DEMOLIZIONE DI QUALITA’ ALLA METALFER

Il Titolare, Antonio Coppola, racconta lo sforzo della sua azienda peravvicinarsi ad una gestione virtuosa del ciclo dell’automobile a fine-vita

È piuttosto raro che sulle pagine del Notiziario Autodemolitori, un imprenditore del settore prenda il coraggio di esporsi e raccontare in prima persona il suo lavoro quotidiano.
E questo, non per reticenza, falsa modestia o piaggeria, se mai, la ragione di questa discrezione molto diffusa nel settore, è da ricercarsi nella
storica propensione al lavoro quotidiano quasi artigianale che caratterizza i componenti della categoria. Accade, tuttavia, e gli eventi recenti ce lo confermano, che prima o poi, il bisogno di emanciparsi da un passato comune fatto di fraintendimenti e pregiudizi ed, allo stesso tempo, la necessità di rilanciare il comparto, facciano breccia nella scorza dura dei lavoratori che si scoprono, così, propensi a mettere in comune le reciproche esperienze per “fare squadra” e confermare la propria presenza sul territorio.
In questo senso, la nascita della Confederazione Autodemolitori Riuniti, ha segnato un passo importante nel comparto dell’autodemolizione, dimostrando la volontà degli operatori di voler essere presenti a pieno titolo in un mercato e in un settore strategico che tanto ha a che fare con l’ambiente, la riduzione dei rifiuti, il riciclo e il riutilizzo.

