Olio lubrificante usato: da rifiuto pericoloso a risorsa economica

L’olio lubrificante usato per i motori a combustione interna, giunto alla fine del suo ciclo di vita, diventa un rifiuto da smaltire correttamente, per evitare pesanti impatti ambientali.
Grazie alla rigenerazione si possono riutilizzare i prodotti derivati, diminuendo le importazioni di prodotti energetici per un valore pari a 3 miliardi di euro.

olio lubrificante usato

Gli oli lubrificanti (usati in tutti i motori a combustione interna: automobili, moto, mezzi navali, veicoli industriali o agricoli) sono un problema spinoso: appartengono a quella categoria di rifiuti speciali tra i più pericolosi per la salute umana e l’ambiente, arrivando a minacciare specie vegetali e marine, qualora dispersi nell’ambiente e non correttamente smaltiti.

L’olio lubrificante, con il passare del tempo, svolgendo la sua funzione, si consuma e perde le caratteristiche chimico-fisiche che lo contraddistinguono e deve, quindi, essere sostituito.
L’olio usato, avviato al recupero e alla distruzione, deve essere sottoposto a rigorosi procedimenti per evitare che diventi altamente inquinante. Infatti, uno smaltimento scorretto può provocare gravi danni all’ambiente.

Gli oli usati sversati in terra penetrano nel suolo, avvelenando le falde acquifere (acqua potabile e per usi agricoli); immessi direttamente nelle risorse idriche impediscono la corretta ossigenazione (formano una pellicola impermeabile che provoca la morte di tutto quello che vi è posto al di sotto); bruciati in modo improprio rilasciano in atmosfera sostanze nocive alla salute.

Per comprendere l’importanza di un corretto smaltimento di queste sostanze, basti pensare che 4 Kg di olio usato (un semplice cambio in un’auto) rilasciati in mare o in un fiume inquinano una superficie corrispondente a un campo di calcio (5.000-7.000 m2).

La legge prevede che questi rifiuti vengano conferiti e ritirati da aziende specializzate.
In Italia, questo compito di recupero e riciclo è svolto dal COOU (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati), primo ente ambientale italiano che si è dedicato alla raccolta differenziata.
Il Consorzio garantisce questo servizio attraverso una struttura mista pubblica-privata che include quattro Ministeri (Ambiente, Sviluppo Economico, Salute, Economia e Finanze) e le imprese.
Il COOU ha una rete di raccolta distribuita in tutta Italia e composta da 72 aziende che raccolgono con i propri mezzi gli oli usati per stoccarli in depositi adeguati. Successivamente, dovrà essere stabilito se siano adatti alla rigenerazione o se debbano essere termodistrutti e smaltiti.

Seguendo la regola del “chi inquina paga”, le spese annuali del Consorzio sono coperte dalle imprese consorziate che intervengono in base ai loro volumi di vendita (al netto dei ricavi della vendita degli oli usati); la raccolta, è gratuita per chi detiene olio lubrificato usato non inquinato.
Il COOU in 30 anni di attività ha raccolto 5 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato (4,5 milioni di tonnellate rigenerabile e 540.000 tonnellate ceduto ai cementifici per essere usato al posto di combustibili fossili).

La rigenerazione, nei casi dove è possibile effettuarla, consente di ottimizzare il ciclo degli oli lubrificanti e riutilizzare tutti i prodotti che derivano dalla distillazione dell’olio usato.
Il prodotto che si ottiene attraverso questo procedimento è un olio base che ha le stesse caratteristiche di quello originario. Questa ‘opportunità’ di recupero apre interessanti quesiti su come potrebbe evolversi il rapporto tra la filiera del riciclo dell’auto e quella relativa alla raccolta dell’olio usato. Al momento, il recupero di questo rifiuto pericoloso consente di ottenere prodotti ancora utilizzabili a vantaggio dell’economia: l’Italia, recuperando basi lubrificanti, gasoli e bitume, ha risparmiato 3 miliardi di euro sulle importazioni di prodotti energetici.

L’attività di raccolta viene costantemente affinata e migliorata dal COOU, ciò nonostante, esiste ancora una piccola percentuale di olio lubrificante usato che sfugge alla raccolta.
Questa percentuale negativa è dovuta sia all’utilizzo improprio (come combustibile) da parte di PMI sia a tutti i comportamenti scorretti del “fai da te” (cambio olio nell’autotrazione, nella nautica o in agricoltura) che sono difficili da controllare e arginare perché gli utenti non passano attraverso centri specializzati e autorizzati per questo tipo di operazioni. Proprio in questa fascia il COOU concentra i suoi maggiori sforzi, dato che tra i suoi compiti rientra anche la sensibilizzazione e l’educazione dei cittadini che, erroneamente, credono che piccole quantità di olio lubrificante usato disperse nell’ambiente non arrechino danni.

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