MORIRE SULLA STRADA

Quando la cattiva gestione della guida del mezzo è causa di incidente mortale

Il “piccolo” pedone nel microcosmo degli scacchi è il “pezzo” che ha meno possibilità di movimento e spesso soccombe nella prima linea dell’attacco, un po’ come quei fanti che, fino alla Prima Guerra Mondiale, andavano al macello consapevoli dell’assoluta impossibilità di avere protezione dal fuoco nemico. Forse pochi di noi hanno la possibilità di sentirsi cavallo, torre, alfiere, re o regina, eppure, nella vita reale, tutti abbiamo avuto l’esperienza di essere pedoni. Non è piacevole sentirsi fuori posto sulla strada o prepararsi all’attraversamento della carreggiata come fosse una sortita dalla trincea del protettivo marciapiede (che poi tanto protettivo non è, vista la cattiva abitudine, tutta italiana di parcheggiarci sopra). Non è simpatico spingere la carrozzina oltre il muro delle auto parcheggiate (anche in doppia fila) sfidando la sorte e l’immancabile “frettoloso” che piomba e frena all’ultimo istante.

Non è giusto essere bollati con epiteti infamanti o dover sopportare le occhiate scocciate e indispettite di chi deve rallentare in vista delle strisce bianche, tenendo a freno il motore quel tanto che basta per riguadagnare lo spazio con la successiva accelerazione. Eppure queste sono esperienze quasi quotidiane nelle nostre città, assediate dai motori e incapaci di limitarne l’uso. Mancanza di educazione? Mancanza di regole? Mancanza di adeguati controlli e prevenzione? Fatto sta che secondo uno studio di ASAPS – Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale, su dati ISTAT, (Istituto nazionale di Statistica), in Italia ci sono circa 60 investimenti al giorno. Se appena nel 2000 gli incidenti stradale che vedevano coinvolti dei pedoni rappresentavano il 12,7% del totale, nel 2006 la percentuale è salita al 13,4%, raggiungendo il triste traguardo delle 758 vittime, 55 in più rispetto alle 703 del 2005 (tanto per dare un’idea, l’incremento è del 7,8%). Per fortuna che il numero dei decessi totali imputabili ad incidenti vari è calato del 2,6%. Invece il numero dei feriti tra i pedoni ha raggiunto la quota di 21.062 unità con un incremento di circa il 12% rispetto ai 18.994 del 2005. Per contro, il numero generale dei feriti totali per incidente stradale è diminuito dello 0,6%. Un po’ come a dire: se una certa attenzione alla guida c’è, se mai è per il mezzo e poco per la persona. Sintetizzando grossolanamente, l’indagine fa emergere un dato inquietante: circa 60 persone al giorno vengono investite in Italia, di queste, oltre 2 perdono la vita quotidianamente e le restanti 58 devono ricorre a cure mediche specialistiche per lesioni più o meno gravi. Il tutto, considerando che nel 51% dei fenomeni analizzati la responsabilità non è mai stata riscontrata a carico del pedone coinvolto. Viceversa, solo in 27 casi (rappresentati da un esiguo 0,14%), è stato registrato un comportamento anomale del pedone imputabile ad alterazione alcolica. Entrando nel dettaglio dell’indagine, la freddezza dei numeri elencati, via via che si entra nello specifico, sfuma nei contorni di immagini reali, persone come potrebbero essere i nostri anziani o i nostri bambini. infatti, gli over 65, da soli, rappresentano il 54% delle vittime mortali e il 29% dei feriti (ma non si specifica, poi a quali conseguenze porta il ferimento trattandosi di persone già fisicamente in là con gli anni). In particolare la fascia d’età compresa fra i 75 e i 79 anni e quella che totalizza il valore massimo in termini assoluti, per quanto riguarda i decessi, mentre per quanto concerne la classifica dei feriti, la fascia più colpita è quella dei “nonni” di età compresa fra i 70 e i 74 anni. Ma la situazione non migliora se si inverte la focale e si prendono in esame le casistiche riguardanti i più piccoli. I decessi di bambini compresi fra lo 0 e i 15 anni, sono stati 40, un vergognoso incremento del 60% rispetto all’anno prima, quando le bare bianche erano state 25. Paradossalmente, mentre per gli utenti degli autoveicoli, scienza e tecnologia sono da anni impegnati in ricerche volte all’implementazione delle strutture a garanzia della sicurezza, sulle strade si assiste a quello che sembra un imbarbarimento dei costumi e, solo da poco, le case automobilistiche pungolate dalle nuove direttive UE stanno dotando i propri prodotti a quattro ruote di dispositivi atti ad assorbire eventuali impatti a carico del paraurti e del cofano. Forse, quello che manca realmente è un po’ di coscienza civile, quella dimenticata e non scritta pagina di regole che mette la vita, il rispetto degli altri al primo posto e considera il pedone non un accidente, né un inconveniente di percorso né una pedina di un gioco a punti


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