INSIEME PER LA CAUSA DELLA LEGALITÀ

Intervista a Roberto Galanti, Coordinatore Nazionale FIAP

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La categoria degli Autotrasportatori professionisti, svolge un ruolo non marginale nel settore automotive, tanto per ciò che concerne il trasporto di autovetture nuove, quanto per quello dei veicoli a fine vita. Che dire poi di quei professionisti che effettuano autosoccorso stradale in caso di veicoli incidentati. Non è casuale, quindi, che molti Autodemolitori siano anche Autotrasportatori, fondendo nello stesso corpo profesisonalità e competenze diverse, ma uguale passione per le “quattro ruote”. Per meglio conoscere le problematiche della categoria, abbiamo contattato Roberto Galanti, Coordinatore Nazionale FIAP (Federazione Italiana Autotrasportatori Professionisti), che ha risposto alle nostre sollecitazioni. Dott. Galanti, quali sono le problematiche che affliggono il settore degli autotrasporti? Innanzitutto la concorrenza sleale giocata sul massimo ribasso tariffario possibile.

Non la sana competizione che stimola la creatività ma la semplice, banale concorrenza praticata attraverso il ricorso massiccio alla illegalità: dal mancato versamento dell’IVA e dei contributi ai propri dipendenti, all’utilizzo di mano d’opera in nero, all’uso di gasolio agricolo o della pesca per arrivare al furto della merce trasportata; dall’utilizzo dei veicoli per trasportare clandestini al trasporto di droga o al riciclaggio di denaro sporco. E in tutto questo la committenza che fa? Sceglie il vettore più serio, professionale, rispettoso delle regole? Ma quando mai ! Da la caccia a quello che costa meno, che poi sia un mezzo delinquente o un delinquente intero poco gli interessa. Basta aprire i giornali locali (ormai sono tutte diventate non-notizie relegate alla cronaca locale) per rendersi conto di quanto sia diventato difficile per una impresa che vuole stare sul mercato rispettando le regole. In che misura Autodemolitori e Autotrasportatori sono parte dello stesso “mondo”? Probabilmente perché entrambi sono per ragioni storiche, dimensionali e anche culturali particolarmente esposti ai contraccolpi di decisioni prese altrove senza che loro abbiano in realtà voce in capitolo. Le crisi così come i momenti di crescita ci vedono comunque non come attori ma semplici comparse. Poi non nascondiamoci che spesso alla illegalità degli uni, gli autotrasportatori, spesso corrisponde l’illegalità degli altri. Quali sono i terreni comuni sui quali tracciare una road map le cui finalità siano il rilancio del settore comune ed il rispetto della legalità? Se si sposa, come abbiamo fatto noi, la causa della legalità occorre innanzitutto fare tutto ciò che è possibile per tagliare alla radice ogni possibile giustificazionismo. Certo è però che non si può oggettivamente pensare che fenomeni tanto vasti come quelli che colpiscono l’autotrasporto si possano combattere efficacemente solo attraverso strumenti repressivi rivolti solo ad uno dei soggetti coinvolti. Siamo tutti parte di una qualche filiera che crea inevitabilmente interoperatività ma anche interdipendenza, di conseguenza alla illegalità dell’uno corrisponde necessariamente l’illegalità di qualcun altro a monte e a valle. Spezzare queste “filiere” non è facile ma rimane l’unico modo concreto di aiutare l’economia sana a prevalere sul malaffare. La crisi economica ha accentuato dinamiche di esportazione illecita di rifiuti, fra cui figurano anche autoveicoli radiati per rottamazione? Si c’è di tutto e di più. Ciò che preoccupa non è tanto il singolo reato ma quando condotte delittuose diventano sistemiche e la grande criminalità organizzata ci mette gli occhi e non solo quelli addosso. Quando avviene questo passaggio tutto il sistema è a rischio e le imprese sane e corrette che sono indubbiamente la stragrande maggioranza si trovano a fare i conti con qualcosa con cui non possono competere. Su quali misure di prevenzione FIAP sta puntando per salvaguardare la categoria dal comportamento delittuoso dei pochi che gettano discredito agli autotrasportatori onesti? La denuncia dei comportamenti e delle connivenze innanzitutto. Denunciare le imprese di autotrasporto che sul mercato si comportano da banditi ma anche i loro committenti e poi sistematicità e professionalità nei controlli. Al di là dei bei discorsi occorre creare un ambiente ostile a chi pratica queste forme di concorrenza sleale sia esso trasportatore o committente. Come sono state recepite, dalla categoria, le modifiche al nuovo Codice della Strada? Inizialmente le modifiche introdotte dal nuovo codice della strada ma anche dalla Legge 127/2010, sono state mal digerite. E’ stato necessario fare un lavoro capillare di informazione per far capire