L’AMBIENTE URBANO SOFFOCA TRA LE POLVERI

Resta grave l’inquinamento atmosferico nelle città italiane. Le più a rischio quelle della Pianura Padana.

Come sta l’ambiente in Italia? E nelle nostre città? Non troppo bene, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale) che nell’edizione 2010 del suo tradizionale Rapporto, l’Annuario ISPRA 2010, fotografa lo stato di salute dell’ambiente del nostro Paese e nel Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, giunto alla VII edizione, tratteggia lo stato di salute delle nostre città. È un ambiente malato, ancora lontano dalla guarigione, soprattutto quello urbano. Si potrebbe sintetizzare così la “cartella clinica” dell’ISPRA che passa in rassegna scrupolosamente ogni aspetto dell’ambiente nostrano. La diagnosi è precisa e puntale. Dall’aria all’acqua, passando per i rifiuti, l’ISPRA passa al vaglio scrupolosamente ogni sintomo e ogni male che avvelena il nostro ambiente. Tra tutte le malattie, la più cronica è l’inquinamento atmosferico. Polveri, ozono e biossido di azoto sono, infatti, le principali minacce per la salute e per l’ambiente.

È quanto emerge dall’edizione 2010 dell’Annuario dei dati ambientali pubblicato dall’ISPRA che elabora ed analizza i dati del 2009 riferiti alla qualità dell’aria del nostro Paese. Rispetto a quella del 1990, la pagella della qualità dell’aria incassa nel 2009 una sfilza di meno: -87,2% di zolfo, -51,3% di ossidi di azoto e -16,5% di ammoniaca. Merito della crisi economica che a partire dal 2004 ha invertito il trend di crescita degli inquinanti dell’aria. Calano così le sostanze acidificanti, eppure sul fronte dell’aria la situazione è ancora preoccupante, allarmante in alcune zone della Pianura Padana. In Italia, nel 2009 il 45% delle stazioni di monitoraggio di PM10 ha registrato valori giornalieri superiori alla soglia di legge per un numero di giornate superiori al massimo annuo consentito dalla normativa (35 giorni). A soffocare tra polveri e inquinanti vari sono soprattutto le aree urbane del bacino padano che superano quasi ovunque i valori limite di concentrazione in aria di PM10, PM2,5, NO2 (biossido di azoto) ed ozono. Ma la situazione non va meglio nel resto delle città italiane. Basti pensare che il 58% della popolazione risiede nelle zone in cui i limiti giornalieri sono stati superati. Ad aggiudicarsi la maglia nera con il maggior numero di emissioni di PM10 sono Taranto, Roma, Torino, Napoli e Milano. Mentre al centro-nord il superamento giornaliero dei limiti avviene in quasi tutte le città analizzate dall’ISPRA, con le uniche eccezioni di Aosta, Bolzano, Trento, Udine, Trieste, Livorno, al sud, dove i livelli medi di PM10 sono generalmente più bassi, sforano il limite giornaliero città come Pescara, Palermo, Messina e Cagliari. Napoli e Siracusa conquistano, invece, il primato per il più alto numero di superamenti e la più alta media annua d’Italia nel 2009. A stilare la lista nera è sempre l’ISPRA che nel VII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano analizza i dati del 2008 riferiti ai 48 maggiori centri urbani del Paese, in base ai principali indicatori ambientali, tra cui le emissioni, di cui causa principale è il trasporto su strada. Per 22 città su 48 la strada è la principale fonte emissiva di PM10, per 39 città su 48 è la principale sorgente di ossidi di azoto. Fanno eccezione Venezia e Taranto dove, quanto ad emissioni, è l’industria a fare la parte del leone, o Napoli e Livorno, dove sono i porti e non la strada i principali responsabili delle emissioni. Eccezioni a parte, sono i veicoli la principale causa di emissioni. Per fortuna che al centro-nord sono in calo… Qui, dal 2005 al 2009 il trend di crescita è negativo. Tra le grandi città del centro-nord che hanno incassato un segno meno troviamo Milano (-2,9 %), Venezia (-3,5 %) e Roma (-5,2 %). Vanno in direzione opposta invece le città del sud dove l’auto spopola. Ne è un esempio Catania dove la crescita raggiunge il picco del 5,9%. Nord e sud vanno in direzione opposta anche per quanto riguarda la mobilità sostenibile. La disomogeneità è evidente ad esempio nella disponibilità di piste ciclabili o di aree pedonali, più diffuse al nord che al sud. Buone notizie sul fronte del trasporto pubblico: nelle grandi città esaminate dall’ISPRA cresce il suo utilizzo. Tra le città che nel 2009 hanno registrato il maggior numero di passeggeri trasportati dai mezzi pubblici per abitante figurano Roma con 700 e Milano con 530. Sul versante dell’ozono la situazione non va meglio. Le concentrazioni sono altissime, soprattutto nel periodo estivo e per lo più localizzate nel nord Italia. Da aprile a settembre 2010 il cosiddetto “smog estivo” ha registrato un’impennata: l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (120 mg/m3) è stato superato nel 92% delle stazioni. Superamenti della soglia di allarme nel 2009 sono stati registrati a Milano-Monza, Salerno e Siracusa. Ancora scarse, invece, le informazioni relative al PM2,5, un particolato talmente sottile da riuscire a penetrare in profondità nel sistema respiratorio. Per queste micidiali polveri i dati sono ancora insufficienti e non del tutto positivi. Il valore limite annuale che sarà in vigore dal 1° gennaio 2015 (25 μg/m3) nel 2009 è stato superato in molte città del bacino padano (Torino, Milano-Monza, Brescia, Bergamo, Padova, Vicenza, Verona) con valori che, in alcuni casi, superano anche il margine di tolleranza previsto dalla normativa (29 μg/m3). Seppur l’inquinamento atmosferico sia meno intenso e generalizzato rispetto a qualche anno fa, le grandi città, dove sono frequenti concentrazioni inquinanti superiori ai valori limite, continuano a soffocare nello smog. Stando ai dati del Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, nelle aree urbane del bacino padano, nel 2009, sono stati superati i limiti normativi per PM10, PM2.5, NO2 e ozono, quest’ultimo con un numero molto elevato di giorni di superamento dell’obiettivo al lungo termine e un non trascurabile numero di ore e giorni di superamento della soglia di informazione; nelle aree urbane del centro sono stati superati i limiti normativi per il PM10, NO2 ed ozono; a sud è stato superato il limite annuale per l’NO2, l’obiettivo a lungo termine dell’ozono, mentre si registrano superamenti per il PM10 generalmente meno intensi e meno frequenti rispetto al resto del Paese. Una magra consolazione… A renderla ancor più “magra” è un contesto, quello meridionale, poco avvezzo e poco propenso alle politiche di mobilità sostenibile, dove il trasporto pubblico non “cresce”, ma il numero dei veicoli, invece, sì.


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