettivo di circa 300 stazioni di rifornimento di idrogeno adatto per veicoli pesanti entro il 2025 e di circa 1.000 stazioni di rifornimento di idrogeno entro il 2030.

Naturalmente, trattandosi di veicoli particolari, si richiede un’infrastruttura specifica per la ricarica e il rifornimento di carburante che tenga conto della elevata domanda di potenza ed energia, nonché dei requisiti di spazio, parcheggio e accesso; quindi: “La Commissione europea deve affrontare queste esigenze specifiche nella revisione AFID, assicurando che la ricarica e il rifornimento siano possibili nei depositi di camion, nei centri logistici (durante il carico e lo scarico), nei siti pubblici nelle aree urbane e lungo i corridoi autostradali”.

La nostra industria è pienamente impegnata nel Green Deal e quindi nel trasporto merci su strada a emissioni zero entro il 2050 al più tardi – ha dichiarato Martin Daum, presidente del consiglio di amministrazione dei veicoli commerciali ACEA e CEO di Daimler Truck AG – A tal fine, stiamo investendo massicciamente in autocarri a emissioni zero”.

Tuttavia – ha proseguito – i nostri clienti non investiranno in questi veicoli a meno che non possano ricaricarli e rifornirli facilmente mentre consegnano merci da un Paese all’altro. L’imminente revisione dell’AFID è un’opportunità d’oro per assicurarsi che il lancio dell’infrastruttura e il dispiegamento di veicoli a emissioni zero vadano di pari passo”.

Il futuro è elettrico, anche per i camion – ha affermato William Todts, direttore esecutivo di Transport & Environment – La transizione ai camion a emissioni zero sta avvenendo ed è tempo che la Commissione europea si svegli. Dobbiamo costruire 10.000 punti di ricarica per camion nei prossimi quattro anni, in depositi di camion, hub logistici e lungo tutte le principali autostrade d’Europa”.

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