Per saperne di più e meglio conoscere una realtà, fra le più “storiche” del panorama nazionale, abbiamo intervistato, Antonio Coppola, titolare della Metalfer di Polla (SA), recentemente inserito nella Direzione Nazionale della Confederazione Autodemolitori Riuniti.
Sig. Coppola, può raccontarci la storia della sua Azienda?
L’azienda di cui sono titolare, e nella quale lavorano anche i miei fratelli, Salvatore e Gerardo, ha avuto inizio oltre 50 anni fa con il lavoro di nostro padre: successivamente, all’inizio degli anni ’80, è nata Metalfer.
Dagli anni in cui lavorava nostro padre, sono cambiate molte cose nel nostro settore, basti pensare al fatto che allora non c’era bisogno di tante autorizzazioni e che la tutela dell’ambiente e la minimizzazione degli impatti sullo stesso avevano un peso molto diverso da oggi. Poi le cose sono cambiate, per fortuna.
In quale ambito si muove la sua azienda?
Prevalentemente raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi; demolizione e rottamazione di autoveicoli; messa in riserva e recupero di rottami ferrosi e non ferrosi, infine, commercializzazioni di ricambi usati e di rottami ferrosi e non ferrosi.
Può darci un’idea delle dimensioni del suo centro di demolizione? Posso dire che l’area su cui si stende tutto l’impianto è di circa 23.000 m2, distinti fra: piazzale di circa 7.000/8000 m2, area parcheggio, area deputata alla commercializzazione dei rottami, area specificatamente dedicata alla demolizione. Ci sono poi le zone dedicate agli uffici amministrativi, i depositi dei rottami metallici e dei non metallici e l’area dedicata al parcheggio degli automezzi.
Come previsto dalla normativa vigente abbiamo alcune aree attrezzate coperte (circa 4.000 m2). Nello specifico della demolizione, trattiamo mezzi pesanti, mentre le autovetture vengono passate direttamente al centro di rottamazione (circa 200 veicoli l’anno).
Abbiamo un centro di bonifica autoveicoli al coperto con tutti i serbatoi di aspirazione, montaggio e poi abbiamo nell’altro reparto, sempre al coperto, un centro bonifica autorizzato per le bombole di gas acetilene.
Quali strategie ha adottato per conseguire l’autorizzazione prevista dalla normativa per i Centri di Autodemolizione? Intanto abbiamo iniziato con la ristrutturazione del piazzale coibentandolo e inserendo gli accorgimenti necessari affinché non si verificassero infiltrazioni inquinanti nel terreno in caso di pioggia.
Man mano che si sono succedute nuove normative ci siamo adeguati con le adeguate fognature e il sistema di raccolta delle acque meteroriche. I due settori in cui è diviso il nostro centro possono contare ognuno su un depuratore indipendente, inoltre abbiamo installato un terzo depuratore che garantisce la salubrità dell’acqua di uscita dal centro. Faccio notare che le vasche di depurazione sono di capienza superiore da quella prevista dalla normativa; non si sa mai… In più ci siamo attrezzati in caso di incendio, installando 4 serbatoi della capienza di oltre 60 quintali ciascuno, quando ne sarebbero bastati solo 2. Dal punto di vista energetico, dovendo garantire non solo la funzionalità dei macchinari, ma anche la continuità dei processi di depurazione, abbiamo un gruppo elettrogeno che ci fa stare tranquilli in caso di mancanza improvvisa di corrente.
L’azienda è attualmente in possesso di una certificazione di Qualità o Ambientale? Certamente. Abbiamo conseguito la Certificazione UN EN ISO 9001:2000 sin dal 2003, mentre dal 2007 abbiamo implementato un Sistema di Gestione Ambiente conforme alla norma UNI EN ISO 14001:2004.
Quali sono, a suo avviso, le problematiche più gravi che insistono nel settore dell’autodemolizione? Sul piano aziendale, quando sei a posto con le autorizzazioni, e con la logistica, in un certo senso, problematiche gravi non ce ne dovrebbero essere.
Tuttavia quando viene un controllo specifico, può capitare che una macchina può dar fastidio.
In generale le leggi vigenti sono adeguate e rispondono alle esigenze di tutela di salute e sicurezza non solo dei lavoratori e degli operatori, ma anche, e soprattutto, della collettività in generale.
Certo, perché abbiano degli effetti concreti, bisognerebbe che fossero tutti ad applicarle scrupolosamente.
Come giudica l’attuale andamento del mercato per quanto riguarda il settore dell’autodemolizione? Negli ultimi due anni ha subito una leggera flessione. Il mercato dei metalli ha visto salire i prezzi notevolmente, non solo per effetto del costo delle materie prime, ma anche per la mancanza di prodotto sul mercato.
Per quanto riguarda la ricambistica usata le cose vanno un po’ meglio, anche se, rispetto agli anni precedenti, un leggero calo percentuale c’è stato. Bisogna tener conto che lo scorso anno gli incentivi alla rottamazione hanno avuto il loro peso.
Finora, con l’aumento del prezzo del greggio ed il conseguente aumento delle materie prime, è divenuto di fondamentale importanza il recupero dei rifiuti e dei materiali metallici e plastici di risulta della demolizione, non altrimenti riutilizzabili.
Crede che il mercato di questi materiali debba essere implementato per togliere materiali utili dalle discariche? Noi demolitori come gli altri raccoglitori li chiamiamo rifiuti finché arrivano nel centro autorizzato dove vengono trattati diventando materia prima e secondaria di cui c’è un gran bisogno.
Molte quantità arrivano dalla Cina, e in tutto il mondo c’è una grande richiesta di materiali da avviare al riciclo. Certo che in questo modo si alleggeriscono le discariche e si fa un servizio all’ambiente e al portafoglio.
Taluni ritengono che la rottamazione, in sé, non costituisca un beneficio immediato per l’ambiente. Cosa può dirci in proposito, quale professionista del settore?
Guardi, faccio un esempio: se un cittadino si disfa impropriamente di una lavatrice o di una batteria esausta il costo, per l’ambiente è molto alto, e in più, nel caso della batteria ci si rimette in termini di inquinamento da sostanze chimiche molto dannose per la salute. Viceversa, se questi rifiuti vengono portati in un apposito centro autorizzato dove vengono adeguatamente trattati, diventano materia prima secondaria e non inquinano più.

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