che i dirigenti delle Associazioni nel momento in cui chiedevano controlli più frequenti e più severi non erano improvvisamente impazziti ma stavano semplicemente cercando di attivare strumenti a difesa proprio di chi nonostante che lavorare costi impegno e fatica vuol continuare a farlo in maniera dignitosa senza scendere a compromessi o senza cercare scorciatoie. Quali sono, attualmente, le risorse economiche nazionali riservate all’autotrasporto? Complessivamente l’autotrasporto fra risorse strutturali e risorse recuperate nell’ultima finanziaria può contare su circa 700 milioni di euro. Una mole di denaro imponente ma che ha lo stesso effetto di una aspirina su un malato terminale: al massimo abbassa la temperatura per qualche ora. Ci siamo chiesti se è possibile continuare su questa strada di far pagare alla collettività costi che sono invece da attribuire al mercato e la risposta non poteva che essere una sola: le imprese tornino a fare le imprese e lasciamo l’assistenzialismo a quelle categorie di persone sfortunate che ne hanno veramente bisogno. L’avvento del SISTRI, con le sue tante false partenze, una certezza l’ha data: i soldi richiesti per l’avvio 2010 e quelli per il 2011, anche se, di fatto, il sistema non funziona ancora. Qual è il pensiero di FIAP? Che qualcuno se avesse un minimo di pudore dovrebbe almeno vergognarsi. Ma a quanto pare la morale pubblica è profondamente cambiata negli ultimi tempi. Le imprese hanno pagato al SISTRI servizi che non sono mai stati erogati, punto. In qualsiasi Paese civile avrebbero imposto a questi signori di restituire il maltolto con gli interessi e magari una penale per averci fatto perdere tempo e sonno preziosi. Non siamo ovviamente contro un sistema che renda tracciabile la filiera del rifiuto, come minimo saremmo in contraddizione con quanto affermato in precedenza; a noi il SISTRI ci sta benissimo. Siamo però disposti ad utilizzarlo e a pagare le relative quote dal momento in cui ci dimostreranno inequivocabilmente che il sistema funziona. Non dimentichiamo mai che in materia di rifiuti le sanzioni sono particolarmente e giustamente pesanti, non sia mai che per responsabilità di altri ci andiamo anche a giocare l’onorabilità. Infine una domanda se mi è consentito, il trasportatore iscritto al Sistri quando il sistema funzionerà verrà seguito da questa spesi di grande fratello che ne controlla tutti gli spostamenti ma l’autotrasportatore magari abusivo e non iscritto al Sistri che trasporta rifiuti nella discarica della camorra quale “occhio” lo controlla ? Siamo proprio sicuri che gli verrà fatta terra bruciata attorno oppure sarà necessario pensare anche ad incrementare il controllo classico della pattuglia che oltre a patente e libretto dovrà buttare un occhio nel cassone e verificare se, qualora trasporti rifiuti, sia anche iscritto al Sistri? Un’ultima domanda: l’attività di autotrasporto professionale avrà ancora un futuro se si considera che le politiche europee sulla mobilità, sembrano propendere per una implementazione dei trasporti su rotaia e sull’intermodalità dei vettori che, quindi, ridurrebbe di molto le tratte su gomma? Con gli attuali ritmi di crescita della domanda di mobilità di merci e persone o si pensa seriamente di raddoppiare e triplicare strade e autostrade oppure si devono necessariamente sviluppare altre modalità se si vuole evitare il ischio della paralisi completa. Pensare allo sviluppo di altre modalità di trasporto come una minaccia per il trasporto su gomma è assolutamente fuorviante per tanti motivi che sarebbe troppo lungo elencare in questa sede per cui ne citerò uno per tutti: solo il camion preleva la merce là dove viene prodotta e la consegna dove viene consumata. La flessibilità dell’autotrasporto non è replicabile da nessun’altra modalità per cui potranno cambiare le modalità di impiego ma farne a meno sarà difficile. Una riflessione a questo proposito andrebbe in ogni caso fatta: ha senso che un camion carico di arance parta dalla Sicilia per arrivare sui mercati del centro Europa oppure sarebbe più opportuno lasciare la tratta iniziale e quella finale al camion e quella lunga al treno o alla nave? Congestione, inquinamento, regole sui tempi di guida e di riposo lasciano propendere per la seconda soluzione che vede il treno o la nave non sostituirsi al camion ma integrarsi con questo. In ogni caso la conformazione idro geologica del nostro Paese non favorisce sicuramente lo sviluppo equilibrato delle diverse modalità e questo secondo il giudizio di attenti e preparati osservatori è uno dei tanti motivi che contribuiscono a far si che il nostro PIL aumenti di percentuali generalmente più basse rispetto a quelle di altri Paesi europei.

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